Mirco Zecchini28 Settembre 20166min9121

Agricoltori, dobbiamo difendere da soli il nostro lavoro e il nostro futuro. La politica pensa solo alle rendite di posizione

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Se dobbiamo credere alla stampa, alla politica nazionale e alle organizzazioni agricole, il futuro dei nostri giovani è nell’agricoltura. Su cosa si basi tale idea diffusa è difficile da capire, dato che gli attuali imprenditori agricoli professionisti non riescono neppure a garantirsi il presente: l’agricoltore deve districarsi con le banche sempre più esigenti, con una burocrazia asfissiante, con la difficoltà dei mercati e soprattutto con i conti che non tornano quasi mai; il settore sta perdendo forza in assi strategici come il lattiero-caseario, il cerealicolo, il suinicolo. Questo futuro personalmente lo vedo davvero difficile.

Non tutti possono aprire una malga in montagna o allevare qualche gallina per Oscar Farinetti, coprire tutti i costi e riuscire anche a campare. Sicuramente in certe nicchie di mercato qualcuno ci riuscirà, ma sarà comunque una piccola percentuale.

Gli aiuti Pac fermi al palo

La nostra realtà, purtroppo, è un’altra: in molte regioni i Par sono fermi al palo, gli aiuti Pac sono sempre più in ritardo, la burocrazia e gli assurdi controlli stanno soffocando le imprese senza che nessuno muova un dito, sindacati agricoli compresi. A essere bloccate solo le misure di aiuti a superficie, oltre che quelle per gli investimenti.

Qui in Friuli, terra da cui scrivo, stentano o non partono i bandi dei Par: quelli che partono sono bloccati – ci viene detto – per difficoltà di sistemi informatici o altre cause (o scuse che dir si voglia).

I burocrati non capiscono i tempi della campagna

I Psr dovevano partire nel 2014; siamo quasi nel 2017 e non sono ancora operativi, stiamo cincischiando quando non siamo ancora del tutto fermi. Nel 2016 abbiamo presentato le domande relative alla Misura 10 (“Basso impatto ambientale”) per delle semine fatte quattro mesi prima senza conoscere i termini del bando; ora dobbiamo già riseminare gli autunno-vernini e non sappiamo ancora nulla relativamente alle semine del 2015. Di questo passo arriveremo sicuramente al 2018 per vedere qualcosa di concreto.

Da cittadino mi sento preso in giro e non capisco come possa accadere questo, con tutti i funzionari in forza alla Regione lautamente stipendiati dai contribuenti, e con gli assessori responsabili che forse non fanno quanto dovrebbero: non riescono a far funzionare la macchina amministrativa e permettono così che codesta situazione continui. Da agricoltore, se devo fare un’analisi degli ultimi anni, vedo per i prossimi una situazione davvero tragica.

La crisi di mercato di settori strategici

L’intera zootecnia, soprattutto quella da latte, è in crisi profonda non solo per motivi di mercato, ma anche perché vittima di assurdi controlli e regolamenti che aumentano i costi e limitano la produzione degli allevatori, portandoli fuori mercato. Simile è la situazione di altri settori quali i cereali, la frutta, eccetera.

Quando si discute sui prodotti importati e sulla loro qualità, generata secondo alcuni in assenza di regole, non credo sia del tutto vero; secondo me negli altri paesi dell’Unione europea gli agricoltori e le industrie agroalimentari lavorano seguendo dei regolamenti più o meno stringenti, mentre noi in Italia produciamo seguendo regole assurde e inutili create da una classe politica, da istituzioni pubbliche e da organizzazioni professionali inefficaci, che creano regole allo scopo di inventare procedure che molte volte vengono poi dimenticate o non applicate perché inapplicabili alla realtà aziendale.

Politica e associazioni pensano ad altro

Emerge così un quadro alquanto sconfortante. Dalla politica e dalle associazioni di categoria è meglio non aspettarsi nulla: non vedo volontà, né interesse e men che meno capacità di agire. Sino a quando la politica e i sindacati prodigheranno il loro impegno a lottizzare i vari consorzi di bonifica, cooperative, consorzi di tutela, associazioni allo scopo principale di piazzare personaggi amici o politici trombati, che possano vivere più o meno di rendita, non andremo da nessuna parte. Andrebbe data fiducia a persone serie e competenti, capaci di pensare ai veri problemi per cominciare a risolverli in maniera seria, concreta e soprattutto lungimirante.

Molto ho letto sui giornali a proposito del referendum per cambiare alcuni articoli della nostra Costituzione (sembra che per la politica sia assolutamente vitale questo tema). Aggiungo allora la mia riga: suggerisco, già che ci siamo, di modificare anche l’articolo 1 della Costituzione in: “L’Italia è una Repubblica basata sulle rendite”. Mi sembra adeguato ai tempi che viviamo.

Se non difendiamo oggi il nostro lavoro, difficilmente ci sarà un futuro per i nostri figli al suo interno.

Mirco Zecchini

Agricoltore e presidente di Nostragricoltura, un'associazione nata dall'idea di una ventina di agricoltori liberi dalle associazioni, che adesso conta un centinaio di agricoltori professionali iscritti. Nella primavera del 2016 Nostragricoltura ha preparato una lista alternativa a Coldiretti per le elezioni del consorzio di bonifica Cellina Meduna ed è riuscita a raggiungere il numero di 14 consiglieri su 30 e a occupare la carica di vicepresidente. Ora l'associazione sta vigilando sul governo dell'ente.


Un commento

  • Giuseppe D'Addario

    28 Settembre 2016 at 7:28 pm

    Il rammarico è che questa situazione non cambierà mai, per il semplice fatto che le associazioni di categoria, i vari consorzi, le OP, sono tutti retti dagli agricoltori, nel senso che attraverso le deleghe e votazioni più o meno imparziali, sono gli stessi agricoltori che molte volte li senti lamentarsi dei vari enti e associazioni poi come se nulla fosse li vedi con bandierine e cappellini alle adunate di rappresentanza. Quindi per cambiare la politica e le associazioni di categoria, dobbiamo cambiare prima noi!Ad maiora

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