Agricoltura 4.0: acquisti in crescita, ma serve assistenza agronomica
In un anno il mercato dell’agricoltura 4.0 è passato da 2,1 a 2,5 miliardi di euro, con un aumento del 19%, e la SAU interessata è attualmente attorno al 9% del totale. Gli incentivi statali che si sono susseguiti negli ultimi anni hanno indubbiamente spinto gli agricoltori a fare acquisti, ma dobbiamo chiederci in quale misura tanta tecnologia viene poi davvero utilizzata.
Le dosi variabili sui seminativi
Se restringiamo la visuale ai seminativi, l’agricoltura di precisione significa soprattutto applicare le dosi variabili per la distribuzione dei concimi e delle sementi in base alle caratteristiche fisiche e chimiche dei terreni, in modo da cercare di ridurre gli sprechi e massimizzare le rese in funzione della diversità spaziale, che in Italia è all’ordine del giorno.
L’agricoltore ha acquistato il trattore dotato del computer di bordo, lo spandiconcime e la seminatrice abilitati a distribuire le dosi variabili, quindi ritiene di essere pronto a entrare in campo per applicare il nuovo percorso. Ma non è così, perché la prescrizione delle dosi variabili, cioè la ricetta in base alla quale si distribuiscono i prodotti in dosi differenti a seconda delle diverse zone, richiede dei dati di partenza che spesso l’agricoltore non ha a disposizione. Ed è a questo punto che le cose si complicano, perché o l’agricoltore ha un consulente che lo affianca, oppure deve mettere insieme tutte le informazioni necessarie, ma questo richiede impegno e tempo a disposizione.
I dati di partenza per fare la “ricetta”
Dicevamo dei dati di partenza per impostare la ricetta. Questi riguardano innanzitutto le caratteristiche fisiche e chimiche punto per punto del terreno, che si ricavano dalla mappatura georeferenziata della resistività elettrica del suolo e dalla successiva analisi chimica e fisica dei campioni prelevati di suolo.
Inoltre, i dati di partenza devono tenere conto della resa delle colture che si sono succedute nell’appezzamento negli ultimi anni. Questa si ottiene con le mappe di raccolta oppure coi sistemi satellitari che monitorano anche lo stato vegetativo delle colture nel corso dell’anno.
Se l’agricoltore non dispone di almeno uno di questi dati di base, non è possibile predisporre alcuna prescrizione, perché non si avrebbero punti di riferimento per decidere quanto seme o concime distribuire nelle diverse zone del campo.
Mappe del suolo e mappe di raccolta
Disporre delle mappe del suolo e delle mappe di raccolta non dovrebbe essere un problema. Ma qual è la situazione in campagna? Risponde l’agronomo Bruno Agazzani, consulente di aziende agricole: «Per quanto riguarda le mappe del suolo, quelle complete e molto dettagliate hanno un costo per ettaro non indifferente e questo costituisce un ostacolo per aziende di piccola e media dimensione, per cui spesso non rimane che affidarsi ai dati dei sistemi satellitari, che individuano bene le zone dell’appezzamento dove si è prodotto di più e dove si è prodotto di meno, ma non ci svelano poi i motivi di queste differenze».
«Per quanto riguarda le mappe di raccolta – prosegue Agazzani – noto che non è facile ottenerle dai contoterzisti, perché comportano un lavoro in più da fare, come la calibrazione. Se prendiamo per esempio il mais, il raccolto del primo cassone va pesato e il dato (poniamo 70 quintali) va inserito nel computer di bordo della mietitrebbia. Infatti il sistema di mappatura è volumetrico, mentre a noi interessa avere i dati espressi in peso ed ecco perché occorre la calibrazione. È un lavoro in più da fare e non tutti vogliono perdere questo tempo».
Cosa si intende per fertilità
Ammesso che si disponga di tutti i dati di base, fare la mappa di prescrizione per implementare le dosi variabili cosa significa nella pratica? Spiega Agazzani: «Significa per esempio mettere più piante al metro quadro dove il terreno è più fertile, ma bisogna metterci d’accordo su che cosa significa fertilità. La fertilità è certamente legata alla percentuale di sostanza organica e di nutrienti, ma anche alla capacità del suolo di trattenere l’acqua, quindi negli ultimi anni abbiamo aumentato le dosi di semente dove il terreno si mostrava più argilloso. E tutto è andato bene. Quest’anno però, con le piogge che si sono susseguite senza sosta, sono proprio i terreni e le zone più forti a subire più stress, quindi la prescrizione può entrare in crisi. Inoltre influenzano la fertilità di un suolo anche altri fattori agronomici come la gestione del letto di semina oppure l’irrigazione».
Mappe di prescrizione, una corsa a ostacoli
Fare una mappa di prescrizione è alla portata di tutti? «Direi proprio di no», risponde Agazzani. «Questo perché abbiamo a che fare con software complicati che ci obbligano a più passaggi prima di inserire i dati sulla chiavetta. Inoltre la tipologia delle cartelle che dobbiamo riempire con la prescrizione sono diverse a seconda della marca di satellitare che si usa».
Quando trattore e attrezzo non dialogano
Trattore di una marca e attrezzature di una marca diversa dialogano o ci sono ancora problemi di comunicazione? «Questo è forse il problema numero uno da risolvere, che sta limitando l’applicazione dell’agricoltura 4.0 sui seminativi», sostiene Agazzani. «Tante marche diverse vuol dire tanti linguaggi di programmazione differenti. Prima di mettermi a fare una mappa di prescrizione chiedo al mio cliente agricoltore: che linguaggio devo impostare per la dose variabile? In 9 casi su 10 non mi sa rispondere e spesso anche il concessionario deve a sua volta informarsi. Quindi le case costruttrici devono ancora lavorare molto sull’intercomunicabilità tra il trattore e gli attrezzi. Non parliamo poi dei satellitari più economici, che garantiscono solo la guida parallela e non sono in grado di dialogare con le attrezzature Isobus. Nella maggior parte dei casi questa lacuna l’agricoltore la scopre solo quando è già in campo pronto per lavorare».
Dunque le tecnologie per ottimizzare l’uso dei mezzi di produzione non mancano e gli agricoltori sono sempre più convinti che abbiano una funzione importante per migliorare la redditività dell’ettaro coltivato. Tuttavia siamo ancora indietro con la formazione e soprattutto con l’assistenza in campo, fattori assolutamente indispensabili per rendere davvero utile l’applicazione dell’agricoltura 4.0.