Agricoltura conservativa: una scelta strategica che ha bisogno di più agronomia, competenza e innovazione

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[blockquote style=”2″]Passare all’agricoltura conservativa permette di realizzare economie e preservare l’ambiente, ma è innanzitutto una scelta strategica che richiede un approccio di sistema e uno sguardo proiettato nel tempo, oltre che un investimento tecnologico appropriato che permetta di inserire a livello aziendale un buon livello di innovazione ripagato dai risparmi ottenuti.[/blockquote]

Questo dice il vademecum tecnico del progetto Help Soil, aggiungendo che l’agricoltura conservativa ha bisogno di più agronomia, più riflessione, più competenza tecnica, più innovazione e più osservazione di quella tradizionale, dove ancora si ara e si erpica.

Un nuovo approccio mentale per un nuovo modo di produrre

Si tratta di un orientamento verso nuovi modi di produrre che sono in continuo divenire e che, integrandosi con l’uso dell’acqua, la gestione degli allevamenti e la difesa fitosanitaria, possono portare a sistemi agricoli molto più efficienti.

Il primo obiettivo di questo sistema di produrre sostenibile, già applicato anche in Italia da molti agricoltori “illuminati”, è preservare la fertilità fisica e aumentare la sostanza organica del terreno nei primi strati dove si sviluppa l’apparato radicale.

La copertura permanente del suolo ha un ruolo decisivo

Lasciare i residui colturali sulla superficie, operando con il sodo, oppure interrarli nei primi centimetri, operando con la minima, e introdurre nelle rotazioni le colture di copertura significa assicurare la copertura permanente del suolo, proteggendolo dagli agenti climatici e permettendo l’alimentazione in continuo dell’attività biologica degli organismi che vivono nel suolo.

In genere i miglioramenti, dice il progetto Help Soil, cominciano a manifestarsi quando almeno il 30% della superficie del suolo è coperta, ma quanto maggiori sono i residui, tanto più rapidi e significativi sono gli effetti positivi che si ottengono.

I tre pilastri dell’agricoltura conservativa

L’applicazione contemporanea dei tre pilastri dell’agricoltura conservativa – cioè avvicendamento colturale, riduzione delle lavorazioni, copertura permanente del suolo – permette di creare equilibri biologici che portano a sistemi agricoli vitali, fertili e capaci di generare benefici ambientali e al portafogli dell’agricoltore.

L’agricoltore va supportato con l’assistenza tecnica

Tuttavia il successo si raggiunge solo con la conoscenza delle condizioni locali e delle caratteristiche delle singole aziende che portano a fare scelte operative corrette. L’assistenza tecnica all’agricoltore, nel passaggio dall’agricoltura tradizionale alla conservativa, è indispensabile, ma qui purtroppo il nostro sistema paese fa acqua da tutte le parti. Colpa prima di tutto delle organizzazioni professionali e dei burocrati che siedono negli enti regionali e che non vanno mai in campagna, se non per fare il più delle volte assurde ed inutili ispezioni.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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