Avvicendamento, cover crops e terza coltura: occorre fare qualche modifica, in nome dell’agronomia
Alcuni giorni fa abbiamo raccolto le preoccupazioni di molti agricoltori lombardi alle prese con la nuova domanda Pac, che desiderano aderire alla misura M 10 che premia chi coltiva le cover crops o colture di copertura (vedi articolo). Qualche giorno dopo è arrivata anche la risposta dell’assessorato all’agricoltura della Regione Lombardia.
I casi pratici che giustificano le proteste degli agricoltori
Il motivo del disappunto nasce dall’analisi della seguente casistica:
- Se nella primavera 2016 ho seminato mais, soia o sorgo; dopo la loro raccolta semino una cover autunnale e l’anno seguente, cioè nel 2017, rimetto mais, soia o sorgo, la cover crop riceve il contributo.
- Se nel gennaio 2016 ho seminato grano, dopo la raccolta semino una cover crops e in autunno 2016 risemino grano, la cover riceve il contributo.
- Se nel 2016 raccolgo il grano seminato nel 2015 e semino una cover estiva e nell’autunno del 2016 semino triticale o frumento, la cover non riceve il constributo.
- Se nel 2016 raccolgo il frumento seminato nel 2015, semino un sorgo da insilato per la stalla e in autunno del 2016 semino la cover, questa non riceve il contributo.
- Se nella primavera 2016 semino mais da insilato, dopo la sua raccolta semino un sorgo da foraggio e in autunno semino la cover, questa non riceve il contributo.
Questo almeno ci risulta, fino a prova contraria.
Perché la cover crop deve risultare sempre la seconda coltura?
La morale pratica è che la cover crop riceve il contributo previsto dalla misura 10 del Psr solo se risulta la seconda coltura dopo quella principale, la quale però deve essere seminata nello stesso anno solare che va dal 1° gennaio al 31 dicembre.
Dal momento che la Regione Lombardia ha elaborato la misura 10 con le relative sottomisure in maniera molto completa e organica rispetto a quelle di altre realtà territoriali, interpretando la necessità di migliorare la fertilità fisica e chimica dei suoli, sarebbe opportuno che in vista del 2017 facesse tesoro delle osservazioni che provengono dal mondo agricolo, apportando qualche modifica all’impianto normativo.
Si tenga conto del ruolo centrale delle cover per l’agricoltura conservativa
Nella sua risposta l’assessorato sottolinea che la cover crop è un impegno accessorio, cioè l’agricoltore la può adottare se crede, e quindi non è obbligo. Ma bisogna tenere presente invece che se si vuole indirizzare l’agricoltore verso le lavorazioni conservative (sodo e minima lavorazione, compreso lo strip-till) – e la Regione Lombardia sembra molto decisa in questa senso – la semina della cover crop deve diventare un “obbligo agronomico”, considerati i tantissimi vantaggi che porta con sé – non ultimo quello di catturare in autunno e inverno l’azoto non utilizzato dalla coltura principale e che se ne andrebbe in falda. Per non parlare del miglioramento della struttura fisica del suolo, ideale e sinergica se si adottano le lavorazioni conservative, l’aumento di sostanza organica e del rifornimento di nutrimento per lombrichi e altri microrganismi.
Non ostacoliamo gli agricoltori, ma sosteniamoli verso l’innovazione
Dato che sappiamo bene come gli agricoltori siano poco propensi alle novità e soprattutto a spendere denaro per colture che considerano “a perdere”, anche se non lo sono affatto dal punto di vista agronomico, ecco che la Lombardia avrebbe ben più di un motivo per favorire con ogni mezzo l’accesso al contributo per chi semina cover crops. E invece succede il contrario, perché al momento ci sono troppi paletti che ostacolano la contribuzione della cover crops, che hanno sempre disco verde solo quando si fa una sola coltura nell’anno solare considerato dalla normativa.
È poco giustificabile il fatto che la cover non riceva il contributo se segue una coltura come il grano o il triticale seminato nel 2015 e raccolto nel 2016, e nemmeno se si semina nel 2016 una seconda coltura estiva, che è fondamentale per far quadrare i conti della stalla.
Il cambio di passo verso l’agricoltura conservativa al posto di arature ed erpicature comporta l’applicazione di un nuovo progetto agronomico e culturale (con la “u”di cultura) nella gestione dell’azienda, che non deve essere ostacolato da vincoli burocratici troppo stretti, altrimenti l’agricoltore scappa e torna al passato. Quindi è per questo che sollecitiamo, a nostra volta sollecitati dai nostri lettori, la Regione Lombardia ad ascoltare le nostre voci e a mettere in previsione modifiche ad alcuni capitoli della misura 10 per favorirne la massima adesione da parte degli agricoltori nel 2017 e anni seguenti.
Se ciò non accadrà, poi non lamentiamoci se a fine ciclo di questa Pac rimarranno dei soldi non spesi nelle casse regionali e nazionali. Nella maggior parte dei casi non è colpa degli agricoltori, bensì del “mal di burocrazia” delle nostre strutture che producono impianti normativi troppo complessi.
4 commenti
luca
6 Settembre 2016 at 12:39 pm
Buongiorno Dott.Bartolini, rispetto a questa annosa tematica sono state date risposte risolutive? in un esempio di avvicendamento, cover crop invernale, mais trinciato precoce seguito da una coltura di sorgo ad esempio, l’imprenditore agricolo beneficierà degli aiuti? cordiali saluti luca
Nuovo Agricoltore
7 Settembre 2016 at 1:09 pm
Per quanto ne sappiamo non ci sono state modifiche alle normative in essere, quindi confermiamo quanto scritto nell’articolo: la cover beneficia di aiuto se viene coltivata nell’anno solare.
Daniele
17 Febbraio 2020 at 10:29 am
Buongiorno dott.bartolini sono un agricoltore della provincia di brescia volevo chiederle un informazione su i contributi per la minima lavorazzione e cover, quanti euro si possono prendere all’estero e che tipo di cover mi consiglia di usare, grazie
Antonio
20 Febbraio 2020 at 8:38 am
Salve,Dott.Bartolini
Lessi un vostro articolo riguardante alcune società che
acquistavano aziende agricole
Volevo sapere quali fossero.
Grazie
Cordiali saluti