Come coltivare il frumento biologico: dall’apporto di azoto alla difesa da infestanti e attacchi fungini

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Quando si vende il prezzo di mercato è più alto di quello convenzionale, ma non c’è dubbio che le rese sono inferiori: tuttavia il frumento biologico continua a raccogliere consensi tra gli agricoltori, ma anche in questo caso è sempre la buona tecnica applicata a fare la differenza. Per questo, dispensiamo qui di seguito qualche consiglio agronomico da seguire per sapere come coltivare il frumento biologico.

Dotazione organica

La dotazione organica del frumento biologico in pre-semina è molto importante e può essere fatta o con una letamazione (350-450 ql/ha) in occasione della semina della coltura che precede il frumento bio, oppure con una concimazione organica pellettata alla dose di 5-7 ql/ha.

Azoto in due tempi e falsa semina

Per quanto riguarda l’azoto, questo va ripartito in due momenti, alla semina e a fine inverno, abbinandolo a un passaggio di erpice strigliatore per favorire la mineralizzazione e controllare le infestanti.

Molto importante è la tecnica della falsa semina per eliminare quante più malerbe possibile prima di seminare il frumento biologico. Va eseguita quindi una lavorazione leggera, 15 giorni prima della semina.

Non seminare troppo fitto

Per quanto riguarda la scelta varietale, è bene optare per varietà resistenti alle malattie fungine certificate per l’agricoltura biologica. E vanno evitate le semine troppo fitte, quindi occorre operare a 2,8-3 ql/ha di seme ed evitare il ristoppio, così come la successione stretta al mais.

La rotazione minima consentita dal biologico è di tre anni, ma meglio sarebbe arrivare a quattro, facendo precedere al frumento una leguminosa che lascia azoto nel suolo.

Quando effettuare le strigliature

A emergenza avvenuta è opportuno effettuare una strigliatura per eliminare eventuali infestanti e per arieggiare il terreno, mentre durante l’accestimento, se le condizioni del suolo lo consentono (cioè se non c’è ghiaccio e non ci sono ristagni), va fatta una strigliatura in senso contrario alla precedente.

Il piano dei trattamenti contro le malattie fungine

A questo punto inizia il controllo delle malattie con un trattamento preventivo a base di prodotti cuprici, come idrossido di rame, ossicloruro di rame, solfato di rame tribasico, ossido rameoso. A distanza di 15 giorni va poi eseguito un trattamento con prodotti specifici, quali inoculi di funghi micorrizici e batteri della rizosfera, per attivare nella pianta i sistemi di autodifesa verso le principali malattie fungine.

Alla levata può essere consigliabile una ulteriore strigliatura. Inoltre, se c’è il pericolo di attacchi di oidio, septoria e ruggine, si può intervenire con trattamenti a base di zolfo che servono anche a migliorare i parametri qualitativi della granella.

Insieme al trattamento fungicida è opportuno un trattamento fogliare con prodotti a base di azoto organico arricchito con amminoacidi e microelementi per mantenere vitale l’apparato fogliare del frumento. Infine, con la spiga completa si può operare un trattamento con rame e zolfo che “copre” la coltura sino alla raccolta.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


3 commenti

  • Federico GFB

    27 Ottobre 2019 at 6:33 pm

    Buonasera, sto iniziando ora ad avvicinarmi al mondo agricolo per passione, per storia della mia famiglia e perché sto valutando di aprire un azienda. Ho letto e visto diversi suoi video, diversi sulla minima lavorazione, gli studi che avete fatto con università, prove in campo.

    Leggendo questo articolo chiedo, ma di biologico con tutti quei passaggi e utilizzo di sostanze chimiche , cosa rimane ? Forse non é meglio fare agricoltura “normale” ma utilizzando tecniche tipo lavorazione minima, fertilizzanti organici e se propio piccole dosi di diserbo ?

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    • Roberto Bartolini

      30 Ottobre 2019 at 12:52 pm

      Gentile Federico, le prove 2019 di Kverneland Academy su mais da granella, i cui dati verranno pubblicati sul nostro sito nelle prossime settimane, dimostrano che applicando la minima lavorazione al posto dell’aratura, la dose variabile di seme e di concime misto organico (quindi a bassissimo impatto ambientale), sulla base della mappatura dei suoli e un diserbo con una nuova specialità a basso dosaggio, si limitano emissioni e inquinamenti e il reddito netto raddoppia. Questa è l’agricoltura sostenibile da applicare in azienda.
      Vive cordialità

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  • Dan

    2 Febbraio 2021 at 7:25 pm

    Buongiorno, avrei una domanda: io ho a disposizione pollina al posto del letame può comunque andare bene?
    Inoltre nella mia zona non si può spargere azoto da ottobre a marzo, secondo lei può provocare problemi?

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