Roberto Bartolini1 Marzo 20164min17272

Cover crops gelive seminate a settembre: ecco come si presentano in campo a fine febbraio

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Il 26 novembre 2015, Condifesa Lombardia Nord Est organizzava una visita nelle due aziende Motti e Lussignoli in provincia di Brescia per osservare e commentare lo stato vegetativo di una serie di cover crops invernali, cosiddette gelive perché sensibili al gelo, che erano state seminate in ampi appezzamenti in diverse epoche e con diverse quantità di semente, dalla fine di agosto alla metà di settembre 2015. Ne avevamo parlato in un articolo: “Cosa sono le cover crops“.

Lo straordinario sviluppo vegetativo di alcune cover, tra le quali in particolare la senape, a quell’epoca aveva sollevato alcune perplessità data la mole di vegetazione presente in campo e che nessuno sapeva come si sarebbe comportata nel corso dei mesi di dicembre gennaio e febbraio.

Lo straordinario sviluppo della senape a fine novembre 2015.
Lo straordinario sviluppo della senape a fine novembre 2015.

In effetti l’inverno non è stato certamente tra i più freddi e anche di neve in Pianura padana non se n’è vista, ma le cover crops a fine febbraio mostrano di avere subito comunque l’azione dell’inverno che le ha devitalizzate completamente, tanto da renderle perfettamente idonee sia per una semina diretta su sodo sia per una minima lavorazione.

Ecco come si presenta la medesima senape a fine febbraio 2016 dopo l’azione dell’inverno.
Ecco come si presenta la medesima senape a fine febbraio 2016 dopo l’azione dell’inverno.
Particolare del miscuglio senape e trifoglio come si presenta a fine febbraio 2016.
Particolare del miscuglio senape e trifoglio come si presenta a fine febbraio 2016.

Il risultato più eclatante si vede sulla senape in tutte le consociazioni, che si è sdraiata sul terreno e che, con le altre settimane che ci separano dalle prime semine del mais, si sbriciolerà definitivamente andando a costituire una sorta di pacciamatura soffice senza alcun problema per l’avanzata delle attrezzature.

Il campo test tra due colture di cover a fine novembre 2015.
Il campo test tra due colture di cover a fine novembre 2015.
Lo tesso campo test fotografato a fine febbraio 2016 con ai lati le cover devitalizzate e il terreno pronto per le semine primaverili.
Lo tesso campo test fotografato a fine febbraio 2016 con ai lati le cover devitalizzate e il terreno pronto per le semine primaverili.

Come è noto, le cover crops vengono raccomandate come impegno accessorio nella Misura 10 dei PSR di quasi tutte le regioni italiane e sono previsti premi attorno ai 100 euro/ha/anno (la quota varia da regione a regione) per coloro che le seminano in abbinamento all’adozione delle tecniche conservative di gestione del suolo, cioè sodo, minima lavorazione e strip-till.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


2 commenti

  • Lorenzo Dalla Costa

    12 Febbraio 2018 at 6:39 pm

    molto interessante l’articolo, vorrei itrodurre l’agricoltura bologica nella mia azienda a seminativo nell’alto Padovano

    Rispondi

  • Dan

    3 Febbraio 2021 at 9:33 pm

    Si riesce a seminare con una normale seminatrice a dischi non da sodo? O serve una passata di dischiera?

    Rispondi

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