Fondo mais e soia, con chi sottoscrivere il contratto triennale per ottenere 100 euro/ha

11 milioni di euro (divisi in parti uguali tra il 2020 e il 2021) per la filiera del mais e 9 milioni di euro (divisi in pari uguali tra il 2020 e il 2021) per legumi e soia: significano circa 100 euro/ha per le “imprese agricole che abbiano sottoscritto entro il termine della scadenza della domanda di contributo, direttamente o attraverso cooperative, consorzi e Organizzazioni di Produttori riconosciute di cui sono socie, contratti di filiera di durata almeno triennale”. È quanto scritto testualmente nel decreto ministeriale del 4 aprile scorso, che ha creato un po’ di confusione dal momento che le successive istruzioni operative di Agea prevedevano che il contratto fosse sottoscritto tra l’agricoltore e l’ultimo anello della filiera, cioè l’industria di trasformazione, in pratica il mangimificio.
Il contratto si può fare anche con essiccatoi e stoccatori
Finalmente, con il solito ritardo, è intervenuto il Mipaaf con una nota che chiarisce l’equivoco, dicendo che è “corretta l’interpretazione che prevede la possibilità di sottoscrivere un contratto di filiera triennale tra impresa agricola e impresa di commercializzazione, quindi centri di stoccaggio, essiccatoi e centri di raccolta e di commercializzazione”.
Le domande si possono presentare fino al 31 ottobre
Chiarito questo aspetto, va ricordato che una recente circolare di Agea ha prorogato la presentazione della domanda di aiuto al 31 ottobre 2020. Le domande del contributo Fondo Filiere vanno presentate ad Agea, che effettua le verifiche propedeutiche alla concessione dell’aiuto individuale in regime de minimis, avvalendosi del supporto del Registro nazionale aiuti, e successivamente provvede a trasmettere al Mipaaf e alle regioni l’elenco dei soggetti beneficiari degli aiuti.
Visto che al momento ci risulta che siano state presentate poche domande, sollecitiamo gli agricoltori a utilizzare al meglio la proroga concessa dal Mipaaf, per ottenere un contributo per colture strategiche come soia e mais nei confronti delle quali il mondo agricolo lamenta il disinteresse da parte dello Stato. Una volta che un piccolo segnale c’è, sarebbe opportuno rispondere positivamente.