Grano Armando: l’agricoltore guadagna e l’industria ha il prodotto che desidera
Di filiera si parla sempre tanto e a volte in maniera un po’ astratta, ma quando capita di imbattersi in casi di successo è bene soffermarsi per capire cosa ha funzionato per il verso giusto. Perché se è vero che il rapporto tra agricoltore e industria di trasformazione è sempre stato molto complicato e caratterizzato da inverosimili irrigidimenti sia da una parte che dall’altra, con Grano Armando dal 2010 la filiera regge e dimostra di portare vantaggi a chi coltiva e a chi trasforma il grano in pasta.
Una filiera che funziona: come è costituita Grano Armando
La filiera Grano Armando è costituita da centinaia di agricoltori pugliesi, da decine di stoccatori, dai partner tecnici Syngenta Italia e Coseme e dal pastificio De Mattei Agroalimentare di Flumeri (Avellino).
Filiera significa che gli agricoltori sottoscrivono un contratto di coltivazione in pre-campagna grano duro e si impegnano a produrre determinate varietà seguendo un preciso disciplinare di produzione e, a fronte di questo impegno, possono incassare un prezzo di mercato, con l’aggiunta di premialità legate al contenuto proteico, che da 5 anni è risultato sempre più remunerativo rispetto alle quotazioni correnti delle borse merci.
Come è stata vinta la sfida: il vantaggio economico è per tutti
Il progetto Grano Armando è partito nella campagna 2010/2011 con 1100 ettari e 103 aziende coinvolte. Nel 2014/2015 ha occupato 8000 ettari e impegnato 584 aziende agricole, per una produzione di 29 mila tonnellate di frumento duro, sano, di alta qualità e tutto italiano, destinato al pastificio De Matteis.
La sfida vinta dal progetto Grano Armando è stata quella di convincere gli agricoltori a produrre un grano duro di qualità, mentre prima ottenevano un prodotto di massa per venderlo al miglior offerente con difficoltà sempre crescenti. È stato impegnativo perché hanno dovuto cambiare in gran parte la tecnica colturale, ma i risultati sono arrivati subito.
Infatti la sfida è stata vinta perché gli agricoltori hanno ottenuto un reddito superiore a quello del vicino, che ha continuato a coltivare il grano come tradizione comanda, e così tutti si sono convinti che la filiera, se è ben gestita, offre e vantaggi a tutti.
Produzioni superiori, ma soprattutto tanta proteina in più
La produzione media del Grano Armando nel progetto 2015 – che si è tenuto in un’annata difficile – è stata di 34,70 ql/ha con il 14,20% di proteine, contro una media nazionale di 34 ql/ha al 12,6% di proteine. Ecco dove sta la differenza: nelle proteine, cioè nella qualità, che è quella che interessa all’industria e che l’industria è disposta a pagare.
Le condizioni economiche di Grano Armando fissate per il 2015/2016
Ma vediamo quali sono le condizioni economiche stabilite nei contratti 2015-2016 dalla filiera Grano Armando.
- Prezzo minimo garantito di 280 euro/ton + Iva se il contenuto di proteine è maggiore del 14,5%.
- Prezzo minimo garantito di 285 euro/ton + Iva se il contenuto di proteine è maggiore del 15,50%.
- Premio qualità pari al +6% sul prezzo di mercato se le proteine sono maggiori del 14,50%.
- Premio extra qualità pari al +10% sul prezzo di mercato se le proteine sono maggiori del 15,50%.
- Prezzo massimo garantito di 370 euro/ton + Iva.
La convenienza economica del patto va valutata in almeno cinque anni
Come risulta da questa esperienza, il patto di filiera Grano Armando si è dimostrato negli anni un ottimo strumento per tutelarsi dalla volatilità dei prezzi di mercato del grano duro. E non fa testo l’impennata del prezzo del grano duro che si è registrata nel periodo ottobre 2014-gennaio 2015, quando il listino ha sfiorato e superato i 400 euro/tonnellata, perché da marzo il prezzo è crollato per riprendersi leggermente nell’autunno 2015. E chi ha sottoscritto il patto del Grano Armando ancora una volta ci ha azzeccato.
D’altronde, quello che conta per valutare la convenienza del patto di filiera non è il risultato di un solo anno, ma quello che si è incassato al netto delle spese nell’arco di almeno un quinquennio. Così facendo, si vede senza ombra di dubbio che la filiera paga sempre.