Il compattamento del terreno è il nemico di minima e sodo

L’aumento di prezzo del gasolio, oltre che di concimi, sementi e agrofarmaci, dovrebbe convincere anche gli agricoltori più scettici che è giunta davvero l’ora di ridurre i passaggi sul terreno. Chi fa i conti sa perfettamente la differenza di costo tra aratura ed erpicature (almeno tre passaggi in totale) rispetto all’adozione della minima lavorazione (uno o al massimo due passaggi) e del sodo (un passaggio).
I numeri del campo parlano chiaro
Le prove in campo di Kverneland Academy su frumento indicano:
- Costo del gasolio per le lavorazioni tradizionali: 44 euro/ha
- Costo del gasolio per la semina combinata: 14 euro/ha
L’attività di confronti agronomici presso la Fondazione Negrini di Sermide (Mantova), diretta dall’agronomo Bruno Agazzani, conferma per il frumento 2021 i seguenti consumi di gasolio:
- Lavorazioni tradizionali: 110 litri/ha
- Minima lavorazione: 22 litri/ha
- Sodo: 15 litri/ha
Senza aggiungere tutti gli effetti agronomici e ambientali positivi che si portano dietro la minima e il sodo.

Quando il terreno è in cattivo stato strutturale
Tuttavia, bisogna avere uno stato strutturale oggettivo del terreno che permetta l’applicazione di minima e sodo. E qui sta il motivo degli insuccessi passati e presenti.

È il compattamento del terreno, non la sua composizione granulometrica (sabbia, limo e argilla), il nemico numero uno delle lavorazioni conservative. Con l’aratura, rivoltando la fetta ogni anno, si risolve qualsiasi danno fatto al terreno da passaggi in condizioni avverse, non ottimali, con gommature non idonee, di mezzi di raccolta e/o di carri di stoccaggio dei prodotti.
Come si migliora la struttura del terreno
Quindi il primo pensiero che deve avere l’agricoltore che vuole passare dalle lavorazioni tradizionali a minima e sodo riguarda lo stato del suo terreno e subito dopo il tipo di attrezzatura utilizzare.
La struttura del terreno si preserva e si migliora ogni anno con:
- Adozione di gommature a larga sezione e/o a bassa pressione di gonfiaggio (0,6-0,9 bar) o cingolature.
- Sistemi di guida automatica per percorrere, anche a distanza di tempo, il medesimo “percorso in campo”.
- Adozione delle linee di transito, il cosiddetto “traffico controllato”: si perde il 12% di superficie seminata ma si aumentano le produzioni del 15-18%.
- Ampia rotazione colturale.
- Valorizzazione e gestione oculata dei residui colturali in campo.
- Semina ogni anno delle cover crops che portano importanti miglioramenti alla struttura del terreno e alla sua porosità, decompattando il terreno con gli apparati radicali.


I decompattatori non sono ripuntatori
In casi limite è opportuno adottare i decompattatori, ammessi in deroga anche dalla misura 10 dei Psr regionali, che non sono però i ripuntatori. Infatti i decompattatori sollevano il terreno con un taglio verticale e orizzontale e questo lavoro molto specifico viene operato da un’ancora di forma e spessore particolare.

Lo spessore dell’ancora è ridotto rispetto alla larghezza e la forma è leggermente curvata.

I decompattatori, oltre ad arieggiare il terreno aumentandone porosità e conducibilità idrica, hanno la funzione anche di livellare il terreno nel caso siano presenti profonde ormaie.
Cambiare strada va bene, ma non bisogna improvvisare
In conclusione, come abbiamo ripetuto più volte, passare dalle lavorazioni tradizionali a minima e sodo non si può decidere all’istante, ma comporta l’adozione di un progetto agronomico globale nuovo che non si limita all’osservazione di come è lo stato del terreno in superficie.