La fertilità dei terreni è alla base della salute dell’uomo e del pianeta
Fertilità e salute dei terreni agrari sono alla base della salute dei cittadini e del pianeta. È lo slogan finale sottoscritto dai 783 partecipanti, provenienti da 108 paesi, all’8° Congresso mondiale sull’agricoltura conservativa, che si è tenuto a Berna dal 21 al 23 giugno.
L’agricoltura conservativa è applicata su 200 milioni di ettari
L’agricoltura conservativa (minima lavorazione, strip tillage e semina su sodo) oggi è applicata stabilmente su oltre 200 milioni di ettari nel mondo, cioè sul 15% di tutti i terreni agricoli del globo, ma l’obiettivo è di arrivare a coprire 700 milioni di ettari entro il 2050, cioè sul 50% delle superfici agricole globali.
Ancora una volta l’agricoltura conservativa è stata definita una delle più grandi rivoluzioni della storia dell’agricoltura mondiale, sostenendo che oggi è sempre più protagonista delle linee di sviluppo sostenibile che tutto il mondo ha deciso di imprimere all’attività umana sul nostro pianeta. Terra, acqua e aria sono gli elementi essenziali della vita e sono interdipendenti tra loro, quindi vanno salvaguardati con ogni mezzo disponibile.
L’agricoltore per primo deve difendere la fertilità dei suoli
Detto questo, è chiaro che chi gestisce le terre agricole, cioè gli agricoltori, ha una grande responsabilità perché occorre invertire la rotta attuale, che vede la progressiva perdita di fertilità di tutti i terreni dove non si applica l’agricoltura conservativa. Non ci sono più dubbi, è stato detto a Berna, sul fatto che le lavorazioni tradizionali siano dannose da tutti i punti di vista – fisico, chimico e biologico – e che contrastino con tutti gli obiettivi di sostenibilità che dobbiamo perseguire per salvaguardare il nostro pianeta.
Nuove conoscenze e nuove competenze da implementare
Passare dalle tecniche tradizionali di gestione dei suoli all’agricoltura conservativa significa rimodulare tutta l’attività dell’azienda e questo richiede nuove conoscenze e nuove competenze. Per questo anche dal congresso è uscita la raccomandazione a tutti i governi di programmare e sostenere una forte e capillare attività di formazione tecnico-agronomica ed economico-gestionale, rivolte a tutto il mondo agricolo. A questo si devono aggiungere gli aiuti economici per sostenere il rinnovamento delle attrezzature e delle tecnologie da parte degli imprenditori, senza trascurare i contributi che vanno indirizzati agli agricoltori che adottano l’agricoltura conservativa, poiché contribuiscono in maniera sensibile a contrastare il cambiamento climatico e quindi svolgono un’azione socialmente utile che va riconosciuta.
C’è da augurarsi che il nostro paese in occasione della nuova programmazione Pac 2023-2027 non perda l’occasione per seguire le indicazioni scaturite dall’incontro, facendo dell’agricoltura conservativa uno dei pilastri del futuro della nostra agricoltura.