L’importo dei pagamenti accoppiati Pac risulta inferiore alle previsioni: ecco la spiegazione

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Dopo la pubblicazione del nostro articolo sull’entità dei pagamenti accoppiati (vedi articolo), molti lettori ci hanno scritto lamentando che gli importi che abbiamo indicato sono inferiori, a volte anche di parecchio, rispetto a quelli previsti qualche mese fa.

Il motivo è il seguente: per il 2015 l’Italia ha un plafond destinato agli aiuti accoppiati pari a 217.359.181 euro. Per ogni coltura è stata stabilita una percentuale di questo plafond a lei dedicata. Per esempio, per il frumento duro al centro sud è pari al 13,95% del plafond totale, per la soia è pari al 2,30%, per l’olivo al 10,30%, e così via.

L’aiuto per coltura va diviso per gli ettari totali occupati

La cifra totale di aiuto corrispondente a ogni coltura che gode di aiuto accoppiato va diviso per il numero di ettari occupati nelle aree sostenute dagli aiuti. Quindi, per esempio, nel caso delle leguminose da granella al Sud, la superficie occupata nel 2015 è esplosa superando i 527 mila ettari, e così l’aiuto a ettaro si è ridotto a poco più di 22 euro. Mentre per il duro, nelle aree previste dall’aiuto, la superficie seminata è stata un po’ inferiore alle previsioni, e quindi l’aiuto a ettaro è di 66,98 euro, leggermente superiore alle attese. Per la bietola le superfici seminate nel 2015 sono state molto inferiori al 2014, e quindi il pagamento erogato è molto elevato e pari a 455,27 euro/ha.

Dunque il principio è che più elevata è la superficie occupata dalle colture soggette a contributo accoppiato, minore sarà l’entità dell’aiuto che arriverà nelle tasche degli agricoltori.

A parte il caso della bietola, gli aiuti accoppiati si rivelano in generale molto esigui e quindi non incidono sul bilancio economico della coltura, pertanto costituiscono una ennesima complicazione burocratico-amministrativa piuttosto che un sostegno all’economia delle aziende.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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