McDonald’s e Coldiretti, la condanna di Michele Serra

Il giornalista Michele Serra ha ragione quando afferma, sulla sua rubrica “L’amaca” pubblicata su la Repubblica di sabato 18 marzo, che non c’è un solo giornale nazionale (compresa Repubblica!) che dedichi una pagina all’agricoltura. E forse proprio per questo, le poche volte che l’argomento viene preso in considerazione escono commenti alquanto maldestri. Infatti la frase «McDonald’s rappresenta l’italianità, le nostre eccellenze, la nostra biodiversità», pronunciata in un convegno dal presidente di Coldiretti Ettore Prandini, ha provocato l’indignazione di Serra, che rimane impressionato «dall’apparentamento tra la più famosa multinazionale del fast food e i concetti molto impegnativi di italianità, eccellenza e biodiversità». Ma Serra si spinge ancora oltre, dicendo: «Di qualunque genere sia la collaborazione tra Coldiretti e McDonald’s e per quanto virtuosi possano essere gli scopi, davvero non ci si capacita delle parole di Prandini, a meno che bastino un pomodoro di Pachino, una fettina di Asiago o una scaglia di parmigiano per celebrare il trionfo della biodiversità italiana».
Aumentano gli acquisti made in Italy
A onor di cronaca, è bene ricordare a Serra che da qualche tempo McDonald’s ha aumentato costantemente gli acquisti di materie prime agroalimentari italiane, che oggi valgono oltre 130 mila tonnellate all’anno, equivalenti ad alcune centinaia di milioni di euro. Latte, carne bovina, pollo, insalate, verdure, pane, e decine di eccellenze Dop e Igp tutte italiane, entrano nelle cucine e nelle ricette di McDonald’s, che si fregia, nelle sue pubblicità, di utilizzare materie prime 100% italiane. Dove sta allora il problema, chiediamo all’indignato Michele Serra? Era forse meglio 20 anni fa, quando McDonald’s ci propinava hamburger farciti con prodotti esteri di svariate e dubbie provenienze diverse? È da ripudiare con sdegno il fatto che il re del fast food riconosca finalmente il primato di qualità e di gusto dei prodotti raccolti dai nostri agricoltori?
Slow Food: ottimi prodotti, ma di nicchia
Carlin Petrini, presidente di Slow Food, non ha perso l’occasione per rincarare la dose, affermando che l’accordo tra Coldiretti e McDonald’s può avere una valenza commerciale importante, ma non può essere presentata come operazione culturale e sociale che conduce verso l’eccellenza, la biodiversità, la sostenibilità e il benessere animale. Parole, parole, parole… questioni di lana caprina, tanto per alimentare critiche sterili e portare acqua al mulino delle eccellenze di Slow Food che, purtroppo, non ci possono sfamare e rimangono una nicchia per pochi. A noi interessa che McDonald’s si sia accorto che oggi i suoi hamburger made in Italy sono più apprezzati di quelli di una volta. A Serra, invece, non basta.