Non c’è futuro in agricoltura per chi dice: “Abbiamo sempre fatto così”

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Molti agronomi, che conoscono da decenni i nostri bravi agricoltori e che continuano a frequentarli ogni settimana, da qualche tempo si sentono investiti da una sorta di “missione” che ha un solo obiettivo: modificare l’atteggiamento più diffuso tra gli agricoltori che ruota attorno al concetto “Abbiamo fatto sempre così”. Si tratta di un epitaffio, come lo ha recentemente battezzato Angelo Frascarelli sull’Informatore Agrario, che diventa l’errore peggiore che l’agricoltore possa fare di questi tempi. Solo se si supera questo sbagliato pensiero, e cioè si organizza la propria impresa agricola in modo diverso dal passato, si può avere la certezza di rilanciare l’attività.

L’atteggiamento nei confronti del mercato

Il mercato, sottolinea con forza Frascarelli, va affrontato in maniera proattiva e non passiva, avendo il coraggio di fare salti importanti. Eppure, per l’agricoltore il mercato è un oggetto sconosciuto, un nemico da temere e di cui lamentarsi sempre. Come accade anche nel nostro sito, attraverso molti commenti dei lettori secondo i quali ci dovrebbe essere sempre un “qualcuno” (ma chi poi?) che deve garantire ogni anno i prezzi migliori possibili.

Ma prima di produrre bisogna guardare ai consumi e al mercato: si produce infatti per il mercato, non per se stessi. E l’agricoltore deve appassionarsi a quello che succede sui mercati, avendo il coraggio di cambiare per servire meglio il suo cliente.

Collaborare e lavorare insieme è la strada da seguire

C’è anche un’altra cosa che pochi agricoltori fanno: bisogna lavorare insieme, cosa molto complicata nelle nostre campagne dove l’individualismo è ancora imperante e ognuno ritiene di essere sempre più bravo e scaltro del vicino.

Nel mercato di oggi l’individualismo non paga più. In passato forse sì, ma oggi serve la forza della messa in comune delle eccellenze e della qualità, insieme all’organizzazione. Invece, per il nostro agricoltore collaborare e mettersi insieme agli altri significa perdere la sua sovranità.

I vantaggi del confronto e l’unione delle forze

Lavorando insieme non si perde nulla, perché la collaborazione consente di acquisire conoscenze e di migliorare la managerialità e la capacità di decidere il percorso di crescita e l’immissione sul mercato di prodotti innovativi e potenzialmente più interessanti.

Gli agricoltori vanno incentivati al confronto, alla curiosità, alle collaborazioni con le imprese dello stesso settore e anche di settori diversi e con i centri di ricerca. Ad attivare partecipazioni e fusioni, rinunciando una buona volta all’autoreferenzialità! Non abbiamo futuro se continueremo a essere individualisti e non collaboreremo.

Occorre la disponibilità al cambiamento

I cambiamenti sono difficili, lo sappiamo, ma vanno attuati quando l’impresa va ancora bene e quando c’è ancora capacità di investire. Quello che occorre prima di tutto è la disponibilità al cambiamento e l’attenta valutazione economica di ogni scelta che si fa. Quando si riesce a vincere la resistenza al cambiamento, nella maggior parte dei casi l’esito è un balzo in avanti per l’impresa agricola che prima era impensabile.

Innovatori, inviateci le vostre esperienze positive

Di questi esempi ne conosciamo tanti, ma vorremmo che ora, dopo avere letto queste righe, si facciano avanti coloro che hanno cambiato e sono contenti di averlo fatto. Basta scrivere un commento nello spazio dedicato, proprio qui sotto. Grazie!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


6 commenti

  • Sandes

    18 Gennaio 2017 at 6:41 pm

    Da micro azienda attraverso la multifunzionalità, con produzioni non intensive ma esaltando la biodiversità anche nei prodotti, innovando attraverso il completamento della filiera e la vendita diretta ho trovato la mia chiave economica, ma L’ apparato burocratico regione e ASL in primis seguendo logiche a me non note cerca di bloccare, ridurre, limitare, interpretare affinché il produttore non sia mai il detentore del benefici della vendita dei suoi prodotti. Perciò anche quando si acquisiscono altre competenze o si innova devi sempre combattere con logiche che tendono a comprimere o limitare L economicità del produttore.

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  • Tarcisio Bonotto

    31 Gennaio 2017 at 11:37 am

    Salve, ho scritto un’articoletto, derivato dal un dibattito su Agricoltura: come rilanciare l’economia e salvare il lavoro” e che potrebbe rispondere alla domanda che Lei pone, sulla necessità di cambiare mentalità…

    Lo trova al sito: http://irprout.it/?p=3753

    Cordiali saluti

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  • Giuseppe Goio

    20 Gennaio 2018 at 3:01 pm

    Buongiorno Dottor Bartolini.Ho letto il suo interessantissimo articolo e posso testimoniare il cambiamento radicale che a partire dal 2015 ha avuto la mia azienda risicola.Io sono di Rovasenda in Provincia di Vercelli, zona alta “Baraggia” sinonimo di terra povera, dura da lavorare dove la crisi si è fatta sentire anni prima che nelle altre zone.Visto che di necessità fa virtù, nel 2015 decisi di convertire l’intera SAU alla coltivazione biologica usufruendo anche di un psr cospicuo.Nel 2016 hanno aderito anche altri quattro miei colleghi, considerati un po strani sempre della mia zona ed abbiamo cosi incominciato a collaborare.Devo dire che il metodo di coltivazione che stiamo adottando è frutto di anni di sperimentazioni su piccoli appezzamenti, con molti insuccessi prima di riuscire ad avere un risultato soddisfacente.Il psr ci ha aiutati nei due anni di conversione.Ora stiamo lavorando con ditte di filiera,che esigono controlli ulteriori a quelli degli enti certificatori, visto che il prodotto ci viene pagato ad un prezzo sempre superiore al prezzo di mercato.Lavoriamo con precontratti il prezzo fissato è sempre superiore almeno del 25% della media del mercato, in questo modo si e comunque tutelati.Abbiamo acquistato anche attrezzi in società e per quanto riguarda la manodopera spesso” una mano lava l’altra”.Speriamo che le cose procedano in questa maniera,ed invito tutti i miei colleghi ad avere un po di coraggio ed incoscienza.Le cose si possono ancora cambiare in meglio! Cordiali saluti

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    • Roberto Bartolini

      22 Gennaio 2018 at 9:43 am

      Salve sig. Goio, ci fa piacere vedere che qualcuno che ha imboccato strade nuove e vincenti esponga ai colleghi la sua esperienza positiva. La esortiamo, se crede, a inviarci uno scritto sulla sua esperienza con le vostre foto per poterlo pubblicare nel nostro portale come esempio virtuoso: redazione@ilnuovoagricoltore.com
      Cordialità

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  • Azienda la sulla

    24 Gennaio 2018 at 1:01 pm

    Salve, la nostra è una azienda zootecnica che da anni alleva solo razze autoctone calabresi (podolica e suino nero), in selezione genetica, secondo tecniche biologiche e naturali e nel massimo rispetto del benessere animale. Già questo sembrava una grande innovazione, ma sino a poco tempo fa i canali di vendita che usavamo erano i tradizionali, attraverso l’adesione ad un consorzio di produttori che si occupava di vendere le carni tramite la grande distribuzione. Purtroppo però i prezzi, per il produttore che volesse mantenere un certo livello di qualità delle carni, non erano affatto remunerativi. Oggi sperimentiamo con successo una vendita diretta alle famiglie sotto forma di pacchi contenenti varie tipologie di tagli e addirittura per il suino la vendita di pacchi con tagli adatti alla trasformazione casalinga in salumi per la riscoperta della tradizione delle provviste di salumi tipici calabresi. In abbinato riforniamo direttamente alcuni punti di alta ristorazione, disposti a pagare un prezzo più alto di quello comune pur di avere un prodotto di qualità superiore. Ora il prezzo di vendita è remunerativo, ma ancora dobbiamo lavorare sul marketing per far conoscere il prodotto e sull’abbattimento dei costi riducendo il conto terzi e dotandoci di un laboratorio di lavorazione e trasformazione aziendale. Per fare ciò attendiamo qualche misura specifica del psr e, intanto speriamo di essere da esempio per altri sul territorio in modo da coinvolgere altre aziende e poter così competere su un mercato più vasto di quello meramente locale.

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  • Giuseppe Goio

    24 Gennaio 2018 at 5:33 pm

    Grazie Dott. Bartolini, sono contento che le sia piaciuto il racconto della mia esperienza.Stiamo collaborando con l’università degli studi di Milano ad un progetto “Risobiosystem” capitanato dal Professor Stefano Bocchi.Le invio molto volentieri un video che descrive quello che stiamo facendo.( voglio precisare che non apparteniamo a nessuna fazione politica, ma l’intervistatore è un mio amico che aveva i mezzi e il tempo per girarlo).Cordialmente Giuseppe Goio. https://www.youtube.com/watch?v=Bdc_G0eAJdA&feature=youtu.be

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