La nuova PAC 2014-2020: tutte le novità e le risposte

Pac 2014 novità

Con l’entrata in vigore della nuova PAC 2014-2020, saranno numerose le novità per gli agricoltori italiani. Tra queste, spiccano alcuni concetti chiave: i pagamenti diretti, il greening, l’agricoltore attivo e sostenibile. In questo articolo, presentiamo tutte le novità della PAC 2014-2020, sotto forma di domande e risposte in modo da soddisfare tutte le curiosità degli imprenditori agricoli.

Che cos’è la PAC?

La PAC (Politica Agricola Comune) è l’insieme delle norme dell’Unione europea indirizzate allo sviluppo di un settore agricolo uniforme in tutto il territorio comunitario. La PAC impegna ben il 34% del bilancio dell’Unione europea.

Quando parte?

Il 1° gennaio 2015.

Quali obiettivi ha?

Far rimanere sul mercato solo le imprese agricole competitive.

Cosa significa impresa agricola competitiva?

Significa diverse cose. Le principali sono:

  • Superficie adeguata all’indirizzo produttivo.
  • Buon livello di istruzione e costante aggiornamento del conduttore.
  • Propensione a sviluppare relazioni costruttive con altri attori del settore.
  • Utilizzo di tecnologie e di mezzi tecnici innovativi e d’avanguardia.
  • Adozione di percorsi colturali per massimizzare le rese nel rispetto della sostenibilità.
  • Impiego di sistemi informatici per la precisione e la tracciabilità.
  • Monitoraggio costante dei costi e dei ricavi, e redazione di un bilancio di fine anno.
  • Individuazione di nuovi segmenti di mercato e strette relazioni con il settore della trasformazione.

Con la nuova PAC, quali priorità ha individuato l’Unione europea per i nostri agricoltori?

  • Garantire la sicurezza alimentare.
  • Garantire la corretta gestione di suolo, aria e acqua.
  • Assicurare vitalità alle zone rurali.

L’UE continuerà a erogare gli aiuti diretti e gli altri finanziamenti per l’agricoltura?

Si, ma in forma molto diversa da quello che è stato sino al 2014.

Ma allora cosa cambierà con la nuova PAC?

Il primo grosso cambiamento riguarda il fatto che gli aiuti diretti, cioè le cosiddette “rendite di posizione” perché si è agricoltori, diminuiranno drasticamente rispetto ai valori attuali.

Di quanto saranno tagliati gli aiuti diretti rispetto ai valori attuali?

In media tra il 30% e il 40%.

E c’è un modo per recupere la perdita?

Non interamente, ma in parte sì. In due modi:

  1. Si devono aumentare le produzioni per ettaro e la qualità di ciò che si produce.
  2. Si devono applicare in campo i concetti di sostenibilità.

Cosa significa applicare in campo la sostenibilità?

Significa sostanzialmente quattro cose:

  1. Aumentare il tasso di sostanza organica dei nostri suoli.
  2. Diminuire le emissioni di carbonio.
  3. Utilizzare in maniera più efficiente l’acqua irrigua.
  4. Razionalizzare l’uso della chimica.

E cosa ci guadagna l’agricoltore a essere sostenibile?

  • Aumenta il suo potenziale produttivo e la qualità dei raccolti.
  • Riduce le spese di coltivazione.
  • Contribuisce a migliorare il suo ambiente di lavoro, la terra, l’aria e l’acqua.
  • Può accedere più facilmente ai finanziamenti previsti nei Piani di Sviluppo Rurale.
  • Si garantisce anche il 30% dei futuri pagamenti diretti.

Cosa vuol dire il 30% dei pagamenti diretti?

Una percentuale dei nuovi pagamenti diretti viene concessa solo se l’agricoltore adotta alcune pratiche sostenibili inserite nella misura chiamata inverdimento o greening.

Che cos’è il greening nella nuova PAC 2014-2020?

Nella Pac 2014-2020, il greening è il cosiddetto “pagamento ecologico”, che comporta due obblighi per l’agricoltore:

  1. La diversificazione delle colture.
  2. La realizzazione di aree di interesse ecologico.

Diversificazione delle colture? Come?

Per le aziende agricole con una superficie a seminativo compresa tra 10 e 30 ettari, sono obbligatorie due colture.

Per le aziende agricole con una superficie a seminativo oltre i 30 ettari, sono obbligatorie tre colture.

La coltura che viene definita dall’agricoltore “principale” può occupare fino al 75% della superficie a seminativo.

Aree ecologiche? Come e quali?

Per le aziende con una superficie a seminativo superiore ai 15 ettari (escluse le aziende con colture permanenti e ai prati e pascoli), il 5% della superficie destinata a seminativo deve essere destinata a:

  • terreni lasciati a riposo;
  • terrazzamenti;
  • elementi caratteristici del paesaggio;
  • fasce tampone, comprese le fasce tampone occupate da prati permanenti;
  • ettari agroforestali, realizzati con i Piani di Sviluppo Rurale (PSR);
  • fasce di ettari lungo le zone periferiche delle foreste;
  • superfici con bosco ceduo a rotazione rapida;
  • superfici oggetto di imboschimento con i PSR;
  • superfici con colture azotofissatrici;
  • cover crops.

Le due opzioni finali sono molto interessanti. Perché?

Le colture azotofissatrici permettono di non perdere superficie utile, potendo coltivare soia, favino, erba medica, eccetera.

Con le cover crops (o colture di copertura) si mantiene il terreno coperto con la vegetazione tra una coltura principale e la successiva, con benefici sulla struttura fisica del suolo e sul tasso di sostanza organica.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


8 commenti

  • Alberto Scappin

    9 Settembre 2014 at 8:27 am

    Approfondimento molto interessante e chiaro, grazie!

    Rispondi

  • Fabrizio

    4 Marzo 2015 at 8:10 am

    complimenti per l’approfondimento, ma mi permetto di segnalare una imprecisione … il greening oltre alla diversificazione e agli EFA, richiede anche il Mantenimento prati e pascoli permanenti

    Rispondi

  • Pallino Pinco

    13 Marzo 2015 at 2:13 pm

    … e le zone di montagna lo prendono nel c… come sempre. ..

    Rispondi

    • Tiziana

      8 Settembre 2015 at 12:13 pm

      Concordo e aggiungo: piccoli e zone disagiate NON ESISTONO

      Rispondi

  • Rocco

    26 Ottobre 2015 at 9:14 pm

    Quindi chi ha coltura di ulivo,mandorlo e ciliegio….. Che fine farà?

    Rispondi

  • michele

    20 Novembre 2015 at 10:17 pm

    Caro Roberto Bartolino le culture azotofissatrici sono solo culture a perdere, dove ci rimettiamo solo dei soldi. Es. favini con una produzione media di 10 qlm per ettaro a 15 euro .

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    • Roberto Bartolini

      23 Novembre 2015 at 10:13 am

      Nella Pac le colture azotofissatrici sono parte integrante del pagamento greening, perché possono occupare il 5% che la Pac indica di destinare alle aree ecologiche e inoltre possono ricevere anche un aiuto diretto.
      Inoltre, nel giudicare la convenienza o meno delle azotofissatrici, non ci si deve limitare al semplice conto economico perché queste colture portano dei notevoli benefici alla fertilità chimica e fisica del suolo, che si traducono in maggiore rese delle colture che seguono. Per esempio, nel Sud Italia le aziende che alternano grano duro al favino producono quantità di grano duro a ettaro nettamente superiori alle aziende che praticano il ristoppio. Dunque, gentile lettore, il conto deve essere fatto tenendo presente anche i cosiddetti “vantaggi indiretti”, che non sono di poco conto.

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  • maria

    1 Settembre 2019 at 11:49 am

    Dersideravo sapere se è legale percepire i contributi agricoli su un fondo indiviso prendendo una quota per ogni particella.
    Dato che non si conosce esattamente quale parte è data a ciascun comproprietario .

    Rispondi

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