PSR Molise, 400 euro/ettaro per chi fa semina su sodo. Ma è vietato usare diserbanti

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Va bene il motto “il mondo è bello perché è vario”, ma questa volta si è superato ogni limite. Nel nuovo PSR 2015-2020 la Regione Molise, nella misura 10.1.2 dedicata alle tecniche di agricoltura conservativa, ha pensato bene di inserire tra i numerosi impegni che deve seguire l’agricoltore che riceve 400 euro/ha il divieto di impiegare i diserbanti.

Una decisione che va contro i principi agronomici

Si tratta di una decisione che dal punto di vista agronomico non ha alcun senso e che anzi può creare solo grossi problemi a chi la mette in pratica, con il risultato finale di allontanare dalle tecniche conservative molti agricoltori. Ci piacerebbe sapere quali sono le motivazioni che hanno spinto i funzionari regionali a prendere questa decisione, che peraltro non trova almeno per ora alcun riscontro nella stessa misura delle altre regioni.

Teniamo presente che il Molise non contempla le minime lavorazioni, ma ammette all’aiuto solamente la semina su sodo: quindi prendere o lasciare.

Ecco gli altri impegni per l’agricoltore

Gli altri impegni previsti sono:

  1. Mantenere l’impiego del sodo sulle medesime superfici per 5 anni.
  2. Compilare il registro web con l’annotazione di tutti gli interventi colturali effettuati sulla superficie sottoposta all’impegno.
  3. Divieto di distribuire fanghi.
  4. Divieto di aratura e ripuntatura.
  5. Adottare avvicendamenti di colture diverse come frumento duro, favino, orzo.
  6. Rispettare un periodo massimo di 40 giorni tra la raccolta di una coltura e la semina successiva per evitare di lasciare il terreno nudo, adottando anche la semina delle cover crops.
  7. Lasciare i residui colturali ben distribuiti sul terreno.
  8. Divieto di distribuire concimi azotati su terreni in assenza di colture.

Qualcuno deve intervenire!

Visto che errare è umano ma perseverare è diabolico, ci auguriamo che qualcuno in alto loco intervenga presso la Regione Molise perché corregga un divieto che non fa bene alla nostra agricoltura, che vuole certamente rispettare l’ambiente ma che deve assolutamente produrre, perché solo di ambiente non si campa.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


5 commenti

  • Giorgio Scarlato

    11 Ottobre 2015 at 4:28 pm

    Egregio dottor Bartolini, sono un coltivatore diretto molisano sessantaduenne.
    Mi spieghi come può “collimare” con la strada della tutela della biodiversità dettata dall’ultima PAC l’uso, spesso smodato, del glifosato, indispensabile per il no-till. ( per caso il ruolo silente di molti “cavallini di Troia” spinti dalle lobbies delle multinazionali biotech? Indispensabile poi, per gli OGM + glifosato come il Roundup Ready? Poi… i semi “Terminator”? O, ancora i semi “Zombie”?).

    Certo è che, ribadisco che non sono un esperto, forse, fa MALE. Al terreno (inibisce, essendo un forte chelante, l’assorbimento dei microelementi, “costruisce” col tempo, piante infestanti sempre più resistenti al p.a., etc.) e all’uomo ( i tantissimi malanni che ha causato e sta causando, per ultimo, dicono che sia “stretto parente” con la celiachia).

    Forse il Molise è stata l’unica regione che con i suoi responsabili “ha messo la mano sulla coscienza” facendo quella scelta di campo sicuramente non facile, almeno per la nostra nazione.
    A tal proposito come sicuramente saprà, nazioni quali la Svizzera, la Germania, la Colombia, l’Olanda, il Lussemburgo stanno percorrendo o hanno già percorso la messa al bando del glifosato.

    Le chiedo: sarebbe il caso di prendere in serissima considerazione l’abbandono di questo terribile disseccante?

    RingraziandoLa per la esaustiva risposta che sicuramente mi farà pervenire, porgo distinti saluti.

    Termoli, 11 ottobre 2015

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    • Roberto Bartolini

      13 Ottobre 2015 at 11:41 am

      Innanzitutto la invito a leggere l’articolo pubblicato sul nostro portale “Semina su sodo e divieto di usare diserbanti: ecco i motivi di una decisione sbagliata” (link: http://www.ilnuovoagricoltore.it/semina-su-sodo-e-divieto-di-usare-diserbanti-ecco-i-motivi-di-una-decisione-sbagliata/ ). Vi troverà i motivi per i quali non è possibile incentivare il sodo e contemporaneamente vietare l’uso dei diserbo. Poi se la Regione Molise desidera scoraggiare gli agricoltori a usare il glifosate, eviti allora di spingerli a fare sodo, perché le due cose sono inscindibili. Inoltre, come purtroppo capita per gli OGM, non ci sono prove inconfutabili sul fatto che il glifosate porti ai danni da lei menzionati. In ogni caso tenga conto del fatto che se si vuole produrre granella di mais, di soia o di frumento come ci chiede il mondo, con sempre più persone che devono mangiare, dobbiamo utilizzare tutti i mezzi tecnici che ci permettono di massimizzare le rese, e i diserbanti sono necessari per poter far esprimere alle sementi le loro massime potenzialità. Così come i fertilizzanti e l’acqua di irrigazione. E’ chiaro che nella scelta dobbiamo indirizzarci verso principi attivi sostenibili che tuttavia non mancano nei cataloghi delle varie aziende agrochimiche.

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  • Giorgio Scarlato

    13 Ottobre 2015 at 10:33 pm

    Dottor Bartolini,
    concordo con lei la contraddittorietà della Regione Molise circa la semina su sodo – no glifosato. Per lavorazione conservativa quindi il Minimum Tillage invece del No Till. E’ l’arma vincente per tutelare la biodiversità. E’ coerenza.
    Non concordo quando lei asserisce che non ci sono prove inconfutabili circa i danni che porta il glifosato, tantoméno che gli OGM siano la panacea di produttività e massimizzazione delle
    rese.
    Basti pensare al pre harvest sui cereali per farli seccare artificialmente, che da circa 15 anni i farmers americani (dati resi dal Ministero dell’Agricoltura USA: dal 2012 il 99% di grano duro, il 97% di quello primaverile e il 61% di quello invernale “ricevono” il trattamento al glifosato) e canadesi usano. I semi così trattati diventano sterili.
    Non proseguo con ulteriori chiarimenti in quanto sicuramente più informato di me.
    Sicuramente saprà degli studi condotti da numerosi ricercatori, per es. dalla dott.ssa Stephane Seneff, ricercatrice senior al Massachusetts Institute of Tecnology (MIT)e pubblicati sulla rivista “Interdisciplinary Toxicology” e pubblicati sulla rivista “Interdisciplinary Toxicology”.
    Sicuramente saprà che l’industria della birra non accetta l’orzo da trasformare in malto, se questo è irrorato col glifosato.
    Sicuramente sarà a conoscenza del numero crescente di bimbi che crescono malformati nelle zone agricole dell’Argentina, dove gli OGM sono di casa da tempo.
    Parliamo delle falde freatiche “interessate” dal glifosato?
    O del glifosato trovato nel latte materno di 3 mamme americane su 10?
    O della Russia che ha preso una fortissima posizione contro il glifosato?
    O dei cinesi che hanno visto in rapporto diretto con l’importazione di soia OGM (quindi glifosato) l’aumento dell’infertilità, dell’autismo, del Morbo di Parkinson?
    Mi sa dare spiegazioni a tal proposito?

    Questi accadimenti possono essere chiamati progresso o violenza sulla natura, sulla razza umana?
    Non crede che ci stiano, pian piano, “allineando” alla passività obbediente, alla rassegnazione dell’accettare tutto ma per i “Loro” interessi?
    Concorda che è in atto una guerra biotech, pianificata, per far in modo che”il diavolo” si nasconda proprio nei dettagli?

    Concludo.
    Gli Indiani d’America dicevano di aver ricevuto la terra non come eredità dei loro padri, ma come prestito dai loro nipoti.
    Sapevano che la terra è bene comune da rispettare e salvaguardare anche a beneficio delle future generazioni.
    NOI ci siamo dimenticati di questa verità, svendendo l’Agricoltura (per me con la A maiuscola) vera a vantaggio di quella biotech delle multinazionali.
    E non vorrei pensar male ricordando una frase detta da Henry Kissinger, ex Segretario di Stato americano: ” Controllate il petrolio e controllerete le nazioni. Controllate il cibo e controllerete i popoli:”
    Cordialità
    Termoli, 13 ottobre 2015

    Non è sostenibile questa strada per la salubrità alimentare e la tutela del consumatore che proprio per questo “deve acculturarsi”, mi lasci passare il termine, e diventare “consum’attore”, per decidere, perchè è lui che deve decidere l’acquisto e non “gli Altri”.

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    • Roberto Bartolini

      14 Ottobre 2015 at 1:38 pm

      Gentile sig. Scarlato, la ringrazio per le sue considerazioni che apprezzo. Concordo con lei che la minima lavorazione può mettere d’accordo tutti e sono dispiaciuto che nei nuovi PSR si concedano molti più euro al sodo, che tra l’altro è una tecnica molto difficile da applicare perché richiede un alto livello di conoscenza e professionalità da parte dell’agricoltore. Per quanto riguarda gli OGM teniamo presente che l’attuale ostracismo, anche solo a livello di sperimentazione, comporta il fatto che si ritarda colpevolmente la possibilità di coltivare piante che possiedano nuove performance, cioè nuovi componenti utili e introducibili grazie all’ingegneria genetica per l’alimentazione, l’industria e la farmaceutica. Quindi voglio dire che OGM non sono soltanto i mais resistenti al roundup o simili, ma un’infinita gamma di nuovi vegetali che porterebbero benefici all’umanità e non solo alle casse delle multinazionali.

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  • Giorgio Scarlato

    15 Ottobre 2015 at 1:13 am

    Dottor Bartolini,
    allora conviene con me che il glifosato è da vietare, comunque e in qualunque luogo, sia esso agricolo che civile?

    In merito agli OGM, inadeguati per quanto concerne le promesse fatte, e non è ostracismo mi creda, potrà esserci un radicale cambiamento rispetto a quelli attuali RR e BT (Roundup Ready e Bacillus thuringiensis (su “Nature Biotechnology” è stata pubblicata la ricerca “Insect resistance to Bt crops: lessons from the first billion acres” nella quale si legge che «L’evoluzione della resistenza nei parassiti può ridurre l’efficacia delle proteine insetticide del Bacillus thuringiensis (Bt) prodotto dalle colture transgeniche». E l’India per il cotone Bt ne sa qualcosa).

    Non certo con la nuova tecnologia OGM, forse devastante, del “Gene Drive” ma quella con un metodo naturale, mi lasci passare il termine, di un “ritorno al passato”, con nuove tecniche di manipolazione genetica, con nuovi strumenti di “riscrittura genetica” chiamati Talents e Crispr, i quali consentono non solo di inserire un nuovo gene in un punto preciso della catena del Dna, ma anche di cambiare, base per base il Dna della pianta.Questo per quanto letto, spero bene.
    Mi delucidi se c’è qualche erronea mia interpretazione per quanto scritto.

    In conclusione.
    Le multinazionali dell’agribusiness hanno fallito clamorosamente e di ciò bisogna prenderne atto.
    La verità è che non c’è alcun consenso sulla sicurezza degli OGM. E non ci potrà mai essere poichè mancano ricerche ben condotte.

    L’Agricoltura vera, quella basata sul rispetto dei cicli naturali e
    su una relazione armoniosa con la biodiversità, nonostante i tanti “sgambetti” avuti non soccomberà. Cerchiamo, tutti, di aiutarla.
    Per il bene nostro e delle future generazioni.
    Saluti

    Termoli, 15 ottobre 2015

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