Sodo, interramento liquami e PSR: come cambia la redditività della coltura del mais

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In tempi di vacche magre come quelli di oggi, è necessario che il contoterzista che visita i suoi clienti per programmare le prossime colture, imposti i lavori nel segno dell’innovazione tecnologica e anche dei premi che i PSR assegnano agli agricoltori più virtuosi.

Una chiacchierata con Paolo Montana, noto contoterzista del lodigiano e dintorni, è molto istruttiva perché dimostra che quando l’agromeccanico si veste anche da agronomo e da consulente affidabile, i vantaggi si fanno sentire in termini economici molto chiari e il cerchio si chiude ottenendo il massimo dalla produttività delle colture, dalle tecnologie e anche dagli aiuti regionali, quando sono attivi e quando si riescono a incassare. Così l’azienda agricola fa reddito e rimane sul mercato, mentre l’agromeccanico fidelizza il cliente.

Il percorso agronomico “virtuoso”

In questi giorni Montana propone per la Lombardia un percorso mais di questo tipo:

  1. Distribuzione liquami (80 ton/ha a 2,5 euro/ton) con leggero interramento sulla fila: 200 euro/ha. Trasporto del refluo a carico del proprietario a seconda della distanza.
  2. Lavorazione a strip-till: 90 euro/ha
  3. Concime starter sulla fila (5.20.0 + S liquido): 50 euro/ha
  4. Semina del mais: 50 euro/ha
  5. Costo del seme (a 7,8 piante/mq): 190 euro/ha
  6. Diserbo di post: 35 euro/ha
  7. Trattamento contro la piralide: 50 euro/ha
  8. Prodotto per il diserbo: 55 euro/ha
  9. Fungicida+insetticida contro la piralide: 55 euro/ha
  10. Trebbiatura con trinciastocchi: 150 euro/ha
  11. Irrigazione a scorrimento (3 interventi): 200 euro/ha

Dalla lista rimangono fuori le spese per canone d’acqua, assicurazione grandine e pulizia fossi.

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Paolo Montana su un appezzamento dove da dieci anni pratica con successo la minima lavorazione del terreno.
Paolo Montana su un appezzamento dove da dieci anni pratica con successo la minima lavorazione del terreno.

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Facciamo bene i conti su spese e ricavi

  • Totale costi: 1125 euro/ha
  • La PLV, su una produzione di granella di 150 ql/ha per 12 euro/ql di mais verde al 25% di umidità, è pari a 1.800 euro/ha
  • Per la PAC mettiamo un valore medio di 350 euro/ha
  • Per il PSR mettiamo un valore di 420 euro/ha
  • 1800 + 350 + 420 = 2.570 euro/ha
  • Ricavi di 2.570 euro – Costi di 1.125 euro = 1.445 euro guadagnati dall’agricoltore

Risparmio sulle lavorazioni e sui concimi minerali

Considerando che le lavorazioni tradizionali (aratura, estirpatura, preparazione del letto di semina) hanno mediamente un costo di 270-290 euro/ha contro i 90 euro/ha dello strip-till e che, a seconda del sistema di distribuzione dell’irrigazione, il costo del mais viene generalmente quantificato tra 2150 euro/ha (con mais tardivo e alti input) e 1500 euro/ha (con mais precoce e in asciutto), ecco che l’itinerario agronomico proposto da Montana rappresenta una sintesi vincente tra tecnologie a bassi impatti ambientali e alta produttività del mais.

Teniamo conto anche che, grazie all’interramento sulla fila del refluo, l’azienda non acquista più l’urea. Inoltre va sommato il vantaggio, non indifferente dal punto di vista economico, di far ottenere all’agricoltore il massimo dagli aiuti previsti dal PSR.

Oltre che allo strip-till e alle cover crops che vengono premiate dalla misura 10 nell’ambito delle lavorazioni conservative, nel caso l’azienda sia collocata nelle aree ZVN (zone vulnerabili), grazie all’interramento dei liquami, può percepire altri 105 euro/ha, sempre attraverso la misura 10 del PSR.

Vedete perché con la nuova Pac l’agronomia finalmente torna al centro del sistema agricolo!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


6 commenti

  • Luca

    8 Febbraio 2016 at 12:19 pm

    Buongiorno,
    avrei bisogno di chiederLe delucidazioni circa la probabilità di sviluppare tossine in campo con la semina su sodo/minima lavorazione rispetto all’aratura tradizionale e nel caso se fossero disponibili fungicidi anti-tossine.
    Grazie

    Cordiali saluti

    Luca

    Rispondi

    • Roberto Bartolini

      9 Febbraio 2016 at 10:54 am

      Buongiorno Luca, le consiglio innanzitutto di leggere questo articolo del nostro sito: http://www.ilnuovoagricoltore.it/per-avere-successo-con-la-minima-lavorazione-occorre-la-corretta-gestione-dei-residui-colturali/
      Nella parte finale si fa cenno anche al problema da lei sollevato.
      Le micotossine sono favorite da un insieme di fattori e quindi non possono essere imputate alle lavorazioni conservative. Anni e anni di applicazione di queste tecniche in tantissime aziende agricole dimostrano che, quando le micotossine attaccano, le cause sono da imputare prima di tutto alla monosuccessione, cioè al ripetere la stessa coltura per più anni sullo stesso appezzamento e soprattutto agli stress che la coltura ha subìto per varie ragioni come la presenza di infestanti (causa diserbi mal eseguiti o poco efficaci), la non corretta fertilizzazione (quindi carenza di nutrienti), la mancanza di acqua nei momenti chiave del ciclo della coltura, la mancata difesa per esempio dalla piralide.
      Per quanto riguarda i sistemi antitossine, la rimando a quest’altro articolo, in cui parliamo di una nuova tecnica molto promettente: http://www.ilnuovoagricoltore.it/dalla-lotta-biologica-tra-buoni-e-cattivi-la-nuova-frontiera-per-prevenire-le-aflatossine-del-mais/
      Grazie per averci contattato e per seguirci.

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  • Dario Conti

    9 Febbraio 2016 at 12:30 pm

    Bellissimo articolo, credo che ormai per fare reddito un’ agricoltore deve per forza tagliare i costi soprattutto del carburante.. Se lavora diversa terra e può permettersi investimenti ben venga ma anche i piccoli devono rivolegersi a terzisti con macchine adeguate.. Quest’anno anche nella nostra azienda agricola di 180ha cominceremo un percorso agronomico di minima che prevede un passaggio di dischiera per interrare il liquame e un passaggio di coltivatore combinato. Volevo chiedere a Lei se, essendo il primo anno di minima, è necessaria una concimazione starter per non far risentire le nuove lavorazioni del terreno alla pianta di mais, facendo anche una concimazione alla rincalzatura,o se è superflua. Grazie mille della risposta

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    • Roberto Bartolini

      9 Febbraio 2016 at 5:27 pm

      Gentile sig. Conti, la ringraziamo per i suoi apprezzamenti e ci complimentiamo per l’avvio delle minime lavorazioni nella sua azienda. Come viene citato anche in questo articolo, tra le pratiche applicate in campo, la concimazione starter è molto importante pere far partire bene il mais e andrebbe sempre fatta, mentre non crediamo sia necessario intervenire alla rincalzatura. In seguito è importante non fa soffrire il mais per carenza di acqua e attivarsi per il trattamento contro la piralide. Il mais produce se non subisce stress, è una regoletta valida tutti gli anni.

      Rispondi

  • Edoardo Bresciano

    2 Aprile 2016 at 2:43 pm

    Buondì. Leggo cose che mi lasciano molto perplesso, a cominciare da il mettere come entrata attiva 420 euro/ ettaro di psr. Mi spiegate. Grazie.

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    • Roberto Bartolini

      4 Aprile 2016 at 9:57 pm

      Gentile Edoardo, le 420 euro sono la somma dei contributi previsti dal PSR Lombardia per coloro che fanno sodo + cover crops. Cover crops pagate però solo per 3 anni su 5, purtroppo.
      Per il resto, il conto colturale si riferisce a un percorso agronomico poco convenzionale e molto innovativo e forse per questo desta perplessità. Però provare per credere.
      Cordialità e grazie per la sua domanda.

      Rispondi

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