Roberto Bartolini4 Settembre 20193min7190

Totoministri, l’agricoltura viene sempre dimenticata

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In questi giorni infuria nei corridoi del parlamento e sulle pagine dei quotidiani la caccia all’identikit dei nuovi ministri del secondo governo Conte. Ma i politici e i giornalisti sono penosamente accomunati da una deplorevole dimenticanza. Infatti non c’è ne è nemmeno uno che prenda in considerazione l’agricoltura e che indichi chi potrebbe andare al dirigere il Mipaaft. Eppure tutti si siedono a tavola tre volte a giorno e perciò non dovrebbero dimenticarsi del settore da cui arriva il nostro cibo.

L’agricoltura è considerato nel nostro paese un ministero di serie C, ignorando colpevolmente diverse cose importanti, come per esempio che tra qualche mese dovremmo assumere indirizzi politici strategici in vista della nuova Pac, che concederà molto più spazio decisionale ai singoli Stati membri. E questo nonostante, con il prepotente avvio di una nuova rivoluzione verde all’insegna della digitalizzazione, sia indispensabile pensare a livello paese, all’informazione e alla formazione di agricoltori e tecnici. E nonostante si debba riorganizzare il comparto dei seminativi in una logica di innovazione e di filiera per non essere costretti ad aumentare ancora il flusso di import dall’estero. Ma l’elenco potrebbe andare avanti a lungo.

Invece cosa si farà? Se partirà un nuovo governo, dopo aver assegnato tutte le poltrone, alla fine ci si accorgerà che… c’è anche l’agricoltura. E allora si nominerà in fretta e furia qualcuno all’insegna della contropartita o del favore personale. Quando invece occorrerebbe nominare una persona competente e autorevole come fu, esempio pressoché unico, Paolo De Castro nei due mandati dei governi Prodi e D’Alema.

Ma tanto, dicono i politici, agricoltura vuol dire solo un milione di addetti, dunque poca cosa in termini elettorali. Dimenticando i milioni di persone che trasportano, lavorano e trasformano a valle le materie prime vegetali e animali che quel milione scarso di italiani operosi produce con non poche difficoltà e anche tutti coloro che si occupano dei mezzi tecnici, delle infrastrutture e via dicendo.

Ignorare l’agricoltura è un delitto per una paese come il nostro, ma così va il mondo. Però una raccomandazione al premier Conte la facciamo: senza pretendere troppo, almeno tenga separati i due ministeri di agricoltura e turismo, altrimenti è cosa certa che il nuovo ministro di turno si occuperà solo del secondo. È un film che abbiamo già visto.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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