Accesso ai Psr anche ai contoterzisti: l’apertura del governo per stabilire regole uguali per tutti

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Si discute da anni, nel settore agricolo, se sia giusto o meno che anche i contoterzisti abbiano accesso alle sovvenzioni previste dalle misure del Psr regionali dalle quali oggi sono esclusi. Di assicurazioni in tal senso i contoterzisti, nel tempo, ne hanno avute parecchie, senza però che si sia mai presa una decisione.

Il ministro alle politiche agricole Maurizio Martina, alla fine dello scorso anno, nel corso di un convegno si è detto apertamente favorevole a iniziare perlomeno una discussione che possa cambiare le cose e quindi permettere anche all’impresa contoterzi di accedere ai Psr. Vedremo ora se la discussione inizierà a prendere forma e su quali direttrici.

Una realtà operativa sempre più importante e strategica

In effetti il contoterzismo è ormai una realtà operativa sempre più importante e strategica per il nostro paese: applicando l’innovazione, oltre a garantire la sicurezza e la tutela del territorio, è capace di ridurre i costi e gli oneri finanziari delle aziende agricole, offrendo nella maggioranza dei casi costi certi e programmabili.

Non c’è dubbio che il comparto degli agromeccanici non debba però fermare la sua crescita professionale per puntare sempre di più a una consulenza professionale, anche agronomica e globale, per il cliente-agricoltore che da parte sua ha necessità crescenti e diversificate per poter rimanere competitivo. Guardando il panorama agricolo italiano, fatto per lo più da piccole e medie aziende, i contoterzisti sembrano i soggetti più adatti per diffondere le nuove tecnologie e i nuovi percorsi agronomici, aumentando l’efficienza (e quindi la produttività) e preservando l’ambiente.

Il contoterzismo non si sostituisce all’azienda agricola

«Il contoterzismo non vuole sostituirsi all’azienda agricola – ha detto recentemente Leonardo Bolis, presidente Confai – né sminuire l’imprenditorialità e la libera scelta. Ma deve essere chiaro che le regole, quando si parla di attività connessa, devono commisurarsi all’attività svolta e al ruolo rivestito all’interno del sistema, senza discriminazioni e favoritismi. L’applicazione disarmonica della legge forse potrà costituire nell’immediato un vantaggio per qualche agricoltore che svolge attività connessa, ma alla lunga penalizza l’intero sistema perché senza agromeccanici nei campi l’agricoltura non ha futuro».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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