“Agea va riformata, costituiamo gruppi di studio”: la bella scoperta di Di Gioia (e la soluzione peggiore)

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«Abbiamo ritenuto opportuno dare priorità d’azione alla riforma di Agea, l’agenzia per le erogazioni in agricoltura, per ristrutturare e razionalizzare il sistema degli aiuti comunitari nel nostro paese con l’obiettivo di rendere più efficienti i servizi resi alle imprese e di qualificare la spesa pubblica del comparto agricolo». Con queste parole Leonardo Di Gioia, assessore all’agricoltura della Regione Puglia e coordinatore nazionale degli assessorati agricoli regionali, ha illustrato su Terra e Vita la decisione di mettere Agea in cima alla lista delle riforme per l’agricoltura previste dal famoso “Collegato agricolo“, una legge dell’estate 2016 che è stata partorita dopo ben tre anni di discussioni parlamentari.

Agea, si sa, è un caso patologico, fonte inesauribile di inefficienze e di gravi errori che si ripercuotono puntualmente ogni anno sulle aziende agricole, le quali, oltre a perdere tempo e soldi, non ricevono quasi mai in tempo utile, o non ricevono affatto, quanto loro spetterebbe dei pagamenti diretti della Pac.

Agea non funziona per tanti motivi interni, ma anche perché deve colloquiare con un numero troppo elevato di interlocutori che gestiscono otto diversi sistemi operativi informatici e con ben tre diversi livelli decisionali: il Mipaaf, l’organismo di coordinamento e gli organismi pagatori regionali.

Ma c’è da domandare a Di Gioia e a tutti gli altri: solo ora sentite l’esigenza di mettere mano a un carrozzone malfunzionante come Agea? e soprattutto, lo volete fare, come afferma Di Gioia, «con la costituzione di specifici gruppi di studio per ciascuna delle cinque deleghe individuate dal Parlamento, gruppi che dovranno predisporre proposte forti delle esperienze regionali»? Davanti a queste parole, c’è da sobbalzare sulla sedia dalla rabbia: Di Gioia e colleghi, non vi pare di cadere ancora una volta nel più profondo ridicolo? Di quali gruppi di studio parlate, che se va bene ci metteranno altre tre anni per decretare che Agea non funziona, cosa che sappiamo già tutti da troppo tempo?

Per la riforma di Agea occorre agire subito, con una squadra agile di poche persone veramente competenti che finalmente decidano il da farsi, dandosi una serie di priorità senza tante riunioni inutili e troppi fronzoli. Idee chiare, potere decisionale e via andare. Così si risolvono i problemi.

Ma Di Gioia continua con una frase rivelatrice di assoluta impotenza: «Ognuno degli otto sistemi informatici adotta soluzioni tecnologiche diverse, con il risultato di predisporre informazioni eterogenee e poco aggregabili a livello nazionale. Ad oggi non è stata ancora individuata una soluzione vincente, ma ci stiamo lavorando». Possibile che nel 2017, con tutti i cervelli informatici di cui disponiamo, siamo ancora a questo punto? Chiamate la Silicon Valley, allora…

Cari agricoltori, con questa affermazione, a nostro parere ogni residua speranza di risollevare Agea torna in soffitta. Siamo così all’ennesima pantomima: prendere tempo per continuare a non fare nulla; e intanto arriverà la Pac 2020, e i disservizi a danno degli agricoltori non faranno che aumentare ancora! Viva l’Italia.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Alberto Braghin

    29 Marzo 2017 at 10:00 am

    Ma prima di mettere le mani su Agea avete un idea della gestione MIPAF sotto Martina. al peggio non c’è più fine!!!

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