Agricoltura biologica, domanda e fiducia in flessione

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Mentre la politica si prefigge l’obiettivo di raggiungere il 25% della SAU (Superficie Agricola Utilizzata) a biologico nel giro di qualche anno e riversa sul settore una montagna di contributi per il prossimo quinquiennio 2023-2027, i consumatori frenano sugli acquisti di un comparto che è una nicchia e forse è destinato a rimanere tale.

È chiaro che il mondo dell’agricoltura biologica trovi parecchie giustificazioni per continuare a godere di privilegi contributivi a fondo perduto, ma ci meraviglia come la politica si metta la benda sugli occhi di fronte a evidenze che sono sotto gli occhi di tutti. In particolare:

  • La guerra in Ucraina ci ha fatto finalmente scoprire che l’Italia deve puntare di più sull’autoapprovvigionamento di materie prime agricole strategiche (bella scoperta!), che vuol dire produrre il più possibile, naturalmente utilizzando tutte le tecnologie che consentono alla tanto bistrattata agricoltura convenzionale di essere totalmente sostenibile.
  • I consumatori si trovano con il portafogli sempre più magro, quindi gli acquisti cominciano a flettere, soprattutto per i prodotti a prezzi più elevati.
  • Gli agricoltori, con l’eccezione della vite e in parte delle carni avicole, vedono che i maggiori impegni per produrre in regime biologico non sono più compensati da quel differenziale di prezzo che ha sostenuto per anni questo mercato.
  • Dal punto di vista tecnico-agronomico, il bio manifesta ancora carenze tali che, soprattutto per le colture estensive, la produzione è molto inferiore rispetto al convenzionale.

Ismea ha di recente dedicato al biologico un convegno (“Appuntamento con il bio”) dove sono stati forniti i dati aggiornati sul settore, ma sono stati indicati anche i punti di debolezza, che sono riassunti qui sotto.

Le superfici e la domanda di mercato

La superficie a biologico in Italia ha superato i 2 milioni di ettari e anche nel 2021 è cresciuta, ma solo del 4,4% rispetto al 2020. Come si vede dal grafico seguente, la crescita degli ettari investiti a bio dal 2016 in poi è stata più lenta rispetto ai periodi precedenti. Interessante è anche notare come la superficie media dell’azienda biologica sia piuttosto elevata (28,8 ha), che significa che il bio lo fanno aziende molto professionali e specializzate.

Il mercato del biologico nel 2021 ha fatto registrare rispetto al 2020 un passo indietro e anche per i primi mesi del 2022 si registra una ulteriore diminuzione .

Dove si fa più agricoltura biologica

Il 57% della SAU a biologico si concentra al sud, con l’incidenza più alta in Calabria, Toscana e Lazio. In cinque regioni si concentra il 55% di tutta la SAU a bio.

I produttori-trasformatori sono in crescita

Un dato interessante è che le aziende che producono e contemporaneamente trasformano (barra gialla nel grafico sotto) sono in crescita e questo la dice lunga sull’importanza di potenziare le filiere.

A conclusione dell’incontro di Ismea sono stati forniti anche alcuni suggerimenti per cercare di dare nuovo slancio al settore.

Il fatto che il settore del vino continui a manifestare una crescita rispetto a tutti gli altri, rafforza la convinzione che il biologico deve concentrarsi su produzioni agricole ad alto valore aggiunto, intercettato direttamente dal produttore, lasciando al convenzionale tutto il resto e soprattutto le cosiddette commodities che importiamo ancora per oltre il 50% dei nostri fabbisogni.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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