Agricoltura, Frascarelli: «La parola chiave della Pac 2020-2028 sarà ‘smart’»

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“Il futuro dell’alimentazione e dell’agricoltura”: così si intitola il documento programmatico della Commissione europea che ci dice come Bruxelles vede la nuova Pac 2020-2028 e come orienterà i sostegni finanziari destinati ai nostri agricoltori. Abbiamo chiesto ad Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia, il nostro maggiore esperto di Pac, qual è l’aspetto del documento che lo ha più colpito.

«Senza alcun dubbio – dice Frascarelli – la nuova parola chiave del documento citata più volte che è “smart“. È un termine inglese che non è facile da tradurre in italiano. Nella nostra lingua vuol dire tante cose insieme: intelligente, furbo, veloce».

Ma cosa significa per il mondo agricolo?

«Il concetto “smart” sta prima di tutto nella capacità dell’agricoltura di adattarsi ai cambiamenti dei mercati, di essere sostenibile, di utilizzare più tecnologia, di produrre alimenti sicuri, di qualità e diversificati».

Ma in concreto l’agricoltore come deve cambiare il suo modo di agire in campo?

«L’agricoltura smart deve far produrre di più con minori impatti e deve garantire redditi adeguati agli agricoltori. Per fare questo, la nuova Pac dovrà sostenere gli investimenti nella ristrutturazione, modernizzazione e diversificazione delle aziende agricole, diffondendo in maniera capillare le nuove tecnologie che sono le sole capaci di garantire il raggiungimento degli obiettivi della politica agricola europea post 2020».

Quali innovazioni in particolare?

«Prima di tutto l’agricoltura di precisione e i big data; quindi la Pac dovrà mettere a disposizione molte risorse finanziarie per sostenere la formazione e l’istruzione del mondo produttivo agricolo, e un ruolo sempre più centrale e importante lo assumeranno i consulenti e i ricercatori per mettere a disposizione del mondo operativo tutte le ultime conoscenze».

I sistemi intelligenti li abbiamo a disposizione, ma non sono ancora molto diffusi…

«È proprio su questo aspetto che la nuova Pac concentrerà molte risorse, perché lo sviluppo tecnologico e la digitalizzazione rendono possibili grandi avanzamenti in termini di efficienza, possono ridurre l’impatto ambientale/climatico dell’agricoltura e ridurre i costi per gli agricoltori. C’è urgente bisogno di affrontare la questione dell’accesso delle piccole e medie imprese agricole alla tecnologia digitale e ci saranno servizi specifici e mirati che forniranno conoscenze, consulenza, competenze e innovazione».

Con l’agricoltura smart, gli agricoltori faranno reddito?

«Si, senza alcun dubbio. D’altronde questa è la direzione, non ci sono alternative».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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