Roberto Bartolini16 Marzo 20225min21130

Agricoltura, la transizione ecologica può attendere (ma l’Ue non è d’accordo)

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«Non si tratta di modificare le scelte strategiche di transizione ecologica della nuova Pac, che sono sacrosante, ma di sospenderle». Parole finalmente condivisibili quelle del ministro dell’agricoltura Stefano Patuanelli, che però non trovano affatto d’accordo Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea con delega al green deal, che ha respinto qualsiasi idea di allentamento degli obiettivi di sostenibilità nella politica agro-alimentare dell’Ue. L’esecutivo comunitario sta alzando le barricate attorno alla riforma green della Pac e allora forse non ci rimane che fare per conto nostro, come d’altra parte stanno facendo Ungheria e Bulgaria che hanno bloccato l’export di cereali, infischiandosene dei patti europei.

Aumento degli aiuti accoppiati e stop al set aside

Il piano del ministro Patuanelli è il seguente:

  • aumentare la quota dei pagamenti accoppiati per le produzioni strategiche per le quali l’Ue non è autosufficiente, come proteine vegetali e cereali;
  • sospendere il set aside delle Efa (ecological focus area), rendendo immediatamente disponibili già per le prossime semine primaverili circa 200 mila ettari in Italia.

A nostro avviso bisognerebbe aggiungere altri tre punti:

  • sospensione del taglio del 30-50% previsto da qui al 2030 dal “Farm to fork” per i fertilizzanti e gli agrofarmaci, puntando sulla difesa integrata obbligatoria;
  • sospensione dell’aumento programmato per le superfici destinate alle produzioni biologiche;
  • sospensione del divieto all’uso di agrofarmaci nei nuovi eco-schemi 4 e 5 della Pac 2023.

Con l’innovazione, più produzione e meno impatto

Se a queste misure, che servono per incrementare la produzione per ettaro, affianchiamo un forte piano finanziario nazionale di sostegno all’acquisto e all’uso di nuove attrezzature e nuove tecnologie digitali, esteso anche ai contoterzisti, possiamo limitare da subito gli impatti ambientali, senza penalizzare la produttività che ci serve per non patire una carestia che è certa nel nostro orizzonte. Allora è questo il momento giusto per sfruttare i vantaggi che ci garantiscono tecniche come:

  • minima lavorazione, strip tillage e semina su sodo;
  • colture di copertura per limitare l’erosione e i compattamenti, aumentare le dotazioni di azoto nel terreno e limitare lo sviluppo delle infestanti;
  • semina, fertilizzazione, diserbo a dosi variabili in base alle caratteristiche sitospecifiche dei terreni;
  • DDS, sistemi di supporto alle decisioni per individuare i momenti ideali per i trattamenti fitosanitari e le irrigazioni;
  • mappatura del suolo e delle produzioni;
  • distribuzione sottosuperficiale di liquami e digestati

Due garanzie dello Stato: sui prezzi e sugli acquisti

Ma il governo, in una situazione eccezionale come quella che stiamo vivendo con le scorte alimentari ai minimi, deve garantire agli imprenditori agricoli due cose fondamentali:

  1. Un sostegno ai prezzi di mercato, nel caso in cui dovessero crollare al momento della risoluzione dell’attuale crisi internazionale.
  2. Un forte contributo per l’acquisto e la messa in campo dell’innovazione tecnologica e digitale.

Aumentare le superfici irrigue

Allargando poi un po’ l’orizzonte delle necessità impellenti, non c’è dubbio che occorre mettere mano a un piano per aumentare le superfici irrigue che in Italia, al momento, riguardano solo 3 milioni e 300 mila ettari. È già stato stanziato un miliardo di euro per l’intero sistema idrico italiano, ma bisogna fare di più. E poi ci vogliono i bacini di raccolta, perché non siamo in grado di intercettare l’89% dell’acqua piovana, con la eliminazione di tutti gli ostacoli burocratici e dei vincoli ambientali che li bloccano da decenni. Insomma, il cambiamento climatico e la siccità che stiamo già patendo in questi mesi impongono scelte più coraggiose.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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