Roberto Bartolini1 Settembre 20173min16040

Agricoltura, nove ibridi di colza che garantiscono buone rese

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Gli ibridi di colza che seminiamo in Italia provengono tutti dall’estero, quindi sono molto importanti i dati – pubblicati di recente dall’Informatore Agrario – sulle prove realizzate dal CREA di Ersa del Friuli in tre regioni: Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia e Marche.

Il differente comportamento degli ibridi di colza in uno stesso ambiente porta a scarti anche del 40%, e da questo ben si comprende che, se si sceglie l’ibrido sbagliato, reddito non se ne fa.

I migliori ibridi di colza

Tra tutti i tredici ibridi di colza messi a confronto, due si sono rivelati i migliori su tutti, indipendentemente dalla località di prova. Si tratta di Traviata (Kws) e di DK Exkio (Monsanto).

Altri ibridi di colza buoni e affidabili sono inoltre Kodiak (Kws), DK Sensei (Monsanto), Loki (Maisadour), Galia (Maisadour), Gordon (Kws) e DC 2015 (Maisadour).

Vediamo ora una sintesi del comportamento nei tre ambienti.

Semina nelle Marche

Se si semina nelle Marche, vincono quattro ibridi su tutti: Traviata e Kodiak con produzioni di oltre 4 t/ha e DK Sensei e Miranda con 3,90 t/ha. Il contenuto in olio più elevato è stato registrato da Miranda con oltre il 46%.

Semina in Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna, record produttivo per cinque ibridi di colza oltre 5 t/ha: DK Exkio, Menphis, Galia, Traviata, DK Sensei. Il più alto tenore in olio è stato ottenuto da Traviata con il 46,55%

Semina in Friuli Venezia Giulia

DK Exkio è stato l’ibrido migliore in Friuli Venezia Giulia, con 4,24 t/ha di granella e 1,62 t/ha di olio.

Come coltivare il colza

Per coltivare il colza, il terreno deve essere molto ben affinato e omogeneo. L’interfila occorre di 45-50 cm se si usa una seminatrice da soia oppure di 30 cm se si usa la seminatrice da grano. La profondità di semina è di 2,5 cm e la densità è variabile da 3,6 a 4,3 kg/ha di seme. Per quanto riguarda l’epoca di semina, occorre agire entro il 20 settembre, almeno al Nord Italia.

Due sono gli interventi da fare con l’azoto: a marzo con solfato ammonico da 2-3 ql/ha e ad aprile in levata con Urea a 2 ql/ha o nitrato ammonico a 3 ql/ha. Se ad aprile ai bottoni fiorali si riscontra il meligete o punteruolo, è bene un ulteriore intervento con piretroidi.

Infine, la raccolta va effettuata entro la prima decade di giugno, quando pianta e bacello virano dal verde al bruno-nero.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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