Agricoltura: se si passa dall’aratura alla minima, non è vero che si produce di meno

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Una leggenda metropolitana molto in voga presso coloro che non vogliono smettere di arare, recita che almeno nei primi due o tre anni, passando alla minima lavorazione e/o al sodo le produzioni di frumento e di mais diminuiscono. In effetti in alcuni casi, soprattutto in passato, le cose sono andate così, ma se poi si va ad analizzare tutto quello che è stato fatto in campo al posto dell’aratura, e l’agricoltore risulta sincero nella descrizione dei fatti, si scoprono tante magagne e tanti errori che hanno portato al risultato scadente.

Non sta scritto in nessun sacro testo che se si abbandona l’aratura si perdono quintali: tutto sta nell’azzeccare le mosse da fare dal punto di vista agronomico e a scegliere gli attrezzi giusti, che hanno una grande importanza nel determinare il risultato finale.

Cosa dicono le produzioni del mais di Kverneland Academy 2019

A supporto della nostra convinzione ritorniamo ai dati delle prove di Kverneland Academy 2019 sul mais da granella DKC 5830 di Dekalb (vedi articolo).

La prima riga della tabella, elaborata dal responsabile scientifico del progetto Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia, dimostra chiaramente che la “Minima 1” (cioè la preparazione del letto di semina con un solo passaggio di coltivatore Kverneland CTC sui residui colturali 2018, abbinata a dose variabile del seme) ha prodotto 99,4 ql/ha di granella secca, mentre la “Tradizionale 1” (cioè l’aratura e due erpicature per la preparazione del letto di semina abbinata alla dose variabile del seme) ha prodotto 94,4 ql/ha di granella secca, quindi di meno.

Kverneland CTC prepara il letto di semina del mais con un passaggio.
L’aratro Kverneland Variomat 2500 S che ha effettuato l’aratura.

Un successo già al primo anno su un terreno “molto forte”

Tutto ciò è avvenuto al primo anno di minima lavorazione, su un terreno che presenta il 40% di argilla ed è stato devastato da un’alluvione all’emergenza del mais e da una grandinata al momento della fioritura. Due disastri di annata che giustificano rese inferiori di almeno il 35% rispetto alla media aziendale in quella zona del mantovano.

Le produzioni di frumento foraggero e mais insilato

Ma i dati relativi alla Kverneland Academy 2018 su frumento foraggero e su mais insilato avevano espresso il medesimo risultato, sempre al primo anno di semina combinata del frumento e di minima e strip till per il mais. La produzione di frumento foraggero Ludwig era stata pari a 35,4 t/ha (produzione al 30% di sostanza secca) contro 39,2 t/ha della semina combinata in un solo passaggio di Kverneland u-drill.

La seminatrice combinata Kverneland u-drill che prepara il terreno e contemporaneamente semina il frumento e gli altri semi minuti.

Per quanto riguarda il mais insilato (ibrido DKC 6752), in aratura si è passati da 63 t/ha senza elettronica a 67,5 t/ha con seme e concime a dose variabile. La minima lavorazione con coltivatore CLC e erpice Qualidisc ha prodotto 67,9 t/ha senza elettronica e 69 t/ha con seme e concime a dose variabile. Infine, lo strip-till con Kultistrip ha prodotto 68,2 t/ha con seme e concime a dose variabile.

Il Kultistrip per la preparazione a strisce o strip till prima della semina del mais

Se non si innova, si perdono quintali e soldi

Dunque anche se ci si ferma solo alla produzione, è evidente che la semina combinata e la minima lavorazione nelle sue diverse applicazioni fanno produrre sempre di più rispetto all’aratura, e questo già al primo anno di applicazione. Se poi andiamo ad analizzare i costi e gli ammortamenti, il risultato economico finale parla ancora più chiaro: la redditività della minima lavorazione abbinata alla semina e concimazione a dose variabile consente di raddoppiare e in certi casi triplicare il reddito netto. Ma purtroppo gli agricoltori che sanno fare bene i conti sono pochi, e quindi…in tanti continuano ad arare e a non applicare l’agricoltura di precisione!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • augustino

    4 Agosto 2020 at 2:58 pm

    tutto interessante ma in pratica devi averi gli atrezzi giusti . nella mia zona provincia di venezia come ti muovi per capire se esistono tali atrezzature? Vanno bene nei nei terreni sabbiosi? Grazie per le risposte

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