Appena 28 ettari a seminativo, ma i conti tornano: ecco come
Piccolo è bello, tranne che in campagna? «Con i 28 ettari attuali di proprietà, rinunciando ai 17 ettari che conducevo in affitto, la PLV non cambia di molto, anzi». Così Luciano Lanza, imprenditore agricolo di Roverbella nel mantovano, fa i conti di un’annata contrassegnata da prezzi al di fuori della norma.
«Non guardiamo ai prezzi di mercato, soprattutto quest’anno: la mia stella polare rimane sempre lo stile di conduzione della terra».
Ci spieghi meglio.
«Chi dice che con 28 ettari di seminativi non c’è futuro e l’unica alternativa è affittare la terra o venderla, a mio parere perde una buona occasione per tacere».
Allora come si fa a non lamentarsi?
«Prima di tutto occorre metterci un grande impegno personale, cioè stare tutti i giorni “sul pezzo” e rimanere sempre aggiornati sui mercati, sulle tecnologie e sui mezzi tecnici. E io lo faccio da sempre, senza demandare ad altri. Poi occorre tracciare un percorso agronomico con una diversificazione colturale che non deve lasciare nulla al caso, e dove tutti gli interventi in campo devono essere fatti al momento giusto, evitando poi che le colture vadano in stress. Non è sempre facile, ma vi assicuro che è possibile. La tempestività in campagna è fondamentale ed è un concetto molto trascurato, ma bisogna avere anche le attrezzature giuste, senza mai esagerare con le potenze dei trattori, perché la terra va rispettata. Ormai da qualche anno su 10 ettari semino orzo da seme facendo seguire soia di secondo raccolto, e sui rimanenti 18 ettari mais da granella».
Produzioni e costi 2021
I suoi numeri del 2021?
«L’orzo da seme Meseta ha prodotto 96 ql/ha con un peso specifico di 71,80, il mais Pioneer 0937 ha prodotto 215 ql/ha di granella umida (pari a 187 ql/ha di secco) e la soia di secondo raccolto Pioneer 18 A 02 ha prodotto 45 ql/ha al 13% di umidità».
Sembrano produzioni ben al di sopra della norma.
«Con 28 ettari, se non si punta a massimizzare la produzione, allora è meglio cambiare mestiere».
D’accordo, ma poi bisogna vedere anche i costi…
«L’orzo mi è costato 1000 euro/ha, il mais 2050 euro/ha e la soia 1250 euro/ha. Teniamo conto del fatto che tutte le colture sono state irrigate a pioggia con il rotolone: sull’orzo due interventi per 40 mm complessivi, sul mais 11 interventi per un totale di 380 mm e sulla soia di secondo raccolto ho fatto ben 12 interventi per un totale di 350 mm».
L’irrigazione è una delle chiavi del successo
Il 2021 è stato un anno molto siccitoso, ma i suoi interventi sono stati comunque tanti. Perché?
«Saper dosare l’acqua e individuare i momenti giusti di intervento sono due segreti per produrre tanto, ma poi ci vuole anche un certo tipo di attrezzatura».
Parliamo del rotolone.
«Cinque anni fa ho investito su un rotolone Casella PLMP 180 con motore Volvo da 330 metri, che mi permette di soddisfare le esigenze delle colture anche in annate impegnative con il 2021, a costi molto bassi. Le perdite di carico non superano le 1,5 atmosfere e ogni millimetro di acqua che distribuisco mi costa 1,1 euro/ha. In questo costo c’è tutto, dall’ammortamento della macchina ai lubrificanti e carburanti, al tempo impiegato per gli spostamenti e il costo della mia manodopera. Questo rotolone è in grado di esprimere grandi performance: in 56 ore riesco a distribuire 40 mm di pioggia su tutti i 28 ettari».
Fare le cose per bene è difficile
Altri segreti agronomici?
«Tranne la raccolta, tutte le operazioni colturali sono di mia esclusiva competenza. Aratura a non più di 30 cm di profondità con un trattore da 130 cavalli con ruote gemellate o a bassa pressione, semina, concimazione e diserbi con un trattore New Holland TN 55, sempre equipaggiato per rispettare al massimo il terreno. Grande attenzione alla scelta varietale, alla lunghezza dei cicli vegetativi e al piano di concimazione, con particolare riguardo per azoto, fosforo e potassio, e diserbi e trattamenti fungicidi equilibrati e ben posizionati. E poi seguire tutti i giorni le colture, dall’emergenza sino alla maturazione, e saper fare bene i conti con una contabilità al massimo della precisione».
È vero che Luciano Lanza è un agricoltore con un livello di professionalità e una passione per il suo lavoro al di sopra della media, ma dalle lamentele continue che si levano dalle nostre campagne ci sorge il dubbio che davvero siano ancora tanti coloro che lavorano la terra commettendo tanti errori e tante disattenzioni, e per di più senza tenere una contabilità come Dio comanda. A questo punto, ognuno faccia da solo i conti economici. E chi si lamenta dovrebbe farsi una bell’esame di coscienza.
Un commento
Marco Vidali
7 Novembre 2021 at 5:14 pm
….molti agricoltori nella mia zona non hanno una mentalità scientifica…e considerano riprovevole studiare/andare a vedere i libri…