Cremona, 560 quintali di trinciato da un mais sott’acqua
«Il 10 giugno sono caduti in un giorno 250 millimetri di pioggia, allagando i campi di mais che era alla settima foglia. Un disastro, ma non ci siamo persi d’animo. Appena si è potuto, siamo entrati in campo operando una sarchiatura profonda, almeno a 15 cm di profondità e distribuendo 420 kg/ha di urea». Pier Ongini, agricoltore di Bordolano (Cremona), nell’area che quest’anno ha più sofferto per un susseguirsi di piogge devastanti, è riuscito a cavarsela egregiamente, rimettendo il mais nelle condizioni di riprendere il suo ciclo vegetativo, grazie a un arieggiamento del terreno operato con una sarchiatura profonda e con una buona dose di azoto, dal momento che quello distribuito precedentemente era stato dilavato.
«Ancora una volta si dimostra che se si interviene in campo con tempestività, azzeccando le mosse colturali adeguate, il raccolto lo si porta a casa anche in un’annata negativa come il 2024», dice Ongini.
Quanto ha prodotto il mais che era stato allagato? Risponde Ongini: «Su una trentina di ettari abbiamo prodotto una media di 562 ql/ha di trinciato di mais, con tenore di sostanza secca dal 30 al 33%. Vista l’annata, direi che è andata molto bene».
Sono molto indicativi anche i dati relativi alla qualità del trinciato: «Noi forniamo una grossa stalla e abbiamo fatto fare l’analisi di campioni prelevati alla raccolta», racconta Ongini. «Il contenuto di amido (fonte energetica fondamentale per le performance delle vacche da latte) si avvicina al 34% (33,7 % s.s.) e l’NDF (fibra neutro detersa), formata da emicellulosa, cellulosa e lignina, ha un valore molto elevato, pari al 48,9 % s.s. (a fronte di un range che va, solitamente, dal 35 al 45% della s.s.). Questo aiuta a mantenere una buonissima funzionalità ruminale e una produttività ottimale. Buono è anche il valore di ADL, cioè della lignina, risultando pari all’1,7 % s.s., che è ben al di sotto del range considerato ottimale (2,5-3,5 % s.s.). A bassi contenuti di lignina corrisponde un elevato apporto di emicellulosa, vale a dire zuccheri facilmente degradabili dai batteri ruminali. Questo dato dell’1,7% dunque è molto positivo, dimostrando l’ottimo stay green del nostro mais».
Avanti col mais anche nel 2025
Come sarà il prossimo programma colturale? Dice Ongini: «Per la prossima annata aumenteremo un po’ la superficie a frumento, ma il mais rimarrà la nostra coltura principale». E dire che molti agricoltori, visti i prezzi bassi della granella e gli alti costi colturali, sembrano intenzionati ad abbandonare il mais… «In effetti – conclude Ongini – chi produce granella e la deve vendere sul mercato, ai prezzi attuali va in perdita, ma noi produciamo trinciato di alta qualità destinato alle vacche da latte, e il conto economico è sempre positivo».
Un commento
Giorgio
13 Settembre 2024 at 6:24 pm
Sono dati falsati, solo su 5 ha, nn è attentibibile. Altro che avanti mais, indietro tutta!