Dal 2023 seminativi a rischio: il Mipaaf deve modificare il piano

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Si leva alta nel cielo la protesta di 13 importanti operatori economici che operano nelle filiere cerealicole (Assalzoo, Aires, Ami, Assalco, Assitol, Associazione Granaria Milano, Assosementi, Cap Ancona, Compag, Italmopa, Op Cereali, Origin Italia, Unicarve), con una lettera inviata al Mipaaf per chiedere di modificare alcune scelte relative alla prossima Pac 2023-2027 che rischiano di mettere in ginocchio i seminativi.

Le richieste riguardano tre capitoli del Piano strategico italiano della Pac che il Mipaaf, entro settembre, dovrà inviare nella versione definitiva a Bruxelles per l’approvazione.

  • Obbligo di rotazione. Il primo è l’obbligo della rotazione biennale delle colture che andrebbe mitigato con il ricorso alla diversificazione, come oggi è previsto nel greening e con l’autorizzazione all’utilizzo delle colture da sovescio. È assurdo che sia la politica a imporre cosa produrre all’agricoltore, mettendo vincoli che non hanno alcuna ragione né tecnica né economica.
  • Ecoschema. Il secondo elemento da modificare riguarda l’ecoschema specifico per i seminativi, con la sostituzione dell’impegno che prevede il divieto assoluto all’utilizzo dei prodotti fitosanitari, con il ricorso ad approcci alternativi come la difesa integrata rafforzata.
  • Sostegno accoppiato. La terza richiesta è una revisione mirata delle misure di sostegno accoppiato al reddito, prevedendo un intervento specifico a favore del mais, oggi escluso, oltre a misure per i frumenti e per i semi oleosi diversi dalla soia.

Salvaguardare il made in Italy

È necessario, scrivono nella lettera gli operatori, coniugare l’esigenza di migliorare la sostenibilità dell’agricoltura, con l’imprescindibile obiettivo di assicurare un livello accettabile di produzione di materie prime di base. Questo non solo per mettere al sicuro alcune produzioni strategiche del made in Italy agroalimentare, come la pasta, i formaggi tipici, i prosciutti e i derivati della carne di qualità, ma anche per salvaguardare la presenza degli agricoltori sul territorio.

Mipaaf ostaggio degli ambientalisti?

Va tenuto conto che tra il 2010 e il 2020 il numero delle aziende agricole italiane si è ridotto del 30% e da qualche anno si assiste a una forte diminuzione del livello di autosufficienza per il mais e per il frumento, senza contare il problema soia, che importiamo per oltre l’80% dei nostri fabbisogni e che, aggiungiamo noi, è tutta ogm. Di questo aspetto tengono conto le organizzazioni ambientaliste, animaliste e via dicendo, che stanno trovando fin troppa attenzione e ascolto da parte delle strutture ministeriali e che invece sembrano ignorare le giuste richieste del mondo produttivo agricolo. Tutto questo nel silenzio tombale da parte delle organizzazioni agricole.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Michele

    9 Settembre 2022 at 9:46 am

    Come mai per il riso, cioè per 2 regioni italiane (Lombardia e Piemonte) sono stati stanziati 72 milioni di euro per il sostegno accoppiato, e per il grano duro, tutto il centro sud, solo 91 milioni?
    Risultato 350€ a ettaro per il riso e 105 per il grano di sostegno accoppiato.

    Rispondi

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