Dalla Commissione UE i primi segnali di come sarà la nuova Pac post 2020

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Chi dà da mangiare ai 500 milioni di cittadini europei? I 22 milioni di addetti al settore agricolo, che custodiscono e mettono a coltura il 48% della superficie dell’Europa, ai quali si aggiungono 44 milioni di persone che operano nell’indotto.

Un punto fermo della nuova Pac post 2020, secondo il primo memorandum emesso nei giorni scorsi dalla Commissione UE, è che l’agricoltura europea potrà contare ancora su consistenti aiuti finanziari, anche se forse globalmente un po’ inferiori degli attuali.

Cosa chiedono i cittadini agli agricoltori

Il secondo punto è che gli agricoltori dovranno assecondare sempre più le necessità primarie espresse dai cittadini, che sono:

  • La sicurezza alimentare, cioè disporre di cibo in quantità sufficienti.
  • La sanità e la qualità degli alimenti.
  • La sostenibilità dei percorsi agronomici e tecnologici di trasformazione.

Una consultazione popolare realizzata dalla Commissione ha fatto emergere che il 92% dei cittadini intervistati pretende che la Pac sostenga quelle attività agricole che concorrono a salvaguardare l’ambiente, ma solo il 53% è d’accordo sul mantenimento degli aiuti diretti concessi agli agricoltori. Significativo è inoltre che l’81% di tutti gli intervistati abbia detto che è prioritario sostenere l’innovazione tecnologica in agricoltura.

Innovazione e agricoltura di precisione: due punti fermi

Proprio l’innovazione è un altro punto fermo del documento programmatico della Commissione, che diventa uno dei pilastri fondamentali della nuova Pac post 2020, intesa in particolare come smart farming, digitalizzazione e agricoltura di precisione.

Chi sta scrivendo le prime bozze della futura Pac ha chiaro il fatto che le nuove tecnologie oggi sono presenti in un numero limitato di aziende agricole e che soprattutto quelle con pochi ettari – che sono la stragrande maggioranza – hanno la necessità di più informazione, più formazione e sostegno economico all’investimento.

Conoscenza, innovazione e tecnologia: tre parole chiave

Dunque conoscenza, innovazione e tecnologia diventano le tre parole chiave della nuova Pac post 2020. E questi sono i “grandi benefici” che derivano dall’utilizzo della smart farming e dell’agricoltura di precisione:

  1. L’ottimizzazione delle operazioni agronomiche.
  2. L’accesso in tempo reale a informazioni chiave per poter lavorare in campo in maniera mirata e sostenibile.
  3. L’aumento della qualità globale dei prodotti.
  4. Il benessere e la sanità degli animali allevati.
  5. La diminuzione del consumo di acqua.
  6. Il taglio ai costi di produzione.
  7. L’informazione dettagliata e in tempo reale su ciò che si fa in campo.
  8. La riduzione degli impatti su terreno e ambiente.

Come cambieranno gli aiuti diretti

Il 20% degli agricoltori europei riceve l’80% dei pagamenti diretti dell’attuale Pac e molti di essi non sono agricoltori a tempo pieno o gestiscono aziende di tipo familiare, più che professionale. La Commissione UE considera questo fenomeno una vera e propria ingiustizia sociale che va affrontata seguendo due strade possibili:

  1. Stabilire un “capping”, cioè un tetto agli aiuti diretti tra 60.000 e 100.000 euro oltre al quale non si va.
  2. Focalizzare gli aiuti su chi effettivamente lavora e vive di agricoltura.

Allo stesso tempo si dovrebbe ristabilire una maggiore equità anche tra gli Stati membri, che ricevono oggi un monte aiuti molto differente da nazione a nazione.

Infine c’è il grande tema delle filiere e della collaborazione tra diversi attori del comparto. Già l’attuale Pac offre incentivi molto interessanti per coloro che si mettono insieme per portare avanti un progetto operativo comune, ma sappiamo bene che, nell’Italia dei campanili, queste opportunità vengono spesso disattese lasciando per strada una montagna di euro.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


2 commenti

  • Giovanni Gazzotti

    14 Novembre 2017 at 1:39 pm

    Mi dedico da 30 anni alla assistenza tecnica nelle aziende agricole e mi rendo conto che questo settore necessita di una svolta professionale.Il tecnico o consulente come abbiamo voluto recentemente nominarlo deve essere svincolato completamente dalle strutture di vendita anche se cooperative.Questo si collega alla necessità di modernizzare e rendere competitiva anche l’informazione in campo.

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  • AZ PARADISO CATTANEO

    15 Novembre 2017 at 9:17 pm

    Interessante articolo anche se da agricoltore ritengo sia doveroso affrontare il tema da più angolazioni.Il tema di fondo è che stiamo producendo più di quelli che consumiamo. Anche se poi i dati FAO ci dicono che 800mln di persone nel mondo soffrono la fame i governi dei paesi del terzo mondo richiedono armi invece di cibo e medicinali .Altro tema nella UE la PAC ha la coperta corta in quando gli ultimi entrati godono degli stessi aiuti di chi la CEE l ha costruita negli anni. Stessi diritti ma doveri differenti quindi.Ha ragione il cittadino a chiedere sostenibilità, ma a quale prezzo?

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