Dopo i successi della minima lavorazione, Pasotti diventa il pioniere dello strip-till

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«Solo da una decina di anni mi sono dedicato con grande passione all’agricoltura e all’allevamento, e il fatto di non essere nato agricoltore credo mi abbia avvantaggiato molto». Così si presenta Marino Pasotti, proprietario della Società Agricola Le Colombaie (Visano, Brescia). «Ho verificato in questi anni che avere la testa libera da pregiudizi è fondamentale per impostare un’attività agricola nel segno dell’innovazione tecnologica e della managerialità, che è l’unica strada da percorrere se si vuole fare reddito. Quando arrivai in questa azienda la prima cosa che ho fatto è stata la sistemazione dei campi, con l’accorpamento e il livellamento degli appezzamenti che erano frazionati in tanti fazzoletti di terra; dopodiché ho installato dodici macchine semoventi per l’irrigazione, sia pivot sia ranger. In tutto sono oltre 300 ettari che coltivo con frumento foraggero, mais, soia e sorgo, nonché una stalla con 1900 capi di Frisona dei quali 1000 in mungitura. Produco latte di alta qualità per Granarolo e nonostante tutto sono soddisfatto».

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Marino Pasotti, proprietario della Società Agricola Le Colombaie di Visano (Brescia).
Marino Pasotti, proprietario della Società Agricola Le Colombaie di Visano (Brescia).

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Trovare un allevatore da latte che si dice soddisfatto è davvero una rarità….!

«Non c’è dubbio che ero più contento con un prezzo del latte diverso dall’attuale; tuttavia devo confessare che se si lavora in campo e in stalla con la dovuta professionalità, i margini ci sono ancora. È inutile piangersi addosso quando si vedono ancora tante stalle carenti nelle strutture e nelle attrezzature, dove le vacche non possono stare bene e quindi non possono dare quello dovrebbero. Per non parlare della gestione dei terreni e delle colture, che sono aspetti fondamentali per far quadrare i conti».

Marino Pasotti alleva 1900 capi di Frisona in stalle che assicurano il totale benessere agli animali.
Marino Pasotti alleva 1900 capi di Frisona in stalle che assicurano il totale benessere agli animali.

Pasotti, parliamo allora della gestione del terreno…

«Su metà superficie adotto da anni la minima lavorazione e quest’anno ho voluto acquistare due attrezzature che ritengo all’avanguardia: il Kverneland CLC Pro con Combidisc e rullo Actipack da tre metri, che ha già lavorato su oltre 100 ettari con ottimi risultati per la preparazione del letto di semina autunnale, e il Kverneland Kultistrip a sei file, che è la prima attrezzatura di questo tipo che c’è al momento in zona ed è destinata alle colture estive come mais e soia».

Dunque crede anche lei nella lavorazione a strisce, il famoso strip till.

«Sì, sono convinto che la lavorazione a strisce porti molti vantaggi alla struttura e alla fertilità del terreno. È un’altra innovazione che voglio portare in azienda. Noi, grazie al nostro sistema di irrigazione, otteniamo già rese molto elevate per tutte le colture, ma ritengo che si possa sempre fare meglio e il Kultistrip ci dovrebbe dare delle soddisfazioni in questo senso. Inoltre questa attrezzatura di Kverneland è dotata di un sistema di regolazione molto accurato su tutti i diversi organi di lavoro e quindi dovrebbe garantire una perfetta adattabilità anche in presenza di terreni molto diversi tra loro».

Il Kverneland CLC Pro dal telaio di 3 metri, con una sistemazione asimmetrica delle tre file di denti e il rullo Actipack con il sistema di coltelli ammortizzati tra un disco e l’altro per una perfetta frantumazione delle zolle.
Il Kverneland CLC Pro dal telaio di 3 metri, con una sistemazione asimmetrica delle tre file di denti e il rullo Actipack con il sistema di coltelli ammortizzati tra un disco e l’altro per una perfetta frantumazione delle zolle.
Il Kverneland Kultistrip a sei file appena arrivato in azienda, che servirà a preparare il terreno per la semina di mais e soia.
Il Kverneland Kultistrip a sei file appena arrivato in azienda, che servirà a preparare il terreno per la semina di mais e soia.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Mottese

    10 Novembre 2015 at 4:06 pm

    Una realtà straordinaria. Si parla però di un’azienda in cui si sono investiti milioni di euro in’attrezzature. Avendo a disposizione certi budget si fa presto ad essere innovativi. Non oso immaginare all’investimento necessario a dotare di pivot 300 ha, o per costruire una stalla da 2000 vacche. Sono cose che le aziende normali possono solo sognarsi, e anche il fatto che il proprietario non sia nato agricoltore fa capire che i capitali investiti non provenissero all’epoca da attività agricola.

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