Gestione delle infestanti e minima lavorazione: attenti a come usare il Glifosate

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Oltre a evitare il compattamento del terreno e a gestire bene i residui colturali lasciati in superficie, l’agricoltura conservativa richiede anche una corretta gestione delle infestanti per non avere sorprese spiacevoli nel corso della coltivazione.

Mauro Agosti di Condifesa Lombardia Nord Est suggerisce una serie di indicazioni di estrema utilità nell’uso del Glifosate, che è il principale alleato dell’agricoltore conservativo, a patto che la sua gestione sia fatta bene. Secondo Agosti, benché non risolutivo, un trattamento di controllo delle malerbe prima della lavorazione minima o della semina su sodo è spesso consigliabile anche al fine di una migliore gestione successiva della flora infestante la coltura.

Leggere molto bene l’etichetta

Poiché sul mercato esistono diverse formulazioni commerciali, occorre verificare con attenzione le dosi di applicazione e l’eventuale presenza di coadiuvanti nel formulato stesso; oppure, in caso contrario, provvedere ad aggiungerli separatamente. L’etichetta riporta inoltre altre importanti indicazioni e prescrizioni relative all’impiego del formulato.

Assorbimento e traslocazione

L’assorbimento e la traslocazione sono massimizzati su piante giovani e in attiva fase di crescita. Per questa ragione bisogna attendere la ripresa vegetativa, ma non ritardare troppo l’applicazione, con il rischio poi di non riuscire a controllare adeguatamente alcune infestanti già troppo sviluppate. Il mancato controllo totale è inoltre il miglior modo per selezionare ceppi resistenti. In alcuni casi il controllo è migliore quando le infestanti si trovano in prossimità della fioritura, ma questo espone al rischio che alcuni semi già maturi siano già caduti a terra o che non si riesca a intervenire nel momento ideale, riducendo i risultati.

Quando è bene fare il trattamento

  • Non trattare con temperature troppo basse.
  • Non è consigliato intervenire con temperature medie giornaliere inferiori a 10°C.
  • Se le temperature notturne tendono a scendere o se si proviene da un periodo freddo, attendere che le condizioni si stabilizzino. Le infestanti non sono in attiva crescita con queste temperature e la traslocazione del prodotto sarebbe comunque troppo lenta. Alle basse temperature, inoltre, alcune malerbe attivano dei sistemi di protezione dal gelo che interferiscono con l’attività erbicida.

La luce è un fattore molto importante

Trattare di giorno e con cielo sereno. La luce è molto importante per stimolare la crescita della pianta e quindi l’attività erbicida del Glifosate. Evitare di trattare con cielo nuvoloso, in prossimità di piogge (entro alcune ore dal trattamento) e nel pomeriggio se non vi sono almeno 4 ore di luce disponibile dopo il trattamento.

Quali coadiuvanti aggiungere

Se non sono già presenti nel formulato (leggere bene l’etichetta!), occorre prevedere l’aggiunta di Solfato ammonico e di un bagnante.

Il primo ha la funzione, soprattutto in caso di utilizzo di acque dure, di favorire l’assorbimento e l’attività della molecola del Glifosate, che può essere inattivata dagli ioni di calcio, magnesio e ferro presenti nell’acqua. Il Solfato ammonico va aggiunto in una quantità nell’ordine del 2-3% e deve essere introdotto nel serbatoio e mantenuto in agitazione per alcuni minuti prima di aggiungere il Glifosate.

Un surfactante ionico ha invece la funzione di favorire la penetrazione attraverso le cere della cuticola, soprattutto in alcune specie.

Controllare bene il pH della miscela

Il valore di pH è importante ai fini della stabilità della molecola del Glifosate e dovrebbe essere compreso fa 3,5 e 5. L’aggiunta del solfato ammonico aiuta l’abbassamento del pH, ma in presenza di acque dure occorre aggiungere uno stabilizzatore di pH o dell’acido citrico per portare il pH nel range ottimale. Per aumentare l’efficacia del trattamento su alcune specie difficili da controllare con il solo Glifosate, alla miscela può essere aggiunto del’Amitrole.

Attenzione a trattare nel momento giusto

Le tempistiche del trattamento, come detto, devono essere individuate in funzione dello stadio di sviluppo delle infestanti o della cover crop e in funzione della presunta epoca di lavorazione o semina. Trattamenti troppo anticipati potrebbero comportare la comparsa di nuove infestanti nate dopo il trattamento, ma queste generalmente non interferiscono con le operazioni di lavorazione e/o semina successive, e il loro controllo rientra poi nella gestione integrata delle infestanti della coltura. È tuttavia importante non attendere troppo prima di intervenire su infestanti già troppo sviluppate e quindi più difficili da controllare.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


5 commenti

  • elisabetta

    4 Gennaio 2016 at 10:29 pm

    Ma non sarebbe anche il caso di dire che il Glifosate è una sostanza che alcuni studi internazionali hanno già definito cancerogena? Da figlia di agricoltori e da consumatrice di biologico mi domando se l’agricoltura italiana vuol davvero arricchire solo le multinazionali che producono queste merci. Mi piacerebbe che gli agricoltori trovassero altri alleati, che questi!

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    • Roberto Bartolini

      5 Gennaio 2016 at 9:26 am

      Gentile Elisabetta, la finalità dell’articolo è quella di fornire esclusivamente indicazioni tecniche operative su un prodotto diserbante che è indispensabile se si attuano determinate pratiche agronomiche. Poi ognuno è libero di scegliere il percorso colturale che ritiene più consono alle proprie convinzioni e ai propri obiettivi.

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  • Giampaolo

    20 Agosto 2018 at 7:48 pm

    Quando si tratta di salute pubblica, anche il minimo dubbio dovrebbe essere tenuto in massima considerazione. In questo caso si tratta di molto più di un piccolo dubbio, e che il Glifosate sia cancerogeno è molto più di una convinzione personale, se in America è stato riconosciuto un indennizzo record per un malato terminale di cancro che abitualmente usava per il suo lavoro il diserbante in questione. Gli agricoltori coscienziosi e responsabili dovrebbero sapersi regolare di conseguenza, per la loro salute e per quella di tutti i consumatori dei loro prodotti.

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    • Pippo

      29 Aprile 2019 at 2:24 am

      Mio cugino faceva l’idraulico e dopo alcuni anni gli è venuta una cisti sul collo, avesse fatto l’imbianchino non gli sarebbe successo nulla!

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      • Pippo

        7 Giugno 2020 at 8:18 pm

        In fabbrica dove lavoravo tanti anni fa, si utilizzavano, per fabbricare i tubi a microonde per uso militare, alcune sostanze a bassa radioattività, seppur potenzialmente pericolose. Su 2.000 dipendenti ci fu un caso di leucemia c’è fu subito attribuito alle lavorazioni del reparto. Scioperi ad oltranza e trattative sindacali che durarono anni, per un sospetto caso su 2.000 dipendenti che da oltre 25 anni lavoravano in azienda.

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