Grano tenero, 7 anni di confronto tra aratura e minima lavorazione

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Confronto tra minima lavorazione a 15 cm di profondità e aratura a 30 cm di profondità, per sette anni su terreni situati in provincia di Torino, sia limosi sia di medio impasto. Due sistemi di lavorazione applicati al frumento tenero in successione al mais da granella e realizzate dal team di Amedeo Reyneri dell’Università di Torino. Questi i contenuti di una importante ricerca i cui risultati sono stati pubblicati di recente dalla rivista L’Informatore Agrario, e che sintetizziamo qui di seguito.

Produttività

I livelli produttivi con minima lavorazione e aratura sono simili, con una media per entrambe le tipologie di lavorazione di 7,8 t/ha di granella. La minima lavorazione bilancia la minore densità di spighe alla raccolta con un peso 1000 semi superiore del 5% rispetto al frumento su aratura. Il processo di senescenza del grano su minima lavorazione è più progressivo durante le fasi di maturazione, garantendo una migliore nutrizione e riempimento della cariosside.

Consiglio operativo: chi semina grano tenero su minima lavorazione deve scegliere varietà con maggiore capacità di accestimento ed evitare semine tardive, soprattutto nei terreni freddi per non compromettere una buona densità di spighe. È inoltre opportuno aumentare del 10-15% la quantità di seme rispetto a quella che si usa su aratura.

Fusariosi della spiga

La minima lavorazione con precessione mais può determinare una maggiore suscettibilità del grano agli attacchi fungini.

Consiglio operativo: è indispensabile il trattamento fungicida alla fioritura, che riduce del 50% la contaminazione da DON, consigliabile anche se si effettua l’aratura. I dati di campo indicano che nel caso di nessun trattamento fungicida il grano tenero su aratura ha prodotto 72 ql/ha e quello su minima 73 ql/ha. Mentre nei campi dove è stato effettuato il trattamento fungicida alla fioritura, il grano su aratura ha prodotto 85 ql/ha e quello su minima 84 ql/ha.

Septoriosi fogliare

L’aratura ha comportato una maggiore incidenza di attacco della septoria rispetto alla minima lavorazione. La minore suscettibilità alla malattia fogliare del grano su minima potrebbe derivare da una sorta di biocontrollo collegato ai residui colturali, la cui presenza andrebbe a favorire specie fungine come il Fusarium, a scapito degli agenti della septoriosi. Il minore sviluppo della septoriosi sulla foglia a bandiera contribuisce al mantenimento del verde nelle fasi finali del ciclo colturale, favorendo un maggiore accumulo delle cariossidi e un maggiore peso dei 1000 semi che è sempre stato rilevato sui frumenti coltivati su minima lavorazione.

Consiglio operativo: è opportuno posizionare i trattamenti fungici alla fioritura piuttosto che intervenire a fine levata-botticella.

Avanti con la minima lavorazione senza indugi

Anche questa importante sperimentazione di pieno campo dimostra come l’adozione della minima lavorazione al posto dell’aratura, pur con alcuni accorgimenti operativi molto semplici, porta solo a vantaggi economici: la riduzione del consumo del carburante dal 50 all’80% e alle ore di lavoro, senza contare i numerosi vantaggi ambientali quali il contenimento delle emissioni, un maggiore accumulo di sostanza organica nel suolo, la riduzione delle erosioni superficiali e un miglioramento della struttura e della portanza dei terreni. Non per nulla, tutti i PSR regionali premiano con sostanziosi contributi a ettaro gli agricoltori che adottano per più anni le minime lavorazioni.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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