Roberto Bartolini19 Febbraio 20184min10030

Il mais ogm non è pericoloso per la salute: è il verdetto di 21 anni di ricerche

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Ci volevano tutta la pazienza e la professionalità di un pool di ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Università di Pisa per analizzare 11.699 dati, pubblicati su riviste scientifiche e frutto di 21 anni di ricerche effettuate in tutto il mondo, per arrivare alla conclusione che il mais ogm non è dannoso per la nostra salute. Ma non solo questo, perché le ricerche dimostrano che gli ogm addirittura fanno bene, dato che risultano di gran lunga meno contaminati dalle micotossine come le fumonisine, che rendono la metà del nostro mais inutilizzabile per l’alimentazione umana.

Meno contaminazioni da micotossine

In particolare fumonisine e tricoteceni, sostanze pericolose in gravidanza e potenzialmente cancerogene, risultano più basse del 30,6% e del 36,5% nel mais ogm. Il fenomeno si spiega facilmente, come dice Laura Ercoli della Scuola Superiore Sant’Anna in una recente intervista a La Repubblica: le tossine sono prodotte da funghi che si sviluppano sulle piante danneggiate dagli insetti e gli insetti sono proprio il target della modificazione genetica della pianta di mais, che è fatta apposta per resistere ai loro attacchi. E di converso sugli insetti non dannosi non si sono mai verificati effetti significativi.

Produzioni sempre superiori al mais convenzionale

Altro aspetto importante per gli agricoltori è che il mais ogm produce sempre tra il 6% e il 24,5% in più degli ibridi non ogm più moderni, quindi con una ricaduta positiva decisamente importante sul bilancio economico della coltura. Persino Carlin Petrini, fondatore di Slow Food che da sempre si è battuto contro il mais ogm, ha festeggiato la notizia con questa frase: «Se la notizia verrà confermata, è bellissimo!».

Ora gli organismi competenti diano il via libera alla coltivazione

Mai prima d’ora si era arrivati a queste conclusioni: bastava analizzare con attenzione e competenza il lavoro degli scienziati di tutto il mondo e noi italiani lo abbiamo fatto. Ci auguriamo ora che a questo primato italico seguano azioni concrete da parte del nostro Ministero dell’agricoltura e degli altri organi competenti, i quali di fronte all’evidenza scientifica si dovranno decidere a dare al via libera anche in Italia alla coltivazione del mais ogm.

Infatti, perché mai dovremmo privare i nostri agricoltori di una occasione così ghiotta per tornare finalmente competitivi a livello mondiale e ridare al mais quel milione e mezzo di ettari che occupava negli anni 80 e 90? Perché mai dovremmo rinunciare alla grande occasione di limitare le importazioni di mais estero e così dare ancora più forza commerciale al nostro made in Italy? E infine, perché mai dovremmo non seminare un mais più sano e sicuro per il consumatore rispetto a quello che raccogliamo oggi?

Ci auguriamo che almeno questa volta l’Italia superi il vezzo di farsi del male.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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