Il mais può aumentare la sua redditività, ma occorre abbandonare le consuetudini

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Il potenziale genetico del mais non viene sfruttato al meglio dall’agrotecnica: questo significa che, da quando mettiamo il seme nel terreno in avanti, con una certa frequenza non riusciamo a mettere la piante nelle condizioni per estrinsecare le sue grandi potenzialità, e così una parte della granella che potremmo raccogliere non viene prodotta dalla pianta.

Amedeo Reyneri, insieme al suo gruppo di agronomia all’Università di Torino, e Mauro Agosti del servizio tecnico Condifesa Lombardia Nord Est hanno delineato una serie di consigli agronomici molto utili per ripensare, in chiave di massima redditività, la coltivazione del mais.

Le lavorazioni del terreno

Minima lavorazione e strip-till, al posto delle tradizionali arature ed erpicature, permettono di risparmiare dal 40% al 60% dei costi di lavorazione aumentando le capacità lavorative dei cantieri. Questo significa che si possono attendere le condizioni climatiche migliori per entrare in campo, dato che le operazioni sono molto più veloci.

La minima lavorazione effettuata con attrezzature innovative consente una perfetta preparazione del letto di semina in tempi brevi.
La minima lavorazione effettuata con attrezzature innovative consente una perfetta preparazione del letto di semina in tempi brevi.
La tecnica dello strip-till o lavorazione a strisce è una nuova opportunità per abbinare una minima lavorazione al mantenimento in superficie di almeno la metà dei residui colturali che miglioreranno la fertilità del suolo.
La tecnica dello strip-till o lavorazione a strisce è una nuova opportunità per abbinare una minima lavorazione al mantenimento in superficie di almeno la metà dei residui colturali che miglioreranno la fertilità del suolo.

L’importante è evitare calpestamenti al suolo nei momenti della raccolta, adottare le opportune rotazioni, gestire bene i residui colturali e scegliere le attrezzature idonee a effettuare la minima lavorazione, perché non sono affatto tutte uguali.

L’applicazione del sodo invece non si addice al mais, perché è una tecnica che non garantisce livelli di resa adeguata.

Aumentare il numero di piante all’ettaro

Più piante ci sono in campo, più il mais produce. 10 piante/mq per ibridi tardivi e 12 piante/mq per ibridi precoci, con semine a diamante e interfila a 45-50 cm, portano a incrementi produttivi superiori al 10% rispetto alla densità consueta di 7 piante/mq.

Ma per raggiungere questi obiettivi occorrono ibridi adatti all’alto investimento (tutte le principali case sementiere li indicano nei loro cataloghi) e l’adozione di un percorso agronomico che eviti gli stress al mais; quindi grande attenzione all’irrigazione e alla concimazione, ma anche alla difesa.

Per aumentare l’investimento del mais occorre disporre di seminatrici adatte con la possibilità di interfila a 45 cm e semina a diamante, cioè a file sfalsate, per evitare la concorrenza tra le piante nell’assorbimento di acqua e nutrienti.
Per aumentare l’investimento del mais occorre disporre di seminatrici adatte con la possibilità di interfila a 45 cm e semina a diamante, cioè a file sfalsate, per evitare la concorrenza tra le piante nell’assorbimento di acqua e nutrienti.

Seminare tempestivamente e aumentare il vigore di partenza

La presenza sul mercato di ibridi capaci di resistere ai ritorni di freddo e con un ottimo vigore di partenza offre la possibilità di seminare il mais quando nel suolo ci sono i fatidici 10 gradi.
Seminare tempestivamente vuol dire far sfruttare al mais tutta la radiazione solare ed evitare che la fioritura coincida con il periodo di massimo calore estivo.

Per avere successo con le semine tempestive, è opportuno effettuare una concimazione localizzata “starter” con concimi binari contenenti azoto e fosforo, oppure fosfo-azotati abbinati a geoinsetticidi e a microelementi come lo zinco, da distribuire con il microgranulatore.

Potenziare le difese delle piante

A parte la concia del seme, indispensabile per difendere la plantula nella prima fase del ciclo vegetativo, risultano indispensabile il trattamento contro la piralide e i trattamenti fungicidi recentemente autorizzati su mais che, oltre a difendere dalle malattie, aumentano lo stay green (foglie verdi e sane) del mais.

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Più efficienza nella distribuzione dell’acqua

Gli impianti di microirrigazione con ali gocciolanti superficiali collocate a una distanza di 140 cm le une dalle altre, con gocciolatori distanti circa 30 cm e portate da 1 a oltre 2 litri/ora e adacquate ogni 3 giorni, mostrano grandi vantaggi rispetto agli altri sistemi di distribuzione. Oltre ai risparmi energetici, si ottiene la massima efficienza nella distribuzione dell’acqua, con aumenti di produzione soprattutto se in abbinamento si attua la fertirrigazione con 4-5 interventi e apporti di 80-150 kg/ha di azoto, dall’inizio della levata sino all’inizio della maturazione lattea.

Molto interessante, anche se richiede un investimento importante, l’adozione della subirrigazione con le ali gocciolanti interrate alla profondità tra 30 e 40 cm e distanti tra loro 100-120 cm. È evidente che, se si adotta questa soluzione, è indispensabile applicare ogni anno la minima lavorazione per non danneggiare l’impianto che ha una durata di almeno 20 anni e che garantisce risultati produttivi superiori a tutti gli altri sistemi.

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L’ala gocciolante stesa in superficie costituisce un sistema innovativo e vincente per l’irrigazione del mais. In alternativa c’è la posa interrata della microirrigazione.
L’ala gocciolante stesa in superficie costituisce un sistema innovativo e vincente per l’irrigazione del mais. In alternativa c’è la posa interrata della microirrigazione.

In conclusione, occorre un progetto globale

Da quanto esposto in questo articolo deve emergere un dato di fondo da tenere ben presente: se si adotta un’innovazione, anche tutto il resto del percorso agronomico va ripensato e adeguato, poiché la soluzione finale vincente nasce da una perfetta integrazione delle diverse azioni che si fanno in campo, dalla gestione del suolo sino alla raccolta.

Quindi ancora una volta esortiamo chi ci legge a indirizzarsi verso un’innovazione di sistema, riconsiderando in chiave critica ciò che ciascun imprenditore fa come consuetudine e che può essere migliorato.

L’applicazione corretta di nuovi sistemi di coltivazione comporta sempre un aumento di efficienza dei fattori di produzione, che significa aumento delle rese e razionalizzazione dei costi. Su questo fronte abbiamo ancora margini di miglioramento percorribili.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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