Il sodo sui terreni argillosi? Si può: parola di chi lo fa
Per dimostrare ulteriormente la convenienza del sodo e la possibilità di praticarlo su qualsiasi tipo di terreno, oggi abbiamo deciso di dare voce a due imprenditori del settore agricolo che possono offrire una preziosa testimonianza.
[blockquote style=”2″]Il sodo è una filosofia produttiva che pretende il massimo rispetto delle regole agronomiche e va benissimo su qualsiasi tipo di terreno. L’importante è che non sia stato calpestato. In troppe annate osservo con rammarico erpici rotanti al lavoro che sollevano nuvole di polvere da quanto la terra è secca e fanno spendere una montagna di euro con più passaggi sul terreno per affinare il letto di semina. La semina diretta sul residuo invece permette di avere sempre la giusta umidità, condizione necessaria per ottime emergenze. Le nostre produzioni? Frumento tenero e duro su sodo producono mediamente 78-80 ql/ha!
Angelo Taddei, azienda agricola Cavicchi (Bologna)[/blockquote]
[blockquote style=”2″]Da tredici anni facciamo sodo su frumento dopo che per alcuni anni abbiamo adottato la minima lavorazione. All’inizio le produzioni sono diminuite un pò rispetto all’aratura, ma dopo i primi tre anni di sodo si sono assestate e poi sono cominciate a salire. Per fare sodo non si può improvvisare da un anno all’altro, ma occorre programmare, e se il terreno è calpestato o presenta ristagni è opportuno passare all’anno successivo, cercando di prevenire questi fenomeni che compromettono la buona riuscita del sodo. Dopo anni di sodo noto che il frumento aumenta il peso specifico della granella e il terreno risulta più fertile e più soffice, con un’ottima portanza. La riduzione dei costi rispetto all’aratura? Almeno 300 euro in meno per ettaro.
Mario Terreni, contoterzista in Toscana[/blockquote]
Guardiamo con attenzione ai nuovi PSR
Si tratta di due testimonianze da zone “difficili”, l’Emilia-Romagna e la Toscana, dove il sodo tra qualche mese beneficerà di forti incentivi attraverso le misure agroambientali (misura numero 10) dei nuovi PSR.
Perché le Regioni riservano alcune centinaia di euro all’ettaro per coloro che passano dalle lavorazioni tradizionali alla minima e al sodo? Per sostenere le mancate produzioni, solo di alcuni quintali se si fanno le cose per bene, che si potrebbero verificare nei primi tre anni di “transizione”. Il terreno infatti deve ritrovare un suo nuovo equilibrio e occorre un po’ di tempo, ma una volta assestatosi, la gestione della terra diventa più facile e i costi si abbassano.