La follia dell’aratore: distruggere la fertilità dei terreni con costi enormi

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Era il 1943 e non si parlava ancora di minima lavorazione e di sodo, ma Edward H. Faulkner in un suo mitico libretto (dal titolo originale Ploughman’s Folly) sosteneva che l’uso universale dell’aratro è stato responsabile del tasso di erosione del suolo che l’America in quegli anni stava vivendo. «Nessuno – scriveva Faulkner – ha mai avanzato una ragione scientifica per l’aratura».

In effetti questo è vero, anzi tutti gli studi agronomici degli ultimi decenni, nonché le pratiche quotidiane delle migliaia di agricoltori in Italia e dei milioni nel mondo che hanno messo l’aratro in soffitta, confermano che arare in profondità (45-50 cm e oltre) – come testimoniato dalle foto che pubblichiamo scattate in Emilia – fanno molto male al terreno.

Zolle grandi come frigoriferi prodotte da un aratro trainato da un Caterpillar nella prima collina emiliana.
Questa lavorazione profonda è devastante per la fertilità e ha un costo elevatissimo, anche per le successive operazioni di affinamento.

Guardate le dimensioni di queste zolle prodotte dal “folle aratore emiliano”, che poi dovranno essere sminuzzate con passaggi e passaggi di erpice rotante: ciò comporta tanto gasolio e notevoli emissioni in atmosfera, e l’addio alla fauna terricola distrutta da questo passaggio devastante dell’aratro. E tutta la sostanza organica? Svanita nel nulla, anno dopo anno.

Ma a questo agricoltore, come a tanti altri convinti aratori, di ciò non importa nulla. I nonni e i padri aravano e quindi anche loro l’aratro non lo abbandonano. Si è sempre fatto così… Guai a cambiare, anche se ci si lamenta che con i prezzi attuali non si guadagna nulla!

Ma i conti, cari aratori, li avete fatti? Di certo non come si dovrebbero fare.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


44 commenti

  • Claudino

    31 Agosto 2018 at 8:01 pm

    Io folle aratore ho raccolto 104 q/ha di sorgo, il mio confinante vs seguace 68 q/ ha, stessa qualità e concimazioni simili…….abbiamo gli aratri gia ammortizzati da anni e nei ns terreni se non facciamo una ripuntatura a 60-70 cm e una aratura di 30-35 cm questi sono i risultati. Meglio qualche litro di gasolio che una stupenda attrezzatura che non ammortizzeremo mai……noi folli i conti li facciamo così

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    • Ugo bertuzzi

      18 Ottobre 2018 at 12:40 pm

      Hai ragione, io sono di Brescia quelli che 5 anni fa hanno messo l arato in soffitta, sono andati a riprenderlo altrimenti non producono più

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    • carmelo

      29 Ottobre 2020 at 1:22 pm

      l’articolo è scritto in italiano e parla di arature profonde e non contro l’aratura tradizionale che effettua tutto il resto d’europa

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  • Siro

    3 Settembre 2018 at 9:10 pm

    Certamente che non bisogna laureati per sapere queste cose, da anni gli agricoltori lo sanno , ma forse studiando il professore non ha capito che lavorare la terra non servono i libri ma l’olio di gomito e conoscenza della terra forse entrando in un centro studi per laurearsi ha messo pure i paraocchi per non accorgersi che l’acqua calda la avevano già inventata prima che lui nascesse…..

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    • Simone negro

      29 Luglio 2019 at 2:37 pm

      Allora inanzi tutto scusate se scrivo.male ma son tanti anni che o finito le scuole. Io sono considerato un grande aratore fatto a regola d’arte.! Però nella mia azienda ho provato x 5 anni non arare e ben si dissodare il terreno nel momento giusto cercando di non compattarlo praticamente con esplosori sulle ancore ..devo dire che i risultati piu che ottimi li o ottenuti il 4 e 5 anno : la terra era diventata torbosa risparmiando acqua comcime e producendo una soia alta 195 cm e una su sodo di secondo raccolto di 130 cm con 50 ql ettaro il primo raccolto e 37 x il secondo .

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      • Gennaro

        29 Ottobre 2020 at 1:27 pm

        caro Simone presumo che gli errori di ortografia siano voluti per dare credibilità al suo contenuto, visto il corretto uso della punteggiatura, senza aratro l’utilizzo di diserbi aumenta esponenzialmente creando più danni che vantaggi.

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  • Antonio

    7 Settembre 2018 at 5:58 am

    Caro dottore in agraria che tecnica di lavorazione è dovremmo attuare? Anche fresa re ogni anno fa male al terrene… Ma in un terreno duro come posso coltivare carciofi? Ps le piantatrici per i carciofi non funzionano si pianta a mano e la terra vuole lavorata… Dietro una scrivania non si può capire le esigenze di chi si sporca le mani

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  • Mario

    7 Settembre 2018 at 3:26 pm

    Cari dottori in agraria,voi che secondo voi avete molta esperienza,il vostro paragone non è del tutto ammissibile ,nel quanto nella diversità dei terreni è clima.
    È facile seminare sul sodo buttandoci tanta di quella merda di diserbi nocivi cancerogini ecc,ecc.
    Il fato sta che voi con il vostro studio avete rovinato totalmente il pianeta modificando i sementi è altro,è poi venite a dire che gli aratori non capiscono un cazzo.

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    • Agricoltore per passione

      11 Giugno 2019 at 7:16 pm

      D’accordo pienamente, provabilmente si studia il modo di spillare altro denaro in atrezzi alternativi all aratro e disserbo

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  • Jd6420

    7 Ottobre 2018 at 8:25 am

    Cari professoroni rimanete nelle vostre aule….come pensate di poter produrre senza lavorarla la terra????ho visto medicai impiantati col ripper durare 3 anni egli stessi con arature a 50 cm produrre al 7 anno 60 q.li di fieno di 2’taglio…per non parlare del grano duro…qui suamo arrivati a50 q.li l’ettaro in collina con pendenze da brividi….ed il problema è l’erosione….non le navi che arrivano dal Canada cariche di schifezza…salite con noi sui nostri trattori e imparerete qualcosa e ve lo dice un quasi agronomo….

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  • Alieno77

    9 Ottobre 2018 at 12:34 am

    Ma l’autore dell’articolo perché non risponde mai commenti?

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    • Roberto Bartolini

      15 Ottobre 2018 at 7:21 am

      Buongiorno, rispondiamo a tutti i commenti che ci pongono domande di taglio generale su quanto scriviamo. Non possiamo rispondere a ogni osservazione che viene fatta ai nostri articoli, soprattutto quando si tratta solo di opinioni e non di quesiti. Cordiali saluti.

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      • Shio Inoue

        15 Ottobre 2018 at 3:05 pm

        Mi chiamo Shio Inoue e sono una regista della TV di Stato giapponese, NHK, che mi occupo di un programma sugli animali dal titolo, “Wildlife”, un programma di 60 minuti che va in onda ogni lunedi dalle 20.00 alle 21.00 (http://www4.nhk.or.jp/wildlife/) .
        E’ un programma che tratta tutta la varietà della fauna selvatica, da quella che che si trova nei nostri cortili fino agli animali sconosciuti che stanno nei posti più lontani del pianeta.

        Vorremmo realizzare una prossima puntata sulla fauna nella zona agricola dove gli agricoltori sono più sensibile per l’ambiente e prendono l’iniziative per incoraggiare
        l’attività degli animali per sostenere l’agricoltura.

        Le contatto perchè ho letto il suo articolo sul PSR Piemonte.
        Secondo Lei questo PSR 2014-2020 sta migliorando la biodiversità nella zona agricola specialmente nel risaia?

        Per caso conosce qualche altro organizzazione che attivamente migliora il suo campo per richiamare gli animali e utilizza l’attività degli animali per il merito del lavoro dei campi?

        RingraziandoLe anticipatamente per il Suo prezioso aiuto, resto in attesa della Sua risposta.

        Cordialmente,
        Shio Inoue

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        • Leonardo

          18 Ottobre 2018 at 6:21 pm

          Salve, sono Leonardo e vi scrivo dalla Puglia, abbiamo una masseria che utilizza animali da cortile per l’agric Ecosostenibile e la musicoterapia nei campi e fra gli animali da cortile.

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          • Emilia Martino

            27 Marzo 2021 at 1:18 pm

            Ciao Leonardo, ho sempre pensato alla musicoterapia nell oliveto…. Cosa Hai notato di diverso?

      • Tonino

        20 Ottobre 2020 at 8:20 am

        È possibile avere un idea di quanto tempo hai bisogno il terreno per ‘rigenerare’ le qualità distrutte dall’aratura? Quali sono le differenze di nutrimenti e fauna con un terreno sano e uno arato?
        Come consiglia quindi di agire sul terreno, immaginando pianificazioni di 5/10 anni sulle culture?

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      • Mirco

        23 Gennaio 2024 at 11:56 am

        Opinioni di un agronomo che di campi e lavorazioni ne ha seguite poche.Ogni zona ha la tua particolaritá e i terreni cambiano,ma se si vuole arare usando la testa si ottengono ottimi risultati.Caro agronomo e detto tale se non ari a 50cm la medica non la sfalci perchè dato che non lo sai e te lo spiego io la suddetta pianticella è comodina e pretenziosa vuole scendere a 60/70 cm per trovare acqua…studia meno e pratica di più….

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    • FRANCO 53

      1 Gennaio 2019 at 9:11 am

      Perchè si vergogna (se è intelligente) come dite voi i passacarte hanno rovinato il mondo, io sono un ingegnere e nella progettazione ricordo ancora il mio maesstro che mi diceva GUARDA COME FACEVANO I NOSTRI GENITORI, ora faccio il contadino e per l’aratura seguo quello che faceva mio nonno e mio padre dopo diserbanti 1 volta attorno alla metà di gennaio e basta faccio 60/70 quintali per ettaro ed ho dei terreni che una volta li chiamavano le risaie. Saluto tutti ed auguro un buon 2019 a tutti

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  • Amedeo

    12 Ottobre 2018 at 11:13 pm

    Se penso alla aratura incrociata con l’ aratro a chiodo che ha permesso un balzo in avanti delle rese mi viene da sorridere. Qui non si può fare di tutta un erba un fascio In Emilia la terra non è paragonabile a quella del sud Milano , li se non la ari in autunno col cavolo che ci tiri fuori qualcosa.Direi che ad ogni areale corrisponde un tipo di lavorazione ma seminari l orzo tra sugli sticchio di mais non credo che sia una cosa saggia peggio non parlare delle micotossine che essi stessi potrebbero sviluppare sulla cotturatore che segue.

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    • Bruno

      26 Novembre 2018 at 11:39 pm

      Ciao .voglio ricordarti che il “passo in avanti “come dici tu è stato fatto dal uso dei concimi chimici e non dal modo di lavorare il terreno.

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    • alfio

      29 Ottobre 2020 at 1:32 pm

      Sono un lombardo che ha acquistato terra in emilia utilizzando il mio metodo aratura con profondità di 25 cm 3 giorni prima della semina ho notato un deciso miglioramento rispetto agli anni precedenti e ai terreni confinanti. Purtoppo nelle teste emiliane molto dure non vi è ancora traccia di miglioramento

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  • francesco1989

    16 Ottobre 2018 at 1:45 pm

    Salve dottore sono un giovane imprenditore insediato quest’anno per la prima volta vorrei sapere quando saranno erogati i premi del anno 2018
    grazie cordiali saluti

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    • Roberto Bartolini

      22 Ottobre 2018 at 8:40 am

      Buongiorno Francesco. I tempi di erogazione di Agea non si conoscono, anche perché ogni anno si accumulano ritardi anche di mesi. È purtroppo una prassi consolidata e che mette in difficoltà tutto il settore agricolo italiano. Cordialità

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  • marina

    18 Ottobre 2018 at 9:33 am

    Sono un agricoltore anche io e coltivo cereali su sodo in consociazione con leguminose. Non aro, nond iserbo, non concimo e non irrigo nemmeno. Il mio terreno, che era morto dopo anni di aratura profonda, superconcimazioni e diserbi fatti da qualcun altro, ha smesso di scivolare a valle ed è tornato fertile. Per le poche lavorazioni che faccio spendo molto meno, compensando la minore resa: in cambio ho un terreno sano e dell’humus che non andrà perso per il vento e la pioggia. Mi pare che abbia senso, e lo stesso pare a molti grossi agricoltori in altri paesi e continenti, più che in Italia.

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    • Antonio

      19 Novembre 2018 at 10:03 pm

      Salve Marina, sono più di 5 anni che pratico il sodo, posso sapere in che modo effettui la consociazione con la leguminose e quali leguminose usi?

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  • massimo spina

    18 Ottobre 2018 at 5:58 pm

    dal dire al fare c’è di mezzo il mare teorie..teorie…mai qualcuno che si spacca le mani da calli-che parli-

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    • Alfio

      24 Luglio 2021 at 11:52 am

      Come no, hai letto o fai finta

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  • Daniela

    19 Ottobre 2018 at 9:39 am

    Salve , sono una giovane impreditrice insediata quest’anno che ha fatto richiesta di titoli pac alla riserva nazionale? Desideravo sapere quando si avrà risposta e in quale percentuale verranno assegnati .Se nel frattempo compro dei titoli pac da un privato avendo aggiunto dei terreni al fascicolo dopo la presentazione della richiesta alla riserva nazionale è compatibile con la suddetta richiesta? Grazie

    Rispondi

    • Roberto Bartolini

      22 Ottobre 2018 at 2:19 pm

      Gentile Daniela, i tempi di assegnazione dalla riserva nazionale, con i cronici ritardi di Agea, nessuno li può prevedere. Per l’acquisto di altri titoli, invece, riteniamo debba fare riferimento sul sito di AGEA alla circolare n.89117 del 21.11.2017 “Procedure e domande di trasferimento dei titoli”, dove potrà leggere tutte le norme in vigore. La trova a questo link: https://www.agea.gov.it/portal/pls/portal/docs/1/5992205.PDF

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  • Alfio

    22 Ottobre 2018 at 11:12 am

    Io coltivo su sodo da almeno 5 anni e debbo dire che nonostante le perplessità iniziali il raccolto di grano duro è paragonabile se non superiore al tradizionale, diverso il discorso per le leguminose e colza, che hanno problemi di nascita

    Rispondi

  • Angelo

    17 Dicembre 2018 at 12:03 am

    Sono capitato per caso su questo sito e devo dire interessante,anche se in ritardo do il mio contributo alla discussione.Sono avanti con gli anni ,confesso che ero da articolo un folle aratore, poi col tempo già tanti anni fa cominciai a seminare grano non arando per un motivo semplicissimo, non avevo tempo, coltivavo frutta il grano era una coltura marginale,ma ho visto che la produzione non diminuiva, ora che ho solo seminativo, dopo una esperienza fallimentare su sodo,adopero molto il ripuntatore con una successiva estirpatura mediamente di 20 cm. Le produzioni aumentano tenendo presente che ho un terreno di medio impasto tendente all’argilloso.

    Rispondi

  • Stefano

    11 Gennaio 2019 at 7:17 pm

    Se non si ara crescera piu erba,ovvero si utilizzeranno diserbanti chimici,personalmente credo nell aratura a media profondita.Conosco terzisti che diserbano anche prima della semina,e una cosa vergognosa,stiamo avvelenando il mondo purtoppo.Bisogna fare piu di un passo indietro credo.

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    • luca

      29 Ottobre 2020 at 1:33 pm

      commento inappuntabile sintesi perfetta

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  • Manu

    28 Novembre 2019 at 8:08 am

    Semina su sodo? Sarebbe troppo troppo bello se si potesse utilizzare ovunque!!!……
    purtroppo xo dipende sempre dalla realtà in cui c si trova, ogni Ha d terreno è 1 piccolo mondo diverso da quello accanto. Io personalmente l aratura l ho rivalutata dopo esperienze con lavorazioni minime poco soddisfacenti soprattutto x quanto riguarda l’utilizzo maggiore d diserbanti dopo queste pratiche ( e cmq la lavorazione minima x certe coltivazioni si può considerare valida).
    Purtroppo a volte si è costretti a essere “aratori folli” x esigenza (reflui zootecnici,terreni soggetti a ristagni, terreni calpestati, terreni duri dove nn si pianta nemmeno l aratro) e nn x tradizione come dice “la moda”e purtroppo anche qlche luminare.
    Io cmq sono x l aratura a profondità variabile in base al periodo e alla coltura che si vuole produrre .

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  • Giovanni

    27 Febbraio 2020 at 7:44 am

    La migliore pratica per seminare è aratura, col grano si puó scherzare su sodo ma senza scottarsi.

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  • Roberto

    5 Marzo 2020 at 11:39 pm

    Siamo alle solite: la “scienza” prezzolata, come pura la stampa, al servizio della tecnologia industriale che paga per sostenere il proprio business. Comunque, al di la di questo, dobbiamo capire con quale terreno abbiamo a che fare, eseguire le lavorazioni nel periodo giusto e non quando ho tempo, quale coltura dovremo seminare e che tipo di sviluppo radicale, ecc., ecc. Da più di venti anni utilizzo erpici a disco, ripuntatore, aratro da 30 centimetri di profondità, e ciò mi ha fatto capire che non esiste un attrezzo universale che possa sostituire gli altri, perlomeno sui terreni argillosi dell’entroterra marchigiano dove risiedo ed opero da quasi trentanni.

    Rispondi

    • Victorio Emanuel Chió

      18 Dicembre 2021 at 5:43 am

      Bravo Roberto. Bisogna informarsi su tutti i fronti. Mediare e meditare su ció che si apprende, sperimentare con buon senso e trovare il giusto metro per la tua realtà lavorativa. I tuoi terreni e non basta! L’andamento climatico durante le lavorazioni e il tipo d’intervento che dovrai effettuare in base alle tue attrezzature incideranno sempre, ogni anno in modo diverso sui risultati. Siamo una fabbrica senza tetto e la natura ci è amica e nemica. Bisogna mediare con intelligenza e mai smettere di migliorarci.

      Rispondi

  • Nino Nino

    16 Settembre 2020 at 8:31 pm

    Nel biologico se non fai aratura a breve le erbe infestanti avranno il sopravvento l’aratura è indispensabile se fatta 30-35 cm

    Rispondi

    • Carmelo

      24 Luglio 2021 at 11:54 am

      Assolutamente no 25-30 sono già più che sufficienti

      Rispondi

  • Luigi

    17 Ottobre 2020 at 9:58 pm

    L’aratura profonda ha uno scopo, quella superficiale un altro. Se periodicamente non riporti in superficie gli strati più profondi del suolo, appunto alternando l’aratura dei 40/50 cm con una da 70/80, stai facendo un pessimo lavoro ed una cattiva agricoltura. Ma questa è la scoperta dell’acqua calda, lo sanno tutti. Secondo voi il contadino in questione che ha arato in modo più deciso, spendendo più soldi per la nafta e per i mezzi più potenti impiegati, lo ha fatto per sfizio…? Lasciate fare le cose a chi le sa fare: le teorie stanno bene nei libri, in pratica vale quello che ha detto lui: il suo amico ha prodotto di meno…! E poi quei terreni emiliani, argillosi e pesanti, se non li capovolgi quello di sopra sotto, in modo deciso e con mezzi adatti, quand’è che si ossigenano…? Una mia opinione ovviamente, sicuramente perfettibile, poi ogn’uno faccia quel che vuole. Buon lavoro

    Rispondi

    • Carmelo

      24 Luglio 2021 at 11:56 am

      Anche tu bevi la nafta? Chissà che bella terra trovi a 70 cm. Sei un luminare agricolo

      Rispondi

  • giuseppe

    19 Ottobre 2020 at 10:39 am

    Sono un collega, ovvero agronomo da 25 anni, conduco una azienda in biologico da 10. Non condivido l’indirizzo tecnico dato, per lo meno non condivido l’assolutezza della conclusione: se in regime biologico non esegui l’aratura le erbe spontanee renderanno vana la coltivazione erbacea e attenzione parlo di vomero, l’aratro a dischi non volta a sufficienza il cotico, le lavorazioni del terreno con le rotazioni sono le uniche armi verso le erbe spontanee .Attenzione a questi assolutismi tecnici.

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  • vinz

    24 Gennaio 2022 at 8:37 am

    cari zappatori continuate a farlo, perchè non siete capaci di leggere un articolo e comprenderlo. qua si parla di aratura profonda, non vi sta dicendo di non arare il terreno. le infestanti nascono e crescono e sono molto più competitive dei vostri genotipi di grano creati per produrre nelle condizioni più ottimali. dovremmo tornare a coltivare grani vigorosi alti più di 1m e fare più esperienze sulle tempistiche e sulle modalità di semina e di lavorazione (seminare subito dopo le prime piogge e tornare a fare il diserbo meccanico con le colture in atto). quel genere di arature profonde servono solo a fare aricchire qualche sceicco e i produttori di fertilizzanti e a lungo andare sono solo dannose.

    Rispondi

  • Fabio

    8 Maggio 2022 at 10:00 pm

    Caro Roberto Bartolini, nonostante abbia apprezzato il suo libro sul mais, mi trovo in disaccordo assolutamente con le sue teorie della non aratura. Mi spiego: la minima lavorazione, la semina su sodo, si può fare solo in determinate condizioni, e con uso massiccio di diserbanti, parte essenziale della pratica. L’ aratura media e profonda danneggia si in parte il terreno ma aiuta ad espandere le radici ed ad accumulare acqua ed distruggere le infestanti…La famosa arido coltura….per favore: non ci prenda in giro…Grazie

    Rispondi

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