La soia si conferma una coltura strategica e da reddito, ma rimane il paradosso della soia ogm

soia

È ferma al di sotto dei 290 mila ettari di superficie nazionale, ma la soia anche nel 2016 si conferma una coltura vincente in Italia, sempre che si segua un corretto percorso tecnico-agronomico.

L’annata favorevole, anche dal punto di vista dei mancati massicci attacchi di ragnetto rosso degli ultimi anni, ha generalmente favorito produzioni medie al di sopra dei 40 ql/ha, e coloro che hanno lavorato meglio dal punto di vista tecnico hanno raggiunto anche i 50 ql/ha e oltre.

I costi di produzione e i prezzi di mercato della soia

Il costo di produzione della soia oscilla, a seconda delle situazioni e delle scelte agronomiche, tra 1200 e 1400 euro/ha e quest’anno l’agricoltore ha potuto risparmiare soprattutto sulle irrigazioni, grazie a un andamento climatico più favorevole rispetto alle annate precedenti.

Per quanto riguarda i prezzi di mercato, da settembre in poi sono stati abbastanza buoni, attorno a 34-36 euro/ql e superiori a un anno fa dal 3 al 6%.

Ma la soia ogm vale di più: qualcuno intervenga

Tuttavia sulla soia pende una minaccia, ben evidenziata di recente da Massimo Battisti sulle colonne di Terra e Vita:

[blockquote style=”2″]I prezzi di quest’anno sono discreti ma rimane il paradosso, tutto italiano, della soia di importazione che riguarda il 90% della materia prima utilizzata nella filiera zootecnica dei mangimi. Nonostante questa soia importata sia chiaramente “ogm”, sul mercato vale di più rispetto alla soia nazionale dai 7 ai 13 euro per tonnellata. È una situazione sulla quale bisognerebbe intervenire a livello governativo, perché tutti auspicano che si concretizzi una filiera nazionale di soia ogm free e poi gli operatori sono disposti a pagare meno gli agricoltori italiani, che subiscono così una concorrenza sleale da parte del prodotto straniero.[/blockquote]

Se da un lato non si possono fermare le importazioni, perché altrimenti la filiera zootecnica crollerebbe, dall’altro lato occorrerebbe un’azione decisa del Mipaaf per sostenere il consolidamento di una filiera italiana di soia ogm free che potrebbe pian piano far diminuire le importazioni dall’estero.

Il paradosso è tanto maggiore se si pensa che la soia d’importazione “entra” da decenni anche in tutte le nostre eccellenze DOP e IGP del buon cibo italiano. Ma proprio per questo, è nata un’associazione che si chiama “Soia Italia” e che ha disegnato e messo in campo una strategia agronomica a basso impatto ambientale e ad alta produttività che sarebbe opportuno i burocrati, i tecnici e gli agricoltori seguissero con più attenzione. L’obiettivo dichiarato di Soia Italia è proprio quello di costruire sul campo una filiera italiana ogm free, che anche dal punto di vista dell’impatto sul consumatore ha un appeal non di poco conto.

Piani colturali 2017: non dimentichiamo la soia

In vista dei piani colturali 2017 non c’è dubbio che lo spazio da riservare alla soia sarebbe auspicabile potesse aumentare, prendendo in considerazione, oltre al primo, anche un secondo raccolto che si può seminare su sodo, eliminando il costo delle lavorazioni e sfruttando la rapidità di esecuzione.

La soia, inoltre, si presta molto bene alla semina su strip-till, magari abbinata all’irrigazione con ala gocciolante stesa in superficie, e può costituire un’alternativa interessante da inserire nel piatto alimentare della vacca da latte per l’azienda zootecnica.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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