L’agricoltura che ha un futuro è quella dei giovani

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Sono solo il 12% le aziende agricole italiane condotte da giovani sino ai 41 anni di età, ma gli imprenditori che le conducono sono più istruiti, più digitali e più propensi agli investimenti in innovazione rispetto a quelli di età maggiore; inoltre hanno una superficie aziendale media di almeno il doppio. Questa è la fotografia più recente della nostra agricoltura, pubblicata dal Crea, che sottolinea come l’Italia sia tra i paesi dell’Unione europea con i maggiori tassi di invecchiamento dell’imprenditoria agricola. Infatti i capi azienda con più di 60 anni rappresentano il 57% del totale, contro una quota del 13% di imprenditori con età inferiore ai 45 anni. Solo il 2% degli imprenditori agricoli ha meno di 29 anni, ma mostrano un livello di istruzione che lascia ben sperare.

Più digitale e più investimenti

Nelle aziende agricole condotte da giovani, il livello di digitalizzazione è più che doppio rispetto a quello di altri colleghi più anziani (33% contro il 14%) e la propensione agli investimenti innovativi, che riducono i costi e mostrano un minore impatto ambientale, è decisamente più elevata (24,4% contro 9,7%). Inoltre, dal confronto con le aziende condotte da non giovani si registra una maggiore propensione alle produzioni biologiche (31% contro 17,5%) e un maggiore orientamento ad attività diversificate (10% contro 8%).

La quota di nuove imprese agricole giovani nel 2021 è stata di 9.202 e rappresenta il 40% delle nuove iscrizioni al settore, mentre il numero di imprese giovani che hanno abbandonato la terra si è ridotto, in un biennio, da oltre 4.000 a solo 1.786. La cosiddetta tenuta delle imprese agricole giovani mostra valori maggiori in Puglia, Sicilia e Sardegna, che risultano ambienti più favorevoli allo sviluppo dell’imprenditoria giovanile agricola.

Dalla nuova Pac solo briciole per i giovani agricoltori

Se il futuro della nostra agricoltura, e quindi la disponibilità di materie prime per vivere, è così strettamente legata ai giovani che credono ancora in questo settore, bisognerebbe fare finalmente qualcosa di concreto per consentire loro un più facile accesso alla terra, eliminando tutti quegli ostacoli burocratici, tra i quali l’accesso al credito, che frenano il ricambio generazionale. Invece lo sviluppo rurale della Pac 2023-2027 destina solo il 4,46% della spesa totale ai giovani agricoltori, ed è davvero molto poco rispetto a quelle che sono le necessità di sostegno. Inoltre i budget sono molto differenziati da regione a regione, determinando una disparità tra i territori che non si giustifica se non con i soliti equilibrismi contabili a cui ci hanno abituato i nostri burocrati, sempre più distanti dai segnali che manda la realtà dei fatti.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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