Le cooperative agricole sono una gran cosa, a patto che gli amministratori siano capaci

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Il mondo agricolo organizzato in cooperative acquista più potere di mercato e più alternative per il collocamento del prodotto, e in tempi come i nostri sappiamo quanto questi due aspetti contino. Ma sappiamo bene che purtroppo non sempre la cooperativa funziona, soprattutto – come osserva Angelo Frascarelli in un recente articolo sull’Informatore Agrario – quando sono intese come “vacca da mungere” o come “pascolo” politico sindacale, che ha generato inefficienze e fallimenti, gravi danni ai soci e perdite di capitali e di valori.

L’identikit del presidente ideale di cooperativa agricola

Ma allora qual è l’identikit e quali capacità deve possedere il presidente o un membro del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola? Proviamo a elencarli qui di seguito.

  1. Essere socio produttore della coltura o del prodotto conferito, che deve avere un ruolo chiave nei ricavi della sua impresa.
  2. Essere autonomo nelle valutazioni e nei giudizi nell’esclusivo interesse della cooperativa.
  3. Non deve avere conflitti di interesse.
  4. Non deve ricoprire incarichi apicali in strutture fornitrici della cooperativa.
  5. Deve avere bilanci a posto nella sua impresa.
  6. Deve essere orientato all’innovazione tecnica e gestionale.
  7. Non deve avere un approccio di resistenza al cambiamento o alla ricerca del “nemico”.
  8. Deve avere capacità relazionali e attirare la collaborazione.
  9. Deve avere un approccio altruista e non opportunista.

Ora ognuno volga lo sguardo nella propria area di residenza e confronti le nove “virtù” sopraelencate con le realtà cooperative che conosce. Cosa salta fuori? Che le migliori cooperative sono guidate da agricoltori, autonomi da condizionamenti, capaci e professionali, mentre le peggiori hanno presidenti che sono controfigure del potere politico e sindacale. Riusciremo mai a mettere le cose a posto?

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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