Le cooperative agricole sono una gran cosa, a patto che gli amministratori siano capaci
Il mondo agricolo organizzato in cooperative acquista più potere di mercato e più alternative per il collocamento del prodotto, e in tempi come i nostri sappiamo quanto questi due aspetti contino. Ma sappiamo bene che purtroppo non sempre la cooperativa funziona, soprattutto – come osserva Angelo Frascarelli in un recente articolo sull’Informatore Agrario – quando sono intese come “vacca da mungere” o come “pascolo” politico sindacale, che ha generato inefficienze e fallimenti, gravi danni ai soci e perdite di capitali e di valori.
L’identikit del presidente ideale di cooperativa agricola
Ma allora qual è l’identikit e quali capacità deve possedere il presidente o un membro del consiglio di amministrazione di una cooperativa agricola? Proviamo a elencarli qui di seguito.
- Essere socio produttore della coltura o del prodotto conferito, che deve avere un ruolo chiave nei ricavi della sua impresa.
- Essere autonomo nelle valutazioni e nei giudizi nell’esclusivo interesse della cooperativa.
- Non deve avere conflitti di interesse.
- Non deve ricoprire incarichi apicali in strutture fornitrici della cooperativa.
- Deve avere bilanci a posto nella sua impresa.
- Deve essere orientato all’innovazione tecnica e gestionale.
- Non deve avere un approccio di resistenza al cambiamento o alla ricerca del “nemico”.
- Deve avere capacità relazionali e attirare la collaborazione.
- Deve avere un approccio altruista e non opportunista.
Ora ognuno volga lo sguardo nella propria area di residenza e confronti le nove “virtù” sopraelencate con le realtà cooperative che conosce. Cosa salta fuori? Che le migliori cooperative sono guidate da agricoltori, autonomi da condizionamenti, capaci e professionali, mentre le peggiori hanno presidenti che sono controfigure del potere politico e sindacale. Riusciremo mai a mettere le cose a posto?