L’Ue bacchetta l’Italia sul piano agricolo: “Così non va”

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Trentasei pagine di osservazioni fitte fitte, con ben 244 “inviti” a modificare e completare il Piano agricolo strategico presentato dall’Italia a Bruxelles a fine dicembre 2021. Se non è una bocciatura ci manca poco, ma non vi è dubbio che il team del ministro Patuanelli non ha interpretato come doveva le indicazioni che l’Europa ci aveva fornito per la scrittura della nuova Pac 2023-2027. Il piano, dice la nota della Commissione, «non è sufficiente e ci sono molti elementi mancanti, incompleti o incoerenti».

Ecco in sintesi, alcune delle cose che non vanno secondo l’Ue.

Mancano gli indicatori di risultato per le misure di sostegno

Per tutti gli interventi proposti mancano i cosiddetti “indicatori di risultato”, cioè gli elementi oggettivi attraverso i quali si può capire se ciascuna misura finanziata ha avuto un effetto pratico, ovvero è riuscita a migliorare, anno dopo anno, la situazione di partenza, centrando gli obiettivi prefissati. Si tratta di un sistema di monitoraggio e di quantificazione necessario per evitare di stanziare in vano risorse importanti.

Inoltre, afferma Bruxelles, «i diversi interventi sembrano mostrare eccessiva continuità con il passato, in termini di progettazione e budget». Dunque c’è poco di veramente innovativo.

Sul secondo pilastro dei Psr, l’Italia non ha indicato nulla

Mancano riferimenti precisi all’allocazione delle risorse e al riparto dei fondi destinati al secondo pilastro della Pac, rappresentato dai Piani di sviluppo rurale, anche per «rivedere l’intera strategia e garantire una distribuzione più equa e mirata dei pagamenti diretti». Si tratta di una mancanza di non poco conto, visto che proprio i Psr sono un volano indispensabile per implementare l’innovazione.

Scarsa attenzione per le aree rurali svantaggiate

Per quanto riguarda i pagamenti diretti, la Commissione Ue sottolinea che «non vengono applicati il capping e la riduzione dei pagamenti diretti edil valore massimo dei diritti appare relativamente elevato; quindi va attuata una più ambiziosa convergenza interna e redistributiva, che andrebbe a vantaggio anche delle aree rurali più bisognose».

Poca attenzione alla salvaguardia di acqua, aria e suolo

A proposito di sostenibilità ambientale, il documento di Bruxelles dice che «il piano proposto non contribuisce in modo sufficiente ed efficace a salvaguardare l’acqua, l’aria, i nutrienti e la biodiversità nei terreni agricoli e nelle foreste, nonché la riduzione delle emissioni». Nella lettera c’è anche l’invito a «miglioramenti significativi per aumentare il sequestro del carbonio».

Più risorse per l’agricoltura di precisione e riduzione degli input

Alla luce della guerra russa contro l’Ucraina, la Commissione sollecita l’Italia a compiere ulteriori passi per ridurre l’uso degli input, stimolando l’agricoltura di precisione, l’efficienza energetica e il passaggio dalla concimazione minerale a quella organica, oltre ad aumentare la produzione interna sostenibile e l’uso di energia rinnovabile, compreso il biogas.

Concentrare l’offerta e aumentare le conoscenze degli imprenditori

Nel piano italiano non si trova traccia di interventi per rafforzare e sviluppare le organizzazioni di produttori e le cooperative in quelle regioni e settori in cui la concentrazione dell’offerta è ancora limitata. Inoltre, Il piano italiano non affronta sufficientemente le debolezze del sistema di conoscenza e innovazione agricola in termini di coordinamento e frammentazione complessivi. L’invito è perciò a migliorare sostanzialmente la digitalizzazione delle zone rurali sulla base di un’analisi e una valutazione complete dei bisogni reali.

Ancora troppa burocrazia

Infine nel documento c’è un invito a rafforzare la semplificazione burocratica e a descrivere come sarà ridotto l’onere amministrativo in particolare per i piccoli agricoltori, anche per quanto riguarda la possibilità per tutti i potenziali beneficiari di richiedere autonomamente il sostegno della Pac senza la necessità di rivolgersi a servizi esterni a pagamento.

La risposta del Mipaaf

Quelle riportate sono solo alcune delle osservazioni mosse da Bruxelles al nostro Ministero delle politiche agricole. Per approfondire, il documento completo dell’Ue può essere scaricato in pdf »

Ora il Mipaaf ha tempo fino al 30 giugno per fornire una risposta adeguata e circostanziata. Nel frattempo, una nota ufficiale ha fatto sapere che il 19 aprile sarà convocato il tavolo di partenariato della Pac, allo scopo di riprendere la discussione sui punti ancora aperti, e ci auguriamo che al tavolo questa volta vengano convocati anche veri esperti e tecnici per evitare di fare l’ennesima brutta figura in Europa. Anzi, sarebbe opportuno costituire un comitato tecnico-scientifico come quello, appena sciolto, che fu istituito due anni fa per combattere la pandemia del covid-19. In fondo anche la riscrittura del Piano agricolo strategico è un’emergenza non da poco, se vogliamo continuare a sederci a tavola!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Barbara

    8 Aprile 2022 at 8:24 pm

    Finirà che il nuovo CTS sarà un’altra macchina mangiasoldi e incompetente. Tutti burocrati che non hanno la minima idea di come si coltiva la terra o alleva una mucca. L’ennesimo magna magna

    Rispondi

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