Roberto Bartolini10 Maggio 20165min7710

L’ultimo paradosso del Ministero dell’agricoltura, che affida ai privati le trattative con Bruxelles

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La notizia è uscita su Italia Oggi ed è una di quelle che ci fa sobbalzare sulla sedia. Se andate sul sito del Ministero delle politiche agricole nella sezione “Gare” (link diretto), troverete la gara comunitaria che affida a strutture private il “servizio di assistenza alle strutture del Ministero sia a Roma sia a Bruxelles, per attività connesse alla comunicazione e controllo della strategia politica a sostegno del settore agroalimentare”.

Ora, che ci fossero seri dubbi sulle capacità e sulla preparazione dei nostri burocrati ministeriali è cosa ben nota, ma che adesso alzino le mani e chiedano aiuto a strutture private per svolgere un’attività politica così delicata come la definizione degli aiuti comunitari con Bruxelles, è davvero troppo!

Tutta la politica agricola sarà affidata a “terzi”

Troviamo tutti i punti chiave sui quali si fonda il nostro futuro agricolo, se andiamo a leggere le attività che questa struttura privata di supporto ai nostri ministeriali dovrebbe svolgere, tra i quali:

  1. Armonizzazione dei diversi regimi di aiuto con la nuova normativa comunitaria per la programmazione 2014-2020, predisposizione delle linee guida o regimi di aiuto regionali per ridurre l’eccessiva frammentazione esistente.
  2. Definizione, notifica e negoziato con la Commissione europea dei nuovi regimi di aiuto.
  3. Supporto tecnico alle attività dei dipartimenti che si occupano di sviluppo rurale, politiche competitive e della qualità, sugli aspetti di natura giuridico-amministrativa e sui fondi strutturali.
  4. Supporto per migliorare l’efficienza e la tempestività delle procedure amministrative.
  5. Affiancamento alle strutture ministeriali per assicurare presenze qualificate nei momenti negoziali, ispettivi e divulgativi con le Autorità Comunitarie e nazionali come Commissione europea, Agea, Ministero dell’economia e finanza.

Questo ultimo punto è davvero molto inquietante, perché non è altro che un’ammissione della mancanza di funzionari qualificati, se c’è la necessità di affiancarli con altre “presenze qualificate”.

Chi deve assicurare l’assistenza e quanto verrà pagato

La durata del servizio richiesto è fissata in 12 mesi con possibilità di ripetere il servizio per altri due anni consecutivi, per un importo annuo di euro 200.000 al netto di Iva e uno complessivo per tre anni di 600.000.

Chi si aggiudica l’appalto dovrà costituire un gruppo di lavoro formato da almeno quattro figure professionali in possesso dei seguenti requisiti:

  • Due esperti senior con 10 anni di esperienza lavorativa, di cui 5 riconducibili ai servizi richiesti.
  • Due esperti junior con 3 anni di esperienza lavorativa negli ambiti dei servizi richiesti.

La sede di lavoro sarà Bruxelles per un esperto senior coordinatore del progetto e un esperto junior, e Roma per gli altri due.

Il 20% del prezzo contrattuale sarà corrisposto alla presentazione del progetto di impresa e il restante 70% sarà ripartito in rate trimestrali.

Dunque, rileva Luigi Chiarello su Italia Oggi, si usano soldi di noi contribuenti per far fare ai privati ciò che dovrebbe fare il ministero con i suoi funzionari, che evidentemente non sono in grado di svolgere il compito per il quale sono pagati.

C’è poi da rilevare che il budget fissato dall’appalto – che è di 200 mila euro – per tutto quello che le quattro persone devono fare non è poi così alto, anche se inutile. E quindi c’è da chiedersi chi si metterà davvero in fila per vincere questa gara. Infatti, se il gruppo di lavoro deve assicurare in totale 756 giornate lavorative di 8 ore ciascuna, e dai 200 mila euro togliamo la metà per i costi vivi, la retribuzione media netta sarebbe di 1500 euro al mese: molto meno di quanto guadagna un funzionario di alto livello, che avrebbe il compito istituzionale di fare ciò per cui chiede aiuto.

In conclusione, quindi, a partire dal notevole impegno che richiede il servizio e dalla scarsa remunerazione che viene garantita – senza ritornare sulla preoccupante dichiarazione di resa delle strutture ministeriali – siamo ancora una volta di fronte all’ennesima storiaccia assurda tutta italiana, la cui vera finalità è davvero avvolta dalla nebbia.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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