Roberto Bartolini20 Maggio 20224min12250

Meno fondi all’agricoltura per dirottarli sull’energia?

agricoltura

L’Europa accelera sull’indipendenza energetica dalle forniture russe di gas e petrolio e vara un piano da 300 miliardi di euro battezzato “RepowerEu”. Peccato però che non si tratti di nuovi finanziamenti, bensì che si vada a pescare negli strumenti già messi a disposizione dei vari Stati membri con una sorta di “partita di giro” con il Recovery Fund.

L’Unione europea, in pratica, dà la possibilità a ogni paese di distogliere oltre il 10% delle risorse messe a disposizione dell’agricoltura (per esempio con la nuova Pac) per dirottarle verso l’autonomia energetica. E poiché l’Italia, insieme alla Germania, è il paese che rischia di più una crisi se le forniture dalla Russia dovessero cessare, e inoltre il governo Draghi ha già messo in campo una serie di misure per essere sempre più autonomi dal punto di vista energetico, è molto probabile che l’Italia si voglia avvalere di questa “partita di giro” finanziario concessa dall’Ue.

Dunque, non sappiamo più da che parte girarci: da un lato mancano le materie prime agricole e quindi si dovrebbero aiutare gli agricoltori a produrre di più salvaguardando l’ambiente, e dall’altro siamo a rischio con la disponibilità di gas e petrolio e allora si accelera sulle nuove fonti energetiche. Ma non si possono finanziare togliendo risorse all’agricoltura!

L’Europa deve darsi una tempistica adeguata

Qui siamo di fronte a una schizofrenia decisionale che ha contagiato tutta Europa, che pur conscia di non poter fare a meno delle risorse della Russia, vuole perseverare nell’immediato taglio delle forniture senza avere il tempo di preparare le alternative. E siamo poi davvero così sicuri che tagliare tutti, ma proprio tutti i ponti con la Russia, sia davvero un buon affare?

Per impostare una nuova politica agricola ed energetica in un contesto di Stati, come in Europa, che hanno caratteristiche e risorse molto diverse occorre un certo tempo, oltre che tanto denaro e tanta capacità manageriale e programmatica.

L’Italia sostenga l’agricoltura

Ci auguriamo che il governo italiano abbia la lungimiranza di non toccare le risorse destinate all’agricoltura, perché i nostri produttori hanno bisogno di certezze e di sostegni per continuare a produrre sul percorso dell’innovazione tecnologica e dell’ammodernamento delle strutture.

I prezzi di mercato continuano a restare elevati

Per fortuna sul fronte dei mercati agricoli i prezzi dei prodotti continuano a mantenersi elevati. Una tonnellata di grano duro costa sui mercati globali 553 euro contro i 300 euro prima della guerra, mentre il grano tenero 342 euro contro 220, cioè il 36% in più. Un “future” sul grano valeva 754 dollari alla borsa merci di Chicago a fine febbraio e due giorni fa il prezzo era di 1267,45 dollari al bushels (1 bushel equivale a 27,6 kg).

Anche in Italia si sta prospettando una buona annata in vista delle prime raccolte dei cereali vernini, stretta permettendo, visto il caldo africano che sta invadendo il nostro paese.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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