Nuova Pac 2021-2027 senza i titoli: intervista a Angelo Frascarelli

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Siamo ancora alle discussioni preliminari, ma certamente uno dei punti forti del dibattito sulla nuova Pac 2021-2027 verte sulla possibilità offerta agli Stati membri di abolire i titoli storici, sostituiti da un pagamento forfettario. Ne abbiamo parlato con l’agronomo Angelo Frascarelli (nella foto), docente all’Università di Perugia e massimo esperto di Pac.

«A lungo andare – afferma Frascarelli – il modello storico, basato sui diritti pregressi, è difficile da giustificare: non si capisce oggi, e ancora meno domani, il motivo per cui agricoltori che possono esercitare attività agricole analoghe debbano percepire pagamenti diretti molto differenziati, creando disparità di concorrenza. Il fatto che tali pagamenti derivino da una diversa situazione produttiva nel periodo 2000-2002 non giustifica il permanere di tali differenze».

E poi c’è anche una forte semplificazione nelle procedure, o no?

«Certamente l’abolizione dei titoli introduce una forte semplificazione nella gestione dei pagamenti diretti, con la soppressione del “Registro dei titoli” e del trasferimento dei titoli, che ha generato una notevole complessità negli ultimi anni. Inoltre i pagamenti senza titoli favoriscono la mobilità della terra e degli affitti, liberati dalla vischiosità dell’abbinamento ai titoli. La soppressione dei titoli e il livellamento dei pagamenti stimola l’orientamento al mercato, tramite l’azzeramento dei titoli di valore elevato che inducono alcuni agricoltori ad “accontentarsi” del sostegno della Pac».

Tuttavia ci saranno molti pareri contrari alla soppressione dei titoli…

«Non mancheranno forti pressioni contrarie all’abolizione dei titoli da parte dei grandi beneficiari dei pagamenti diretti. Non dimentichiamo che nel 2020 il 90% di ex produttori di tabacco e l’80% di ex bieticoltori percepiscono pagamenti molto elevati, anche se hanno abbandonato le loro produzioni da 15 anni».

Ci saranno anche altri vantaggi al mantenimento dei titoli?

«Gli unici vantaggi sono l’accettabilità politico-sindacale più elevata da parte dei grandi agricoltori che beneficiano dei pagamenti diretti, anche se il numero di agricoltori avvantaggiati è minore di quelli svantaggiati. Inoltre ci sarebbe il mantenimento di un sostegno più elevato per alcuni settori strategici quali latte, tabacco, carne bovina, grano duro e olivo» .

Con il superamento dei titoli, a quanto potrebbe ammontare il pagamento forfettario?

«Allo scopo di simulare l’importo del nuovo pagamento di base, possiamo ragionevolmente fare alcune ipotesi semplificative:

  1. il pagamento per i giovani agricoltori assorbe il 2% del massimale dei pagamenti diretti;
  2. l’eco-schema in questa simulazione viene ipotizzato al 2%, anche se è attualmente difficile prevedere le scelte dell’Italia in merito alla sua attuazione;
  3. il pagamento accoppiato si ipotizza che venga applicato per un importo di 478 milioni di euro, pari allo stesso plafond che l’Italia ha utilizzato nella Pac 2014-2020, relativamente agli anni 2019-2020;
  4. non viene preso in considerazione il pagamento forfettario per i piccoli agricoltori, il quale è un regime semplificato che sostituisce i cinque pagamenti nel caso specifico dei piccoli agricoltori.

Tenendo conto delle suddette ipotesi, nella presente simulazione il plafond del pagamento di base è pari a 2.940 milioni di euro, che sarà distribuito su tutte le superfici ammissibili dell’Italia. Tali superfici possono essere desunte dai dati più recenti, forniti da Agea con la circolare Agea.71871.2018 del 14 settembre 2018, che quantifica il numero totale di ettari ammissibili dichiarati per l’anno 2017 pari a 9.523.151 ettari. Dividendo il plafond di 2.940 milioni di euro per 9.523.151 ettari, si ottiene un pagamento uniforme (“flat rate”) di 309 euro/ha».

E se l’Italia optasse per un pagamento a forfait ma differenziato per territorio?

«La differenziazione territoriale potrebbe rispecchiare le attuali diversità regionali nel livello del sostegno. In questo caso, per esempio le regioni italiane con un sostegno più elevato (Lombardia, Calabria, Veneto e Puglia) potrebbero ricevere un pagamento forfettario uniforme di 400 euro/ha, mentre le regioni con un sostegno inferiore (Trentino Alto Adige, Sardegna, Val d’Aosta, Abruzzo) potrebbero ricevere un pagamento di 220 euro/ha. Ma la scelta del pagamento differenziato è poco probabile, visto che l’attuazione della Pac 2014-2020 ha già individuato l’Italia come “regione unica”. Altra opzione potrebbe essere una differenziazione territoriale su base orografica (pianura, collina, montagna), con pagamenti più elevati nelle zone con maggiori svantaggi naturali».

Quali conclusioni possiamo trarre al momento attuale? La nuova Pac 2021-2027 rappresenterà un vero cambiamento o sarà solo una riforma annacquata?

«Il tentativo di correggere una delle critiche della Pac – cioè che il 20% degli agricoltori riceve l’80% dei pagamenti – ha condotto la Commissione europea ad alcune scelte poco convincenti, come l’introduzione obbligatoria del pagamento ridistributivo. La novità più rilevante è la possibilità di introdurre un pagamento annuale uniforme per ettaro ammissibile, legato alla superficie, senza titoli, sul modello dell’attuale “Regime di pagamento unico per superficie” che vige nei paesi dell’Est Europa, quindi la possibilità di abbandonare la logica dei titoli all’aiuto. La scelta dell’Italia tra l’opzione del sostegno di base “senza titoli” o “con i titoli” – da adottare in fase di definizione del piano strategico – costituisce il cuore della riforma dei pagamenti diretti, in bilico tra un vero cambiamento e una “riforma annacquata”».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


6 commenti

  • D'Alessio donato

    24 Aprile 2019 at 6:09 pm

    Dovrebbero aumentare i titoli visto che i prezzi dei nostri prodotti sono una miseria

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  • Salvatore Ferrara

    1 Maggio 2019 at 9:02 am

    La distribuzione uniforme dei titoli rende,giustamente,tutti gli agricoltori uguali. come gia’ sottolineato nella pac 2014-2020 che tutti i titoli dovevano convergere alla media nazionale, pratica che non e’ avvenuta.io penso che con i titoli di uguale valore da nord a sud,da regione a regione si eviteranno pure imbrogli burocratici avvenuti negli anni passati. SONO PIENAMENTE D’ACCORDO CON QUANTO PROPOSTO

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    • Mario Rizzo

      28 Maggio 2019 at 7:26 am

      È se consideriamo che nel sud a causa del clima (caldo e poco piovoso) la zootecnia ha sempre una marcia in meno rispetto al nord…
      I titoli dovrebbero essere più elevati rispetto al nord

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  • Rosario

    28 Giugno 2019 at 4:36 pm

    Gentile Dottore, sono titolare di partita iva dal 2014 e titolare di azienda dal 2017,anno in cui feci l’iscrizione all’INPS ed alla camera di commercio avendo ottenuto con contratto di comodato gratuito la gestione dell’azienda di famiglia.
    Premetto che lo scrivente dal 2014 al 2017 non ha operato come imprenditore agricolo.
    La domanda, si è imprenditore agricolo dal momento in cui si richiede la partita iva o quando si e titolare delle tre posizioni ai fini della richiesta titoli AGEA e PSR?

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    • Roberto Bartolini

      1 Luglio 2019 at 5:03 pm

      Buongiorno Rosario. A nostra conoscenza si è imprenditore agricolo quando si ha partita Iva agricola e si svolge come attività principale quella di agricoltore. Per ricevere la Pac occorre essere agricoltori attivi. Su questo aspetto può consultare i numerosi articoli pubblicati sul nostro sito.

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  • Daniela

    3 Luglio 2019 at 3:12 pm

    Gentile dottore sono proprietaria di un azienda di castanicoltura con 22 ettari di terreno nell alto casertano .Come lei certamente sapra la castanicoltura è in forte crisi a causa del cinipide e si prevede anche quest anno una produzione scarsa
    Fino al 2020 sono beneficiaria di aiuti comunitari come la biologica e la domanda unica che ci aiutano a sopravvivere e ad non abbandonare i nostri amati castagni
    Che lei sappia ,si prevedono nuove forme di aiuto x la castanicoltura ?E gli aiuti che ci sono stati fino ad adesso ci saranno ancora dal 2021 ?dopo 10 anni a produzione quasi a zero siamo veramente disperati Grazie mille x l eventuale risposta
    Ps mi scusi cosa vuol dire l abolizione dei titoli ?

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