Nuova Pac, sostegni al biologico senza dimenticare il convenzionale

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Non vorremmo che l’obiettivo indicato dall’Unione europea del 25% della superficie a “biologico” entro il 2030 distragga e finisca per mettere fuori strada gli estensori delle regole per la nuova Pac post 2023. Perché se è vero, come sostiene Angelo Frascarelli in un editoriale sull’Informatore Agrario, che i 450 milioni spesi per sostenere il biologico attuale con la misura 11 dei Psr dovrebbero quasi raddoppiare, si potrebbe allora verificare una pericolosa carenza di risorse a danno del convenzionale.

Basta con le guerre di religione

L’agricoltura convenzionale (che rappresenta oggi la stragrande maggioranza di superficie), diciamolo chiaro e tondo, necessita di risorse altrettanto importanti per votarsi alla sostenibilità e alla digitalizzazione, come richiedono il consumatore e la politica Ue. Non è che per puntare tutte le carte sul biologico poi lasciamo a piedi tutta l’altra agricoltura!

Qui non si tratta di fare una guerra di religione, perché oggi è più che mai necessario che biologico e convenzionale progrediscano entrambi ma di pari passo, senza penalizzazioni reciproche. È vero che l’agricoltura biologica richiede un’altissima professionalità, ma non dimentichiamo che per i giusti limiti posti alla chimica, ma anche per lo stato di salute precario dei nostri terreni e per la necessità di sequestrare carbonio, l’agricoltura convenzionale ha davanti sfide tecniche, economiche e gestionali altrettanto difficili se vuole sopravvivere. E non possiamo pensare di votare tutta la nostra terra al biologico!

L’alta professionalità è richiesta in ogni settore

L’agricoltura biologica, afferma Frascarelli, è per gli agricoltori più avanzati, d’accordo, ma anche il convenzionale innovativo e sostenibile richiede oggi un’altissima professionalità. Che nella maggior parte delle campagne è molto carente. Basta vedere, per esempio, cosa succede quando si deve fare una ricetta di rateo variabile di seme e di concime: se non si è bravi agronomi e informatici insieme, l’errore è garantito.

Nel biologico la selezione naturale tra bravi e meno bravi l’ha già determinata in gran parte il mercato. Invece nel convenzionale la strada in questo senso è ancora molto lunga e in più occorre formare e informare quella classe di operatori, i contoterzisti, che diventa sempre più strategica, ma che oggi non è ancora all’altezza delle sfide prossime venture.

Finalizzare meglio obiettivi e risorse nei nuovi Psr

Insomma, se è importante destinare risorse Pac al biologico, non si deve dimenticare il convenzionale, cercando questa volta di finalizzare meglio gli obiettivi e i relativi premi. Gli attuali Psr hanno dimostrato di non essere all’altezza delle reali necessità, con una dispersione di ingenti risorse tra molte misure che non rappresentano le priorità. Infine occorre predisporre una macchina burocratica più efficiente e più snella, nonché sgravare gli agricoltori di una eccessiva e sovrabbondante richiesta di carte e certificati.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


2 commenti

  • Alvaro

    11 Maggio 2021 at 5:33 pm

    Roby il biologico è il futuro perché era il passato

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  • Sportiello pasquale

    18 Maggio 2021 at 4:00 pm

    CARO ROBERTO tutto giusto ma il PSR non ha aiutato i giovani agricoltori hanno giovato solo le gandi aziende esistenti

    Rispondi

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