Obiettivo 2030: sempre piu verdi con il bio

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Notizia recente del 25 marzo dalla Commissione europea, che tra i tanti obiettivi del futuro ha aggiunto l’incremento sostanziale delle superfici coltivate ad agricoltura biologica, fissando il target ambizioso di raggiungere il 25% della superficie totale coltivata a bio entro il 2030, nonché aumentare in via esponenziale anche l‘acquacoltura biologica.

L’agricoltura bio ci dà importanti benefici, quali un 30% in più di biodiversità nel suolo, un migliore welfare nell’allevamento animale e sicuramente da citare anche una maggiore redditività per tutte le aziende. Da non dimenticare che anche il consumatore sa cosa aspettarsi quando acquista un prodotto bio, e l’apprezzamento è testimoniato da un aumento vertiginoso dei consumi negli ultimi anni.

Il piano d’azione della Commissione europea si fonda su 23 azioni, costruite su tre assi principali: promozione dei consumi, aumento della produzione e miglioramento della sostenibilità del settore, il tutto per bilanciare la crescita e con basi perfettamente in linea con gli altri progetti europei che conosciamo, ossia Green Deal, Farm to Fork e Strategie sulla Biodiversità.

La diffusione del bio è molto diversa negli Stati membri, e il progetto è focalizzato a incentivare lo sviluppo a livello locale delle quote di superficie destinate al bio, che attualmente vanno da uno 0,5% a un 25%. Questo progetto rappresenterà inoltre un complemento a livello nazionale della Politica agricola comunitaria, con ulteriori incentivi mirati al bio all’interno di quanto già offerto sotto l’ombrello Pac.

Primo asse: promozione dei consumi

Forse è il più importante, in quanto l’aumento dei consumi sarà a dir poco cruciale per convincere gli agricoltori a convertire in bio parte della superficie coltivata e aumentare la redditività e la resilienza. Il documento d’azione della Commissione include numerose e concrete azioni per aumentare la domanda bio, mantenere la fiducia dei consumatori e avvicinare il cibo biologico a tutti i cittadini. Tra le azioni: informazione e comunicazione, promozione e stimolazione dei consumi negli ambienti pubblici (mense, scuole, eccetera) e anche privati (per esempio un voucher-bio per i dipendenti che faranno uso di cibo biologico), nonché prevenzione frodi e miglioramento della tracciabilità.

Degni di nota sono i numeri che testimoniano la già importante crescita dei consumi bio, passati da un valore di 18 a 41 miliardi di euro nel decennio 2009-2019 (+145%). Anche il livello di percezione e riconoscimento del logo EU BIO da parte dei consumatori europei è aumentato da circa un 27% nel 2017 a un 56% nel 2019.

Non è nemmeno un segreto che l’80% degli intervistati creda fermamente che i prodotti biologici siano maggiormente ecologici e con un più alto rispetto del benessere animale. Già su queste basi, le prospettive di crescita dei consumi, se ulteriormente incentivate, non potranno che aumentare in futuro, facilitando la crescita della domanda e della conversione in bio di importanti quote di superficie coltivata.

Secondo asse: aumento della produzione

Allo stato attuale, circa l’8,5% della totale Sau europea è coltivata biologicamente, con un trend in crescita a doppia cifra, che dura già da parecchi anni. In effetti, dal 2009 al 2019 si è passati da 8,3 milioni di ettari ai 13,8 milioni attuali, con un aumento del 66%, e su questa base si stima già ad oggi il raggiungimento di una quota tra il 15 ed il 18 % nel 2030.

Questo piano vuole dare una cosiddetta “spinta extra” in modo da arrivare al target del 25%. Da un lato, pertanto, il piano bio deve fungere da “effetto pull”, mentre dall’altro la Pac rimarrà il mezzo chiave per supportare questa conversione. Ad oggi circa l’1,8% (7,5 miliardi di euro) delle risorse Pac sono utilizzate per supportare l’agricoltura biologica. La futura Pac, che includerà i cosiddetti eco-schemi, avrà un budget stimato dai 38 ai 58 miliardi di euro per il periodo 2023-2027 (dipenderà dalle varie negoziazioni), e gli eco-schemi verranno sviluppati anche per supportare la crescita dell’agricoltura biologica.

Sotto il cappello Pac troveremo pertanto mezzi e incentivi dedicati al bio, quali l’organizzazione di eventi informativi, certificazioni di gruppi di aziende bio o anche individuali, ricerca e innovazione, utilizzo delle blockchain o di altre tecnologie per aumentare la tracciabilità e di conseguenza la trasparenza sul mercato, rafforzamento di processi produttivi su piccola scala a livello nazionale e aumento del sostegno all’intera filiera agroalimentare, con particolare attenzione al miglioramento della nutrizione e benessere animale. Secondo i dati della Commissione, ad oggi in Europa si contano 343.858 produttori bio e 78.240 aziende di trasformazione, un numero destinato ad aumentare considerevolmente.

Per sensibilizzare e aumentare la conoscenza del bio, la Commissione organizzerà una giornata europea dedicata solo a questo argomento, nonché una serie di premi mirati a riconoscere le “eccellenze” nella filiera agroalimentare. Incoraggerà inoltre il turismo bio attraverso i cosiddetti “distretti bio”, aree dove agricoltori, cittadini, operatori turistici, associazioni ed enti pubblici lavoreranno insieme per gestire al meglio le risorse locali, basandosi sui principi e pratiche bio.

Nel piano d’azione la Commissione cita inoltre l’acquacoltura, definendolo come un settore relativamente nuovo ma con un significativo potenziale di crescita. Le nuove linee guida europee mirano comunque a incoraggiare tutti gli attori di filiera a supportare anche questo settore.

Terzo asse: miglioramento della sostenibilità

L’ultimo, ma non ultimo pilastro, mira ad aumentare la sostenibilità nelle performance delle aziende agricole bio, focalizzandosi sul benessere animale, sulla disponibilità di semi biologici, sulla riduzione dell’impronta ecologica (meno emissioni, meno fertilizzanti, meno erbicidi) e minimizzando l’utilizzo di plastica, acqua ed energia. A sostegno di tutto ciò, l’idea è di aumentare di circa il 30% del budget dedicato alla ricerca e innovazione in agricoltura, foresta e aree rurali, su tutti i temi specifici connessi o rilevanti per il settore biologico.

Le dichiarazioni della Commissione

Il vicepresidente esecutivo dell’European Green Deal, Frans Timmermann, ha espressamente dichiarato: «L’agricoltura è uno dei maggiori drivers della perdita di biodiversità, e la perdita di biodiversità è una delle maggiori minacce all’agricoltura stessa. Dobbiamo urgentemente ripristinare l’equilibrio nella nostra relazione con la natura. Con questo piano d’azione miriamo ad aumentare la domanda di agricoltura biologica, aiutare i consumatori a compiere scelte “informate” e a supportare gli agricoltori europei nella loro transizione. Più terra dedicheremo al biologico e migliore sarà la protezione della biodiversità in quel suolo e nelle aree circostanti».

Conclusioni

L’Italia si colloca tra i primi paesi europei come superficie già dedicata al bio, con una ratio di circa il 15-16% secondo le ultime fonti Eurostat del 2019. Ciò vuol dire che l’abbiamo già nel dna, forse per essere un paese con grande risorse naturali e un grande amore per il cibo sano. Arrivare a un target maggiore di superficie non sarà un problema, mentre lo sarà quello di trovarsi di fronte a un cambiamento epocale, che molti ancora non comprendono e di cui ancora non conosciamo tutti gli effetti. Sicuramente alla fine saranno positivi per l’ambiente, ma con grandi sacrifici da parte degli agricoltori e di tutti gli operatori di filiera, compresi anche quelli non menzionati che costruiscono macchinari agricoli, e che dovranno investire sempre più in tecnologie e soluzioni a supporto della salvaguardia dell’ambiente.

Ricordiamo come sia d’attualità ora l’argomento “api” e di come il bio possa facilitare l’opera e la salvezza degli impollinatori. Non ci sarà nessun argomento trattato in sede di Commissione se non sarà basato su principi del Green Deal, Farm to Fork, biodiversità e agricoltura bio, nonché correlati ad agricoltura di precisione e 4.0. Questa è già la realtà. Per cui, come diciamo nel titolo, apriamoci al verde, perché se no il nostro futuro sarà nero. E anche se i colori sono purtroppo di moda in questo periodo di pandemia, il verde rimane quello che fortemente prevarrà su tutto e tutti: verde come di solito definiamo la natura o un bosco o un prato. Sarà dura trovare il giusto compromesso, ma dovrà essere l’obiettivo di tutti nei prossimi 10 anni.

  • Autore: Domenico Canditi
  • Fonte: Commissione europea
  • Fonte immagini: Commissione europea

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