PAC, PSR, Glifosate: il fallimento delle nostre istituzioni, a danno dell’agricoltura

fallimento-agricoltura

E dire che anche loro si siedono a tavola almeno tre volte al giorno, ma evidentemente, per i nostri burocrati ministeriali e regionali, quello che portano nei piatti viene giù dal cielo, come purtroppo crede ancora la stragrande maggioranza dei consumatori italiani, che non sa nulla di quanto viene fatto sui nostri campi.

Deve essere proprio così, dal momento che le nostre “istituzioni agricole”, che dovrebbero avere a cuore prima di tutto gli interessi economici e produttivi degli agricoltori, fanno esattamente tutto il contrario, riuscendo a far naufragrare in appena un anno quel complesso di indicazioni normative che l’Europa, dopo tre anni di lavoro, aveva messo a punto proprio per rilanciare alla grande il comparto agricolo.

E dire che la Pac scritta da Bruxelles contiene molte cose buone…

Già, perché la Pac – quella che hanno scritto a Bruxelles – è un documento tutto sommato ben fatto, almeno dal punto di vista delle linee strategiche, che contiene proprio tutto ciò che occorre per essere competitivi sui mercati, aumentare la fertilità dei suoli, abbassare gli impatti ambientali, sviluppare attività complementari, introdurre l’innovazione che conta. Ma poi cosa hanno fatto i burocrati di casa nostra?

Un disastro burocratico e ritardi inaccettabili nell’uscita dei bandi

Come al solito, i nostri burocrati hanno tradotto le indicazioni di Bruxelles in una selva di norme applicative spesso incomprensibili e complicatissime, e per di più, una volta messo a punto questo capolavoro da azzeccagarbugli, hanno tardato oltre il lecito a emanare i bandi per la presentazione delle domande di aiuto da parte degli agricoltori.

A oggi, infatti, sono ben poche le regioni che hanno attivato alcune delle oltre 20 misure previste dai Psr, mentre tutte le altre dormono sonni profondi. Quando usciranno i bandi? Nessuno lo sa, e intanto i mesi passano.

Le scadenze per le domande corrispondono al picco di lavoro sui campi

Inoltre alcune tra le regioni più attive hanno pensato bene di emanare i bandi proprio nel pieno della campagna di semine primaverili, costringendo gli agricoltori, che già passano 18 ore in campo, a dedicare altre ore a un supplemento di lavoro insopportabile, se vogliono rispettare le date di chiusura dei bandi che nella maggior parte dei casi durano 90 giorni.

Considerando poi che redigere una domanda per richiedere un finanziamento dal Psr, per non parlare della Pac e del greening, è un vero e proprio percorso d ostacoli, ecco che ancora una volta il nostro paese delle “carte inutili” offre il peggio di sé.

Ancora ritardi nei pagamenti Pac 2015

E non è che con i pagamenti diretti della Pac le cose vadano meglio, perché anche in questo caso siamo di fronte a una situazione paradossale e anche piena di misteri. Alcuni hanno ricevuto già la Pac per intero, altri solo l’acconto, altri ancora ancora nulla. È mai possibile che nessuno, di quelli che contano o che dovrebbero contare qualcosa a livello istituzionale, dica nulla a giustificazione di una inadempienza che ha già messo in pericolo i conti di tanti imprenditori? Ma in che paese siamo?

Portiamo al ministro Martina una spiegazione tecnica del problema glifosate

Ma la ciliegina sulla torta è la questione glifosate. Abbiamo già tanti problemi in campo agricolo che il nostro ministero ha pensato bene di lanciare la campagna nazionale “Glifosate Zero”.

Abbiamo già scritto (vedi articolo) dei danni immani che questa decisione procurerebbe, stoppando di colpo tutto il lavoro che da anni si sta facendo per ridurre le lavorazioni del suolo e quindi abbassare il costo di coltivazione di cereali e oleaginose, ma anche il calpestamento del suolo e le emissioni di gas serra.

Dopo un febbraio piovoso, nemmeno l’aratura ci può salvare

L’eventuale messa al bando del glifosate non è solo un problema per il sodo o per la minima lavorazione, perché dopo un febbraio particolarmente piovoso come quello di quest’anno, le semine primaverili si trovano ad affrontare un cotico di malerbe molto sviluppato. L’aratura non è sufficiente per evitarne gli effetti di competizione e interventi chimici alternativi al glifosate presupporrebbero ripetuti passaggi, quindi più costi, più consumi di gasolio e più emissioni, con soluzioni chimiche che hanno certamente maggiori problemi di residualità.

Questo ragionamento è chiaro, semplice e ineccepibile dal punto di vista tecnico, e lo potrebbe capire bene anche chi non pesta mai la terra. Possibile che nessuno lo riesca a portare all’attenzione del ministro Martina?

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato I campi obbligatori sono contrassegnati


Chi siamo

Nato nel 2014, Il Nuovo Agricoltore è un portale informativo dedicato all’agricoltura, con un occhio di riguardo alle innovazioni tecnologiche. Il progetto è sviluppato da Kverneland Group Italia.


CONTATTACI