Pac, terza coltura e cover crops: la risposta della Regione Lombardia

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L’assessorato all’agricoltura della Regione Lombardia ha risposto all’articolo che abbiamo pubblicato lo scorso 31 maggio (“Su una stessa particella non si può fare la terza coltura: il grido d’allarme dalla Lombardia“, di Roberto Bartolini). Per maggiore chiarezza lo riproponiamo per intero, come ci è stato inviato dall’assessorato, riportando in neretto le risposte della Regione sui diversi punti che erano stati sollevati da alcuni agricoltori e ripresi dal nostro articolo.


[blockquote style=”2″]La Pac e i Psr non finiscono mai di stupire. Sarebbe opportuno fare “punto a capo” sfruttando il time out della revisione di medio periodo, per cercare di mettere un po’ le cose a posto. Ma forse ci sarebbe troppo da fare e tanto da riscrivere! E chi se la sente?
L’ultima novità viene dalla Lombardia, area a vocazione zootecnica dove l’agricoltore-allevatore cerca di fare del suo meglio per occupare i suoi ettari con più colture per portare in mangiatoia alimenti di qualità all’insegna della tipicità e allo stesso tempo per rispettare la sostenibilità, come chiede a gran voce l’Europa.
La questione, rimbalzata come un fulmine a ciel sereno da una campagna all’altra nelle ultime ore, è la seguente: se un’azienda agricola, su una singola particella, ha deciso di seminare per esempio grano o triticale, facendolo seguire da sorgo o mais da insilato e in autunno prevede una cover crops, il sistema informatico della Pac non recepisce la terza coltura. Quindi non si può fare. Così, almeno, dicono i bene informati delle organizzazioni agricole.[/blockquote]

Caro Bartolini, da quanto si apprende la tanto attesa revisione di medio termine della Pac non ci sarà per mancanza di tempo. È una Pac partita in ritardo, ancora in fase di rodaggio, con enormi difficoltà applicative causate da una burocrazia estrema. Al massimo vi saranno correttivi al greening, che non risulta aver dato i risultati auspicati in fase di adozione.
Attendiamo entro la fine dell’anno o al massimo all’inizio del 2017 la comunicazione sul budget per la Pac 2021-2028 da parte del presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Vedremo se alla considerazione dell’agricoltura come “bene pubblico” sarà almeno confermato il budget.
Fatta questa doverosa premessa, devo smentire quanto scrive, dal momento che sia nella passata che nell’attuale programmazione, il sistema informatico permette di inserire la terza coltura. Non sono noti i problemi da lei segnalati.

[blockquote style=”2″]Se andiamo a vedere cosa prevede il Psr della Lombardia per quanto riguarda la misura 10 “Agroambiente”, leggiamo che la cover deve essere seminata entro 30 giorni dalla raccolta della coltura principale ed è oggetto di premio la cover realizzata nell’anno solare in cui è richiesto questo impegno accessorio. Quindi, per una domanda presentata nel 2016, la cover deve essere realizzata nel 2016 e verrà pagata facendo riferimento a questo anno. Di conseguenza, o diventa la seconda coltura in ordine di importanza su quella particella, oppure niente da fare.
Il paradosso è che la questione nasce proprio in Lombardia, dove per mesi e mesi si è predicato sulla necessità di diversificare le colture, di seminare le cover crops per migliorare la fertilità dei suoli e di adottare ogni strategia possibile che valorizzi qualità e tipicità.[/blockquote]

La Misura 10, in particolare per le Operazioni 10.1.1 (produzioni agricole integrate), 10.1.3 (biodiversità risaie) e 10.1.4 (agricoltura conservativa), prevede che tra gli impegni accessori che l’agricoltore può (e ripeto: può) adottare vi è quello della semina di una cover crop.
In tutti i casi l’obiettivo è quello di migliorare la fertilità dei suoli.
L’esempio dell’articolo sembra essere stato decontestualizzato dalla Operazione Agricoltura Conservativa, che prevede la semina in seconda coltura di una cover crop entro 30 giorni dalla raccolta della coltura principale e mantenuta fino a 30 giorni prima della semina della successiva coltura; è oggetto di premio la cover crop da realizzare nell’anno solare in cui è richiesto l’impegno aggiuntivo.
L’impegno infatti prevede di seminare una cover almeno 2 anni nell’arco del periodo di impegno.
Appare evidente che la ratio è quella di incentivare l’adozione di tecniche e modalità che implementino la sostenibilità delle attività agricole e il miglioramento delle condizioni naturali (come ad esempio il ripristino o il miglioramento della fertilità dei suoli) e che l’impegno accessorio non è cogente per l’azienda.

[blockquote style=”2″]Abbiamo parlato con alcuni agricoltori-allevatori che non si danno pace per questo ennesimo intoppo burocratico-amministrativo, che finisce per favorire solamente chi semina prevalentemente mais da granella, intervallandolo nel periodo autunno invernale con una cover crop, e per penalizzare l’azienda zootecnica che come sappiamo ha già tanti problemi da risolvere per conto suo.
Ci auguriamo che la questione possa trovare una soluzione, perché è incomprensibile che un agricoltore non possa decidere quante colture seminare sulle sue parcelle sottoposte ai vincoli Pac. Ma viene da chiedersi: il problema riguarda solo la Lombardia o succede anche in altre regioni?[/blockquote]

Se ci consente, l’argomentazione è fuorviante. Si tende a fare apparire come vincolante e penalizzante una fattispecie dove non c’è alcuna cogenza né intromissione sulla libera determinazione dell’agricoltore di seminare ciò che vuole, quando lo ritiene opportuno.

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