Per chi vuole provare il sodo e la minima lavorazione, ecco i nuovi PSR che finanziano l’impegno

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[blockquote style=”2″]No tillage (NT, semina su sodo) e Minimum tillage (MT, minima lavorazione compreso strip tiller) salvaguardano la struttura del terreno, migliorano la stabilità chimico-fisica dei suoli, aumentano il tasso di sostanza organica, favoriscono il ritorno dei microrganismi utili del suolo, la circolazione dell’acqua e dell’aria necessari alla vita delle piante. Oltre a contrastare i fenomeni erosivi, a sequestrare carbonio e limitare le emissioni di gas in atmosfera.[/blockquote]

Questo testo si ritrova scritto così, in quasi tutti i nuovi PSR predisposti dalle regioni italiane nell’ambito della misura M 10, che riguarda i pagamenti agro-climatici-ambientali.

I legislatori si sono risvegliati un po’ agronomi

Non è certamente un caso che i burocrati di Bruxelles e i nostri legislatori regionali si esprimano con questi toni a favore delle tecniche che sostituiscono la tradizionale aratura e relative erpicature di affinamento. La fertilità fisica e microbiologica dei suoli italiani, che oggi è ai minimi storici, finalmente viene vista come un’emergenza ambientale anche da chi non è agronomo, ma scrive le leggi nazionali. E questo è un bel passo avanti.

Un sostegno che copre le possibili diminuzioni di resa

Sta di fatto che tutti i PSR regionali da quest’anno finanziano gli agricoltori che si impegnano, almeno su una parte della loro azienda, a effettuare le lavorazioni conservative (minima e sodo) per i prossimi cinque anni, e gli euro/ha aumentano se si aggiunge la semina delle cover crops o colture di copertura tra una coltura principale e la successiva.

Una splendida emergenza del mais seminato su strip tiller. Come si nota, il terreno è lavorato solo dove vegeta il mais, mentre nell’interfila rimane intatto il residuo colturale a beneficio della fertilità fisica del suolo e del tasso di sostanza organica.
Una splendida emergenza del mais seminato su strip tiller. Come si nota, il terreno è lavorato solo dove vegeta il mais, mentre nell’interfila rimane intatto il residuo colturale a beneficio della fertilità fisica del suolo e del tasso di sostanza organica.

Sappiamo benissimo che passare dall’aratura alla minima e ancora di più al sodo comporta una fase di transizione che può durare, a seconda dei suoli e della professionalità dell’agricoltore, da due a tre anni, nel corso dei quali le produzioni possono anche diminuire di qualche quintale all’ettaro, perché la terra deve ritrovare un suo nuovo equilibrio. Ma una volta raggiunto, ecco che tutti i vantaggi descritti all’inizio diventeranno una bella realtà e le produzioni unitarie cresceranno di conseguenza alla maggiore fertilità globale del terreno. Questo non lo diciamo solo noi, ma anche le migliaia di agricoltori italiani e i milioni di agricoltori del mondo che non arano più da anni.

Emergenza della soia seminata su sodo, cioè direttamente sui residui colturali dell’orzo. Nonostante la siccità, il risultato è ottimo.
Emergenza della soia seminata su sodo, cioè direttamente sui residui colturali dell’orzo. Nonostante la siccità, il risultato è ottimo.

Bisogna consultare la misura M 10

Quindi andate a leggere per tempo la misura M 10 dei nuovi PSR, perché lì troverete le disposizioni fissate dalle regioni sulle lavorazioni conservative, che differiscono un po’ le une dalle altre; anche se la semina su sodo e lo strip tiller (cioè la lavorazione a strisce, vedi articolo) insieme alle minime lavorazioni vengono finanziate da tutti.

Il finanziamento, sotto forma di euro/ha sottoposto alle conservative per cinque anni consecutivi, viene erogato proprio per sopperire all’eventuale diminuzione di produzione dei primi anni, anche se questo fenomeno può essere assai contenuto se l’agricoltore non calpesta i terreni e applica un’agrotecnica in linea con il nuovo modo di gestire il suolo.

E se occorrono attrezzi nuovi, ecco la misura M 04

È evidente che, se si fa minima lavorazione e semina su sodo, occorreranno attrezzature adatte, e allora ci sono due strade: rivolgersi al contoterzista oppure acquistare le nuove macchine. In questo secondo caso ancora una volta i nuovi PSR possono dare una mano all’agricoltore innovatore, perché la misura M 04 “Investimenti in immobilizzazioni materiali” prevede un finanziamento per l’acquisto di attrezzature innovative che portino vantaggi ambientali, e tutte le attrezzature per la minima lavorazione, strip tiller e semina su sodo sono ritenute tali dal legislatore.

Un esempio di attrezzatura per la minima lavorazione del terreno, il cui acquisto può essere supportato dai nuovi PSR regionali.
Un esempio di attrezzatura per la minima lavorazione del terreno, il cui acquisto può essere supportato dai nuovi PSR regionali.

Se poi si volesse chiudere il cerchio e abbinare alla minima lavorazione e allo strip till un nuovo sistema di erogazione dell’acqua di irrigazione, come le ali gocciolanti o manichette per la microirrigazione e la fertirrigazione ad esempio di mais e soia, la misura M 04 sostiene anche questo tipo di investimento.

Le ali gocciolanti si abbinano bene ai sistemi di minima lavorazione, e anche queste attrezzature godono di sostegni da parte dei PSR se l’agricoltore desidera acquistarle.
Le ali gocciolanti si abbinano bene ai sistemi di minima lavorazione, e anche queste attrezzature godono di sostegni da parte dei PSR se l’agricoltore desidera acquistarle.

Come si vede la nuova politica agricola sta facendo veramente di tutto per spingere l’agricoltore al rinnovamento gestionale, perché è il solo che può dare garanzia di un futuro economicamente sostenibile per chi lavora sulla terra.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Michele Mastrocola

    5 Settembre 2015 at 8:27 am

    L’argomento trattato è interessante, ma interessante per la conoscenza deiprimi problemi che incontra il contadino, ma questo è un contadino industriale, mentre noi dovremmo entrere nei problemi del piccolo e medio contadino che lavora per recimolare pochi quintali del suo prodotto, perchè ha poco terreno, che serve per la sua famiglia e anche per poterlo offrire a costo ” 0 chilometro “.- Quindi : ci vorrebbe una preparazione a far capire la necessità di agglomerare quante più particelle sia possibile, lavorarle nella stessa coltivazione, seguire le indicazioni fornite da tecnici professinisti, e , logicamente, capire che per assolvere il tutto ci vuole : la sistemazione del suolo, la coltivazione unica e che poi si suddividono gli utili in base alla percentuale dei terreni assoggettati all’unico sistema, ma l’ ente pubblico dovrebbe promuovere una raccolta delle acque necessarie per le irrigazioni.- Come vedete : non è così facile, ma sarebbe il criterio indispensabile.-

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