Più foraggi di qualità, meno concentrati nella razione della stalla da latte

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L’Italia produce oltre 13 milioni di tonnellate di latte all’anno, con una previsione di ulteriori aumenti, e negli ultimi 35 anni (dal 1985 al 2020) le performance delle nostre vacche sono cresciute considerevolmente, come mostra la linea gialla nel grafico seguente.

Ma nello stesso tempo si vede che sono aumentati in maniera considerevole anche il fabbisogno di energia richiesto dalle vacche alla razione (linea azzurra) e i chilogrammi di razione ingerita (linea verde).

Diminuire i foraggi aziendali è stato un errore

Il crescente fabbisogno nutrizionale di animali sempre più produttivi ha portato a creare razioni con sempre più concentrati energetici (mais) e concentrati proteici (soia) a discapito dei foraggi, che per lungo tempo sono stati sempre meno presenti in campo e in stalla. Gli animali sempre più produttivi hanno fatto sì che la concentrazione di energia della razione sia passata da 1,26 calorie per kg di sostanza secca del 1990 a 1,64 del 2020 e l’efficienza della stessa razione è passata da 1,05 kg di latte/kg di sostanza secca a 1,57.

L’impennata dei costi ha fatto cambiare strada

Si sarebbe andati avanti così per chissà quanto tempo, se non fosse intervenuto l’aumento dei costi dell’alimentazione, che rappresenta per l’allevatore il 40-60% del costo totale di produzione del suo latte.

L’ultima colonna a destra dell’istogramma, relativa ai costi 2022 della razione, mostra come la farina di soia e il mais abbiamo raggiunto livelli ormai insostenibili. Da alcuni anni gli allevatori più attenti hanno perciò deciso di cambiare registro, dando sempre più spazio alla produzione di foraggi aziendali di alta qualità.

Anche gli alimentaristi si sono adeguati, formulando delle razioni che seguono le direttrici illustrate nell’immagine seguente.

Aumentare l’efficienza dei foraggi aziendali

Ma nel momento in cui l’allevatore decide opportunamente di ridurre mais e farina di soia, deve essere in grado di aumentare l’efficienza della sua terra per produrre foraggi che devono garantire un’elevata qualità per sopperire alla mancanza di concentrati. Ciò significa in pratica che i foraggi prativi aziendali devono avere un basso contenuto di fibra e un ottimo rapporto energia-proteine.

La qualità del foraggio è direttamente correlata alla scelta del momento nel quale si raccolgono i foraggi. Vanno eseguiti tagli precoci per arrivare a 7-8 tagli all’anno. Se vi fermate a 5, c’è qualcosa che non va.

Raccogliere presto vuol dire prima della fioritura, avendo a disposizione dei cantieri adeguati, cioè veloci e capaci di evitare contaminazioni di terra al prodotto.

Per quanto riguarda i cereali foraggeri e le leguminose da granella, sia in semina autunnale che primaverile, il momento di raccolta ideale è indicato nell’immagine seguente.

Come si devono cambiare i sistemi foraggeri aziendali

L’immagine seguente mostra che in tre aziende zootecniche sono aumentati in maniera considerevole le percentuali di sostanza secca (+10%), di proteina (+61,9%) e di energia (+17,6%) delle razioni, introducendo un sistema foraggero innovativo.

I diversi colori degli istogrammi si riferiscono alle colture in campo e si nota come i miglioramenti si sono ottenuti ovunque con la diminuzione del mais insilato (colore giallo), del mais da granella (colore azzurro) e delle foraggere avvicendate (colore verde), a favore dell’aumento della superficie dell’erba medica (colore blu), del pastone di mais (colore rosa) e della loiessa (colore rosso).

Cosa succede nel rumine con foraggi di alta qualità

L’esperienza delle aziende zootecniche che producono sui loro terreni foraggi di alta qualità dimostra che c’è una notevole differenza nelle risposte fisiologiche delle vacche a seconda del foraggio che si distribuisce in mangiatoia.

Il grafico mostra come una razione che contiene foraggi di alta qualità (istogramma verde di sinistra) con 11,4 kg di sostanza secca permette alla vacca di produrre 20 kg in più di latte contro solo 8 kg nel caso in cui la razione contenga foraggi di bassa qualità (istogramma verde di destra) con solo 6,7 kg di sostanza secca.

L’impatto sulla produzione e sui conti aziendali

Puntare solo su foraggi di altissima qualità, possibilmente prodotti su terreni aziendali, porta a un aumento della produzione di latte, come dimostra il caso aziendale illustrato qui di seguito.

Questa azienda da latte dopo il mese di maggio 2016 ha cambiato sistema foraggero, puntando su foraggi di alta qualità (linea verde) al posto di foraggi convenzionali (linea arancione). Come si vede, l’aumento della produzione di latte in kg/capo/giorno è molto significativa, con una impennata della linea verde.

Il ritorno economico per l’allevatore, calcolato con i prezzi del latte e degli alimenti attualizzati, passando da un’alimentazione convenzionale a una innovativa è pari a 2 euro capo/giorno.

N.B. Le immagini pubblicate in questo articolo sono state presentate da Giorgio Borreani e da Luciano Comino nel corso di un recente webinar di Edagricole.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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