Roberto Bartolini30 Novembre 20203min7610

Psr, 680 milioni a rischio se non li spendiamo entro un mese

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Ancora una volta l’incapacità di programmare l’uscita dei bandi per l’utilizzo dei fondi europei relativi ai Psr costringerà alcune Regioni a restituire molti soldi a Bruxelles. La scadenza è fissata tra poche settimane, cioè il 31 dicembre 2020, e nove Regioni ci possono far perdere complessivamente ben 681,6 milioni di euro che erano destinati ai nostri agricoltori.

Le Regioni che fanno fatica a spendere le risorse a disposizione per l’agricoltura sono Puglia (256,6 milioni di euro), Sicilia (140,4 milioni), Campania (72,6 milioni), Basilicata (45,8 milioni), Lombardia (44,6 milioni), Abruzzo (36 milioni), Liguria (28 milioni), Marche (26,5 milioni) e Toscana (1,5 milioni).

Si correrà per cercare di recuperare il tempo perduto, ma non sarà facile perché il meccanismo dei bandi è intriso di una esasperante e complessa burocrazia, poi ci sono i problemi informatici e la strutturazione molto complessa dei bandi. E alla fine come sempre perderemo dei soldi che invece ci servono come il pane.

Sono anni che sosteniamo che il sistema va modificato radicalmente e l’occasione la avremo a partire dal 1° gennaio 2023, quando partirà la nuova Pac con la nuova programmazione dei Psr. Cosa occorre fare? Prima di tutto concentrarsi su poche misure di intervento, davvero mirate, evitando gli interventi a pioggia che accontentano tutti; ma per fare questo occorre un cambio di mentalità da parte di chi opera nei nostri organismi pubblici che attuano i piani. In secondo luogo, occorre disegnare iter semplificati per l’accesso ai finanziamenti, evitando di considerare sempre i cittadini come dei malfattori, e un cronoprogramma di uscita dei bandi che preveda di poter spendere le risorse in tempo utile prima del disimpegno automatico.

Per realizzare tutto questo è necessaria solo una reale volontà politica delle amministrazioni di fare finalmente le cose per bene, mettendo da parte quella sciatteria e quel pressapochismo menefreghista che ha caratterizzato sino a oggi buona parte delle amministrazioni regionali.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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