Roberto Bartolini28 Settembre 20223min21931

“Ridurre agrofarmaci del 65%”: la folle idea dell’Ue

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«L’esecutivo Ue è in preda a un attacco schizofrenico: da un lato chiede agli agricoltori di produrre di più, con deroghe ai requisiti ambientali della Pac, e dall’altro impone riduzioni irrealistiche sull’uso degli agrofarmaci con un impatto devastante sulla capacità produttiva». È il commento dell’europarlamentare Paolo De Castro a un documento della Commissione Ue a proposito del nuovo regolamento sull’uso sostenibile degli agrofarmaci, nel quale si legge che all’Italia toccherebbe ridurre del 65% gli agrofarmaci utilizzati in agricoltura.

Viene da chiedersi dove vivono questi burocrati, che non tengono conto del fatto indiscutibile che l’Italia è uno dei paesi più virtuosi a proposito di agrofarmaci e che gli agricoltori da anni stanno battendo la strada della riduzione e dell’uso sistematico della difesa integrata. Poiché anche a Germania, Francia e Spagna verrebbero imposte riduzioni rispettivamente del 55%, si spera che l’opposizione sia tale da far cambiare idea al vicepresidente della Commissione europea Frans Timmermans, che continua ad accusare di anti-ambientalismo gli agricoltori e i produttori di agrofarmaci che intendono modificare la sua proposta.

Le strade alternative che Bruxelles non considera

Il fatto è che ancora una volta non si vogliono ascoltare i tecnici e gli esperti, altrimenti si individuerebbe facilmente il sistema di limitare la chimica, imboccando altre strade molto più efficaci. Prima di tutto, i frutti delle nuove tecniche genetiche che l’Ue non si decide a sdoganare e che hanno messo a disposizione degli agricoltori ibridi e varietà più tolleranti agli attacchi parassitari e agli stress climatici. Poi, le tecniche di difesa basate su agrofarmaci a impatto ambientale sempre più basso (agenti di biocontrollo, sostanze naturali, eccetera) che al momento non sono state del tutto esplorate nelle loro potenzialità. Infine l’agricoltura di precisione, che consente dosaggi mirati e perfetti in base alle reali necessità delle colture con azzeramento della dispersione dei prodotti nell’ambiente.

Innovazioni e assistenza diretta gratuita in campo

È chiaro che per mettere in campo queste innovazioni occorrono servizi di assistenza tecnica territoriale per formare gli agricoltori, ma è proprio qui che occorre mettere a disposizione degli Stati membri tante risorse europee che ci sono e vengono indirizzate altrove. In effetti l’assistenza è prevista dal regolamento, ma non è altro che una nuova spesa per gli agricoltori: si tratta della consulenza obbligatoria sui trattamenti, che per una grande azienda dovrebbe aggirarsi su 1500 euro all’anno e per una piccola azienda sui 300-400 euro. In che modo si possano recuperare questi soldi, non è dato da sapere.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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